Sakuraba Takeshi - Lo Sviluppo del Judo dal Rinnovamento Meiji in poi - 1/3
Chi è Sakuraba Takeshi (1892 - 1941)
Uno dei tre principali allievi del 10° dan Nagaoka Shūichi, assieme a Hashimoto Seijirō e Kudō Kazuzō. 8° dan, membro della Commissione di Studio sul Programma di Insegnamento della Ginnastica a Scuola, autore di Jūdō shikō, pubblicato nel 1935 con una prefazione di Kanō Jigorō
Testo
Alla
fine del (epoca, n.d.T.) Tokugawa, quando venne infine infranto il sakoku[1]
e fu definita la prospettiva dello Stato[2],
il popolo domandò inaspettatamente l’unione di tutte le forze all’interno della
nazione, intendendo con ciò affrontare i problemi nazionali con tutto il Paese
unito[3]. Sonnō jōi[4] ne divenne il cosiddetto motto.
Tuttavia,
mentre la prima parte di questo cosiddetto motto era un grido popolare di
natura essenziale, che scaturiva dal profondo del
cuore, la seconda parte, cioè l’espulsione dei barbari, era un
avvertimento rispetto a ciò che appariva come un tentativo diretto verso
autodistruzione[5].
In
seguito, con il chiarirsi della natura di ciò che veniva chiamato “straniero”,
quel grido a un certo punto si estinse, e giunse a essere sostituito da sonnō kaikoku[6].
In alternativa, si diceva anche kaikoku
shinshu[7]. L’ “espulsione dei barbari” non portò, quindi,
lo sviluppo del Giappone, il vero sviluppo della nostra nazione. Invece,
proprio l’unirsi a loro, prendere e introdurre gli aspetti della loro cultura
che erano eccezionali, avrebbe condotto allo sviluppo del Giappone. Fu in
questo modo che l’idea di aprire il Paese vinse sull’idea di espellere i
barbari. Non che all’inizio ne fossero tutti consapevoli. C’erano certamente
anche coloro i quali, benché in quanto uomini riuscisse loro insopportabile
lasciar calpestare il suolo sacro della Terra dei Kami ai cosiddetti “capelli
rossi - occhi azzurri”, sostenevano la strategia dell’apertura del Paese, pur
non avendone in animo la vera intenzione, poiché sopportare temporaneamente e
ottenere la forza di colpire e distruggere gli stranieri introducendone la cultura
era cosa importante. Tuttavia, a partire da quando coloro che un tempo avevano
ostinatamente sostenuto l’espulsione dei barbari propesero per l’apertura del
paese, come rovesciando le mani, il vento dell’europeizzazione travolse
spontaneamente ogni cosa. No, non era mero vento dell’europeizzazione. Dove ne
arrivava la forza, tutti gettavano via senza darsene pensiero, come stracci
vecchi, la cultura del nostro paese giuntaci dall’antichità. Il jūjutsu era una
delle tante cose che venne gettata via in questo modo.
Nonostante
instigassero talvolta le insurrezioni del periodo del Bakumatsu[8],
ciascuno han patrocinava le res militari. Il Bakufu inoltre aveva
istituito il Kōbujo[9], e le
promuoveva a sua volta. Perciò quest’epoca fu senz’altro un periodo in cui vennero
portate avanti, nel nostro paese, le meraviglie delle arti di combattimento.
Tuttavia, anche quello era un sogno momentaneo. Con l’avvento del periodo
dell’abolizione degli han e
dell’istituzione delle Prefetture[10] e
della riforma del Governo e del Sovrano[11],
esse divennero subito cose di passata, senza che alcuno si curasse di
riflettervi. Anche i bushi gettarono
via le due spade e misero mano all’abaco e alla zappa. Coloro che studiavano
bujutsu era considerati come pazzi. Quando Sakakibara Kenkichi[12],
l’esperto di spada del Bakumatsu, raccolte alcune persone, iniziò la pratica
del gekken come forma di
intrattenimento, vi si recarono anche esperti di jūjutsu. Il gesto di
Sakakibara, lungi dall’essere un mezzo per sbarcare il lunario, è da lodare
come il tentativo estremo di opporsi all’onda la cui cresta sta per abbattersi,
facendo risorgere di nuovo nel cuore della gente, attraverso la pratica come
intrattenimento, il kenjutsu decaduto. Ma dopo un po’, giunta la marea di
un’epoca nella quale non potevano non nascondersi, l’ombra dei grandi grandi
maestri (di spada, n.d.T.) dell’epoca, e allo stesso modo quelli di jūjutsu,
sparì dalla società.
Tuttavia,
coloro che posseggono qualcosa di veramente eccezionale non possono andarsene rimanendo sepolti sottoterra per
sempre. Per quanto da principio il loro scopo possa non ravvivarsi
consapevolmente, una nuova coscienza della bellezza di ciò che essi possedevano
in origine rinasce al di sotto della coscienza del loro valore. Proprio come
una scultura greca che, all’inizio dell’epoca moderna, nonostante sia un
vecchio concetto di forma del corpo, rinasca con un nuovo scopo al di sotto
della soglia della consapevolezza, così anche il bujutsu fece nuovamente la sua
comparsa nel mondo.
La
via della rinascita del jūdō iniziò, a grandi linee, da due correnti diverse.
Una era genuinamente popolare, l’altra statale. La corrente popolare ebbe il
suo centro nell’opera del Maestro Kanō, mentre la corrente statale dipese dalle
attività di studio sull’educazione fisica del Ministero dell’Educazione. Così,
le due correnti naturalmente si influenzarono a vicenda, si incrociarono, forze
esterne ed interne collaborarono in un lavoro multisfaccettato, e si giunse
infine alla situazione odierna. Descriverò per prima cosa l’ attività di
indagine sull’educazione fisica del Ministero dell’Educazione.
Fu
nel 5°anno dell’Epoca Meiji che nel nostro paese vennero costruite per la prima
volta scuole elementari. In seguito, il Ministro dell’Educazione Tanaka
Fujimaro[13],
visitati gli Stati Uniti e numerosi paesi europei e osservata la loro
ginnastica, decise di farla praticare anche in tutte le scuole della nostra
nazione. Era l’11° anno Meiji[14].
Citando dal racconto della situazione contemporanea che il sig. Shinoda
Toshihide[15] fece a
seguito del Simposio per la Ricerca sull’ Educazione Antica[16],
contenuto nel Bollettino Settimanale dell’ Educazione pubblicato
nell’Agosto dell’anno 9 Shōwa[17] :
“(La pratica di, n.d.T.) ciò che si chiama
ginnastica ha avuto inizio nell’undicesimo anno Meiji. Tanaka del Ministero
dell’Educazione, avendo girato gli Stati Uniti e l’Europa insieme al signor
Iwakura[18],
osservò la pratica della ginnastica. Vedendo così uomini con la barba muovere
mani e piedi in maniera curiosa, e avendo domandato di cosa mai si trattasse,
gli fu risposto che gli esseri umani devono esercitare non solo la mente, ma
anche il corpo. Il signor Tanaka, tornato in patria, fondò quindi il Taisō
denshūjo[19]”.
La
ginnastica venne in tal modo ad acquisire improvvisamente forza nel nostro
mondo dell’educazione, tuttavia, a ben pensare, non v’era affatto bisogno di
prendere solo dagli Stati Uniti e dall’Europa il materiale per l’educazione
fisica. Forse ve nel nel nostro paese ve ne erano anche di migliori. Pertanto,
si decise di condurre uno studio sul bujutsu tramandato nel nostro paese, per
vedere se non potesse essere questo il caso. Tale attività ebbe quindi inizio
nel Taisō denshūjo del discorso del
summenzionato Shinoda.
Il
fatto che si potesse dire, in base alla ricerca del Professor Shionoya[20], che
vi fossero nell’anno 10 Meiji[21] anche
luoghi nei quali si faceva esercizio di jūjutsu al di fuori delle materie
scolastiche (come la Prima Scuola Media di Aichi), costituì forse, per il
Ministero dell’Educazione, determinato a imporre la sola ginnastica, un stimolo
all’autocritica. D’altra parte, si può pensare che le idee di esperti dalla
mente alta e dalla conoscenza profonda sul dovere di preservare ciò che rende
unica la nostra nazione, che erano venute ad affermarsi con forza in
opposizione alla marea dell’epoca che tendeva all’ “onnipotenza” degli Stati
Uniti e dell’Europa, abbiano avuto, non c’è bisogno di dirlo, un ruolo
importante nel risvegliare attività relative ad esse.
Così,
nel Maggio dell’anno 16 Meiji[22],
esperti di jūjutsu e kenjutsu vennero invitati presso il Taisō denshūjo e si iniziò una indagine in merito al fatto che si
potessero utilizzare i due jutsu come ginnastica scolastica, e come si potesse
migliorare quest’ultima. Allo stesso tempo, venne richiesto il consiglio
ispettivo del Direttore della Facoltà di Medicina dell’Università di Tōkyō, del
professor Johnson che vi insegnava, e di altri. I lavori durarono fino a
ottobre dell’anno seguente, il 17 Meiji[23],
con i risultati che seguono:
Vantaggi
dei due jutsu
- aiutano lo sviluppo fisico
- fanno acquisire la forza per sostenere a lungo l’attività fisica
- rendono vigorosa la forza mentale e formano la volontà
- scacciano l’aspetto debole e fanno ottenere una forma robusta
- fanno ottenere le basi della difesa personale nell’eventualità di
un pericolo inaspettato
Punti
dannosi o impratici
- si perde spesso l’uniforme sviluppo fisico
- vi sono parecchi pericoli nella loro pratica concreta
- è difficile mantenerli a livello di attività fisica ragionevole,
facile invece perdersi in attività troppo intense o troppo blande.
- lo spirito diventa veemente, si rischia di far crescere la
tendenza alla violenza.
- si diffonde il pensiero della lotta, è facile che si pensi
vanamente a ottenere la vittoria.
- c’è la tendenza a coltivare il desiderio a un combattimento che,
al contrario, ha solo l’aspetto di una corsa.
- durante la pratica concreta tutti hanno bisogno di essere seguiti,
è difficile che uno solo possa istruire tutti allo stesso tempo.
- è necessario un gran numero di aule
- malgrado per la pratica del jūjutsu sia necessario solo il
keikogi, per il kenjutsu serve anche l’equipaggiamento da pratica, e
inoltre esso e gli indumenti devono sempre essere puliti, il che è cosa
difficile a farsi per gli allievi.
Le
conclusioni del Denshūjo, formulate sulla base della teoria dell’educazione,
furono le seguenti:
- non è appropriato utilizzare (jūjutsu e kenjutsu n.d.T.) come
materia curricolare[24]
- se, nei luoghi nei quali essi sono agevolmente praticati
d’abitudine, se ne trascura l’aspetto ginnico e li si pratica solo come
educazione mentale, si dovrebbe poterne ottenere dei benefici
Vi
furono, fra le scuole medie di tutte le prefetture, anche alcune nelle quale
(il jūjutsu e il kenjutsu, n.d.T.) venivano insegnati come materia facoltativa
a scelta.
In
seguito, negli anni 27 e 28 Meiji[25], sulla
scorta della Guerra Sino-Giapponese, insieme alle voci che da un capo all’altro
del Paese richiedevano la promozione del budō, il Ministero dell’Educazione
fece valutare al Consiglio Consultivo sull’Igiene Scolastica[26] se il
jūdō e il kendō dovessero essere rese materie obbligatorie. Forse lo stesso
Consiglio non avvertì con la stessa forza la richiesta che ne proveniva dalla
società[27],
perché rigettò quasi tutti gli studi precedenti come non necessari. Quindi,
sulla base degli studi degli anni 16 e 17 Meiji, si stabilì che (il jūdō e il
kendō) continuassero a essere materie opzionali a scelta. Era il luglio
dell’anno 19 Meiji[28].
Tuttavia, l’attenzione prestata al jūdō e al kendō dalla società in generale
divenne sempre maggiore, e infine si giunse a proporne al Parlamento Imperiale[29]
l’insegnamento come materiale curriculare obbligatoria. In breve, durante il
Decimo, il Ventunesimo e il Ventiduesimo Consiglio la proposta di aggiungere
jūdō e kendō alle materie curricolare obbligatorie venne respinta, ma in
occasione del Ventiquattresimo Consiglio, finalmente le idee dei postulanti
vennero riconosciute e approvate all’unanimità. Era l’anno 40 Meiji[30].
D’altra
parte, il Ministero dell’Educazione ne affidò per tre volte lo studio alla
Commissione di Studio sulla Ginnastica e il Gioco [31].
Essa durò dal luglio dell’anno 37 Meiji al Novembre dell’anno 38 Meiji[32]. I
risultati furono i seguenti:
“I risultati della ricerca,
svolta presso il Denshūjo dal maggio dell’anno 16 Meiji all’ottobre dell’anno
seguente, circa l’esperimento e la teoria in merito al valore educativo del
gekken e del jūdō, riconobbero che (essi) non fossero adatti a essere svolti
come materia curricolare, quindi vennero stabilito di insegnarli come materia a
scelta. In seguito, nel luglio dell’anno Meiji 29[33],
poiché i risultati della consultazione del Consiglio Consultivo sull’Igiene
Scolastica portarono a discussioni largamente identiche agli studi precedenti,
fu deciso in base ad essi di mantenere e proseguire l’impostazione iniziale.
Benché in anni recenti,
insieme all’accrescersi della domanda di stimolo per l’educazione fisica, vi
siano state numerose proposte per aggiungere (gekken e jūdō) alle materie
curricolari obbligatorie, ad oggi non si è trovata ragione per opporsi ai
risultati degli studi precedenti e affermare che non si possa non aggiungere
(gekken e jūdō) alle materie curricolari obbligatorie. Così, in base
all’impostazione iniziale, crediamo che sia legittimo far praticare (gekken e
jūdō), come materia opzionale a scelta, limitatamente a quegli studenti di
costituzione robusta che abbiano compiuto il quindicesimo anno d’età. Vi è spesso, nella società, chi sostiene che
sostengono che, anche se non è positivo introdurre gekken e jūdō come materie
curriculari secondo l’impostazione iniziale, non sia difficile adattarli
all’insegnamento di gruppo e, stabilendone la prassi e ideandone le modalità,
fare sì che si conformino all’obiettivo
dell’educazione fisica. Anche supponendo che questo sia vero, è necessario
aggiungervi numerose modifiche e rettifiche, basate sull’esecuzione di ricerche
sistematiche che espongano la teoria in relazione alla pratica nel tempo.
Pertanto, in relazione a questo punto, saranno necessari ulteriori studi presso
il Centro di Ricerca Nazionale sull’Educazione Fisica[34], e
altri Istituti.
Vi sono, nella scuola odierna,
coloro che, prescindendo dall’età e dalle condizioni fisiche degli allievi, e
affidandosi alle loro aspirazioni, insegnano il gekken e jūdō. Dal punto di
vista dell’educazione fisica, questa è cosa che non può essere trascurata.
Crediamo, fra le altre cose, sia necessaria maggiore attenzione in merito al
fatto che l’addestramento durante i periodi di freddo rigido e caldo afoso richiede
attente riflessioni sulle condizioni fisiche degli allievi.”
Anche
lo studio dell’anno 38 Meiji[35],
basandosi su quello dell’anno 16 Meiji, si trovò nelle condizioni di non poter
approvare l’aggiunta ( del gekken e jūdō) alle materie curricolari delle scuole
medie, poiché non si erano trovati motivi per emendare (il provvedimento
n.d.T.), ma, in tal modo, le voci per la diffusione del budō avevano mosso
tutto il paese. In breve, anche se la proposta alla commissione era stata
approvata all’unanimità, da una parte vi erano postulanti entusiasti, ma
d’altra parte non si trattava che del risultato dei tempi che portavano a
sostenere (quell’idea n.d.T.). Così, come risultato, il Ministero
dell’Educazione portò avanti una nuova indagine, e kendō e jūdō vennero
universalmente riconosciuti come efficaci e necessari per la l’addestramento
fisico e mentale, e contemporaneamente alla garanzia del loro mantenimento,
data la larghissima diffusione della loro pratica, in quanto di competenza
delle scuole medie, si arrivò, in base al Regolamento Esecutivo Riformato della
Scuola Media, promulgato 31 novembre dell’anno 44 Meiji, ad aggiungerle alle
materie curricolari, all’interno di Educazione Fisica.
Tuttavia,
anche in questa riforma vi erano delle carenze. L’ottenere che (si
aggiungessero il kendō e jūdō) alle materie curricolari, ma non obbligatorie,
significava che erano opzionali. Inoltre, questa situazione si protrasse
nell’Epoca Taishō. Malgrado sia la Camera Alta che la Camera bassa avessero
approvato, nell’anno 13 Taishō[36], la
proposta di renderli materie obbligatorie, non fu facile modificare lo stato
delle cose. Tuttavia, giunti nell’epoca Shōwa, date le proposte di reali
pedagoghi e, in particolare, la grande influenza del periodo, nell’anno 6 Shōwa[37] uscì
finalmente l’emendamento che li rendeva materie obbligatorie. Guardando
indietro, dall’anno 16 Meiji fino all’anno 6 Shōwa, è stato necessario quasi un
lungo mezzo secolo, ma si è infine giunti a poter manifestare completamente il
valore educativo del kendō e del jūdō, insegnati nelle scuole medie non solo
come materie curricolari, ma come materie obbligatorie.
[1] sakoku 鎖国
[2] kokka 国家
[3] kyokoku
icchi 挙国一致
[4] 尊王攘夷
[5] 自己の壊滅
[6] 尊王開国
[7] 開国新取
[8] 幕末
(1853 - 1869) Gli anni finali dello shogunato Tokugawa, compresi fra la prima
visita del Commodoro Matthew Perry e la fine della guerra Boshin.
[9] Centro di addestramento militare del Bakufu
istituito alla fine dell’Epoca Edo. Il Kōbujō (講武場) istituito dell’Anno Ansei 1 (1854) venne ribattezzato Kōbujo (講武所) nell’anno 3 della medesima era.
Insegnava kenjutsu, hōjutsu etc. ad allievi delle famiglie samurai e hatamoto.
Nell’anno 2 Keiō (1866) venne abolito a seguito dell’istituzione dell’Ufficio
dell’Esercito. Ad insegnarvi vi erano nomi famosi come Katsukai Shū, Odani
Seeichirō, Takashima Shūhan.
[10] 廃藩置県
[11] 政王一新
[12] 榊原健吉 (1830
- 1894) iniziatore della pratica di effettuare combattimenti di kenjutsu come
forma di intrattenimento. Alla costituzione del Keishichō gekken sewa kakari 警視庁撃剣世話掛,
l’istituzione responsabile per l’addestramento al kenjutsu delle forze di
polizia, Sakakibara ne divenne insegnante.
[13] 田中不二麿(1845-1909),
Ministro dell’Educazione dal 1874 al 1878
[14] 1879
[15] 篠田利英 (1857-1944), professore e poi direttore della
scuola superiore normale femminile di Tōkyō 東京女子高等師範學校, autore del Manuale di
Addestramento Fisico per la
Scuola Normale 修身教科書師範学校用(1901)
[16] 教育の古きを探る座談会
[17] 1932
[18] Iwakura Tomomi 岩倉具視
1825-1883), iniziatore del Rinnovamento Meiji insieme a Ōkubo Toshimichi e Saigō
Takamori e direttore della Missione Iwakura (1871-1873), un viaggio diplomatico
che portò i principali esponenti del Rinnovamento Meiji a visitare gli Stati
Uniti e l’Europa.
[19] Istituzione educativa per la ginnastica di
stile occidentale, costituita nel 1878 a Tōkyō, sotto il diretto controllo del
Ministero dell’Educazione. Vi fu introdotto l’americano George Adams Leland
(1824-1903) in qualità di insegnante di ginnastica occidentale, e quando Leland
si ritirò Tsuboi Gendō (1852-1922) ne seguì le orme, divenendo il centro
dell’istituzione delle basi dell’educazione fisica nelle scuole giapponesi.
Venne abolito nell’anno 1886, sostituito dal Dipartimento di Ginnastica della
Scuola Superiore per Insegnanti
[20] Shionoya On 塩谷温 (1878-1962), professore onorario
dell’Università Imperiale di Tōkyō con specializzazione in caratteri cinesi, si
interessava anche di confucianesimo e arti marziali
[21] 1878
[22] 1883
[23] 1884
[24] 正科
[25] 1894-1895
[26] 学校衛生顧問会議 Presieduto da Miura Michiyoshi (1866 - 1925)
il quale si oppose ripetutamente all’introduzione del kenjutsu e del jūjutsu
nelle scuole medie.
[27] 世間
Letteralmente “mondo”, intendendo con questo non la totalità del pianeta (che
sarebbe sekai 世界),
bensì il Giappone in senso lato.
[28] 1886
[29] Istituito dalla Costituzione Meiji del 1890
[30] 1907. L’anno seguente la Commissione Jūjutsu
del Butokukai, diretta da Kanō Jigorō, pubblicò il manuale Kata di jūjutsu
stabiliti dal Dai Nippon Butokukai 大日本武徳会制定柔術形, contenenti il Nage no kata e il Katame no kata sotto la dicitura
“randori no kata”.
[31] 体操遊戯調査会
[32] 1904-1905, corrispondenti agli anni della
Guerra Russo-Giapponese
[33] 1896, l’anno succcessivo alla vittoria del
Giappone nella Guerra Sino-Giapponese
[34] Fondato nel 1924 per svolgere studi di fisiologia,
biochimica, psicologia e scienze dell’educazione.
[35] 1905
[36] 1926
[37] 1931 Il Kōdōkan aveva nel frattempo
pubblicato Kōbōshiki kokumin taiiku 攻防式国民体育
(Educazione fisica per popolo in stile attacco-difesa) e
Seiryoku zen’yō kokumin taiiku 精力善用国民体育
(Educazione fisica del popolo - L’uso più corretto dello spirito e della forza
fisica)
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