Jita kyoei - seiryoku zen'yo - C'è dell'altro

Jita kyoei - seiryoku zen'yo - C'è dell'altro

 

Il significato dei principi del Kōdōkan jūdō

 

I principi del Kōdōkan jūdō formulati dal Maestro Kanō sono rispettivamente il fine e il mezzo per raggiungerlo.

Il fine:  la mutua, o comune, prosperità di Sé e dell'Altro (Jita kyōei)

Il mezzo: l'uso più retto del proprio vigore (Seiryoku zen'yō)


 
La spiegazione del significato dei prinicipi del judo Jita kyoei e seiryoku zen'yo di Kano Jigoro

Il Maestro Kanō scelse il carattere zen 善 invece del carattere ryō 良, perché il primo contiene l'idea di "buono, giusto, retto, virtuoso", ecco perché preferiamo tradurre "l'uso più retto" invece di "l'uso migliore".

Inoltre, seiryoku 精力 è "la forza del proprio cuore, della propria mente" e "la forza del proprio fisico". Si riferisce dunque alla dimensione psicologica e biologica dell'essere umano, mentre "energia" può facilmente essere frainteso in senso metafisico o paranormale. Ecco perché preferiamo tradurre "vigore" invece di "energia". 

Il Maestro Kanō era un confuciano, non bisogna quindi commettere l'errore di leggere i principi del Kōdōkan jūdō come se fossero improntati all'uguaglianza in sé e per sé. Sono invece da leggere inseriti nel contesto di una gerarchia di relazioni regolate da un sistema di virtù.


La versione originale

Il processo di costituzione del Kōdōkan jūdō richiese decenni, sia dal punto di vista tecnico che sotto il profilo più squisitamente filosofico. Il passaggio da jū ha yoku gō wo sei su 柔能剛制a Jita kyōei, Seiryoku Zen’yō costituisce un elemento di cesura importante e irreversibile fra il jūjutsu, così come lo si era interpretato fino al 1882, e il Kōdōkan jūdō inteso nella complessità dei suoi aspetti pedagocici ed educativi. 

 

Se c’è stata una evoluzione del “pensiero del Kōdōkan jūdō”, così che c’è stata una evoluzione tecnica, non sarebbe interessante conoscere il passaggio intermedio che si può postulare essere esistito fra l’antico jū ha yoku gō wo sei su e il moderno Jita kyōei, Seiryoku Zen’yō

 

Per nostra fortuna, tracce di questo passaggio intermedio rimangono in alcuni importanti “testi”. Il Dai Nihon jūdō shi di Murayama Sanzō, edito dal Kōdōkan nel 1939, riporta una versione leggermente diversa, dunque più antica, delle famose massime:




自他融和共榮

Ji ta yū wa kyō ei


精力

Sei ryoku sai zen katsu yō



Vediamo chi sono gli “intrusi”:

Yūwa 融和, composto da tokeru 融ける (sciogliere, liquefare fino a che ogni confine scompare) e wasuragu 和らぐ (letteralmente "ciò che è stato reso perfettamente sferico”, “che non ha spigoli”, quindi dolce, gentile).

Sai, 最 “il più…”, un carattere che indica il superlativo in cinese e in giapponese.

Katsu , da ikiru 活きる, “vivere”. Nello specifico, indica il muoversi con vigore, far vivere. L’etimologia del carattere include il senso di restringersi in forma circolare, poiché lo scorrere dell’acquaacquista potenza quando lo spazio nel quale scorre si restringe.


Dunque, ecco una traduzione dei Principî del jūdō originali:


自他融和共榮

Jita yūwa kyōei

"L’armonizzarsi e il prosperare insieme del Sé e dell’Altro"



精力最善活用

Seiryoku saizen katsuyō

"L’attività più retta del proprio vigore"



Si deve notare, per dovere di completezza, che ogni dato carattere cinese, salvo casi particolari, può essere usato indifferentemente in funzione di verbo o di sostantivo, motivo per cui tradurre “usare” o “impiego”, “armonia” o “armonizzare” etc. è una questione stilistica che riguarda il traduttore. 

Questo non autorizza però ad appropriarsi del carattere e a modificarne arbitrariamente il significato, pertanto il carattere potrà essere considerato come “prosperare” o come “prosperità”, ma non, con buona pace di chi sostiene il contrario, “progresso” o “progredire”, perché non è questo che significa.


Tante direzioni

La scrittura in caratteri cinesi presenta, fra le altre, l’interessante caratteristica di poter avere ben tre diverse direzioni: in orizzontale da sinistra a destra, in verticale da destra a sinistra, in orizzontale da destra a sinistra. Prendendo ad esempio la parola Kōdōkan, essa si potrà trovare come


講道館


oppure




oppure ancora


館道講


Quest’ultima alternativa, particolarmente inusuale, è in effetti la più formale di tutte. La si trova di norma sui pannelli che indicano il nome di un tempio oppure, come è il caso del Kōdōkan jūdō, direttamente sopra la testa della statua del Maestro Kanō all’ingresso del Kōdōkan di Tōkyō.


La spiegazione del significato dei prinicipi del judo Jita kyoei e seiryoku zen'yo di Kano Jigoro

Cambiamo prospettiva

Come si accennava all’ inizio, ci sono tre possibili direzioni di scrittura in giapponese. Vediamo quindi come un giapponese troverebbe le frasi impaginate se fossero in un libro:



    
    
    
    
    
    

A questo punto, facciamo un ulteriore sforzo: la terza direzione possibile è da destra verso sinistra in orizzontale. Quindi, se provassimo a leggere i Principi del Kōdōkan jūdō come coppie di caratteri, da destra a sinistra? 





Avremmo nell’ordine:


1    自精  jisei              “il proprio spirito”

2.    他力  taryoku        “la forza dell’altro”

3.    融最  yūsai           “senza confini/il più”

4.    和善  wazen         “armonioso e buono”, oppure “gentile” (dal cinese héshàn)

5.    共活  kyōkatsu     “vivere insieme”

6.    榮用  eiyō             “impiegare/prosperare”


I nn.1 e 2 sembrano enunciare piuttosto chiaramente la strategia di base, sconfiggere l’avversario attraverso l’uso della sua stessa forza, reso possibile dalla propria presenza mentale, e in questo senso ci paiono davvero interessanti. Concesso, il n.3 è debole e richiederebbe di essere letto saiyū 最融 “la massima armonizzazione”, per avere veramente senso compiuto, a meno di non voler risalire all’etimologia del carattere e considerarlo “il più senza-forma”, cioè la condizione ideale di assoluta libertà di adattamento e movimento. Il n.4  suona come una diretta istruzione etica, il n.5 è chiaro, il n.6 richiede uno sforzo interpretativo più complesso che porterebbe a leggere la coppia di caratteri come una esortazione a prosperare tramite l’azione, oppure a utilizzare la prosperità ai fini etici di cui ai punti 4 e 5.


Conclusione

Si tratta naturalmente di speculazioni, ipotesi interpretative nate davanti a tazze di tè e come tali discusse, ma ci sembrava che potessero essere utili per rimarcare una volta di più la necessità di una ricerca e di uno studio accurati, che per essere tali non possono prescindere dalla conoscenza della lingua giapponese, anche nei confronti di ciò che potrebbe sembrare ormai assodato e consolidato come, per l'appunto, i Principî del  Kōdōkan jūdō Jita kyoei e seiryoku zen'yo




Fino alla prossima volta
Acqua Autunnale
gasshō _/\_

Commenti

Post più popolari