Kano Jigoro - In merito al rapporto fra Kodokan e Dai Nippon Butokukai (1932)


In merito al rapporto fra Kōdōkan e Dai Nippon Butokukai



Conoscere il rapporto fra Kodokan e Butokukai



Il testo

Il rapporto fra Kōdōkan e Butokukai, parlando a grandi linee, si potrebbe definire come il procedere verso il medesimo obiettivo da posizioni diverse.

 

Il motivo della fondazione del Butokukai è chiaro, e anche considerandolo dal punto di vista del lavoro che ha compiuto fino ad ora, il suo obiettivo è chiaro più o meno a tutti. Il Kōdōkan, invece, pur concedendo che i suoi metodi fossero sostanzialmente stabiliti fin dal principio, si è sviluppato a partire dalla propria fondazione, ed è venuto a porre gradualmente sempre maggiore importanza su aspetti che non erano parte dei punti essenziali del pensiero originale, quali la guida del popolo nella vita pratica. Così, l’area compresa dall’educazione del jūdō si è venuta ad allargare, e la sua vivace azione è giunta a rivolgersi in numerose direzioni diverse.

 L’attività[1] del Kōdōkan si trova nella ricerca sulla e nell’applicazione di quella grande via che si chiama jūdō, la cui applicazione si manifesta anche nel bujutsu e nell’educazione fisica, ma è anche metodo di addestramento alla conoscenza e all’etica[2], e si manifesta come metodo di corretta esecuzione delle innumerevoli attività sociali dell’essere umano: economia, lavoro d’ufficio, vita sociale, bisogni primari[3].  Poiché si è deciso che la sequenza dell’addestramento cominci a partire da un tipo di esercizio al bujutsu e all’educazione fisica, i principianti svolgono comunemente bujutsu ed educazione fisica.

Il Dai Nippon Butokukai è stato fondato molto[4] dopo il Kōdōkan, ma fin dal principio il jūdō che ha impiegato come metodo di educazione nella propria sede principale[5] è Kōdōkan jūdō, e, benché ve ne sia stato finora notevole ricambio, non vi sono istruttori nominati al di fuori di allievi del Kōdōkan. Di conseguenza, il jūdō che viene insegnato al Butokukai è Kōdōkan jūdō tale e quale. Non è che nelle sedi succursali del Butokukai a livello locale non siano stati talvolta aggiunti istruttori che non fossero allievi del Kōdōkan, ma sono estremamente rari, e si può perfino dire che oggigiorno non ve ne sia alcuno. Considerando questi fatti, si può dire che il Kōdōkan e il Butokukai facciano la stessa cosa.

Al tempo stesso, non si deve dimenticare che vi è una grande differenza.

Il Kōdōkan jūdō, come ho spiegato in precedenza, ha il suo vero obiettivo nella ricerca sulla grande via chiamata jūdō e sulla sua applicazione in tanti campi diversi. Il bujutsu e l’educazione fisica non sono che un aspetto di quell’obiettivo, e inoltre come sequenza di addestramento (essi, n.d.T.) sono studio, non la totalità dell’obiettivo finale.

Quindi ancora, la differenza fra il Butokukai e il Kōdōkan, il Butokukai deve volgersi al mondo innalzando un vasto e ampio obiettivo che tutti sotto il Cielo possano condividere, e non può rivendicarne una parte sola. Se così fosse, sarebbe illogico che fosse presieduto da un membro della Famiglia imperiale e che i capi degli uffici governativi territoriali[6] fossero a capo delle succursali locali. Esso impiega un metodo per unire un gran numero di persone tramite regole generali alle quali tutti debbano attenersi. Per questa ragione, non è possibile che vi siano jūdō o kendō dello stile Butokukai. Sia nel jūdō che nel kendō, è necessario tentare di includere e unificare tutti gli stili e le correnti presenti nel paese.

Vi potrebbe forse essere qualcuno che chieda perché dunque il Butokukai, nella sua sede principale, insegni solo Kōdōkan jūdō. Questo non ha affatto il significato di escludere gli altri. Oggi, che le varie correnti di jūjutsu giapponese sono state nei fatti unificate al Kōdōkan, pur sforzandosi di insegnare il jūjutsu antico probabilmente sarebbero in pochi a studiarlo, e non ve ne è bisogno. Non è il Butokukai ad averli esclusi, ma si è giunti naturalmente a questo stato di cose. Per quanto riguarda il kendō e il kyūdō, che non sono ancora stati unificati, il Butokukai non si limita affatto solo a determinati stili. Il Butokukai dovrebbe, in risposta alla necessità, impiegare ciò che crede sia il più appropriato a una determinata situazione.

Fino ad ora ho esposto i fatti per quello che sono, e credo che nessuno abbia margine per muovere obiezioni.

Ora, facendo un passo avanti, vi è oggi un problema che richiede attenta riflessione. Questo è il fatto che poiché il Kōdōkan assegna i dan, e si è fatto in modo[7] che sia anche il Butokukai ad assegnare i dan, e in mancanza di un accordo sufficiente, c’è il rischio di giungere ad osservare risultati che dèstino apprensione. Originariamente, nel Butokukai si era costituito un sistema per il quale si riconoscevano delle qualificazioni: vi erano i titoli di hanshi[8] e kyōshi, e più in basso i possessori[9] di un certificato di addestramento[10]. Nel Kōdōkan da tempo[11] si è costituito il sistema dei dan: sopra ai kyū vi è il primo dan[12], quindi il secondo e il terzo, e si è fatto in modo[13] di poter riuscire a procedere senza limite[14] fino anche oltre il decimo dan. Poiché anche coloro che si sono addestrati nella sede centrale del Butokukai, naturalmente, si sono addestrati nel Kōdōkan jūdō, precedenza ho fatto in modo, in base alla richiesta degli istruttori del Butokukai, di farli procedere (i praticanti, n.d.T.) con un dan equivalente. Poiché con l’andare del tempo il numero dei praticanti del Butokukai è cresciuto, e anche gli istruttori sono andati maturando qualificazioni sempre più alte, ho fatto in modo che non vi fossero difficoltà[15] ad assegnare  i dan anche al Butokukai, senza dovere ogni volta fare richiesta alla sede centrale del Kōdōkan a Tōkyō. All’inizio avevo dato l’autorizzazione solo limitatamente ai dan bassi, per poi comprendere i dan sempre più alti. Con l’andare del tempo, al Butokukai si è costituito il sistema dei dan non solo per il jūdō, ma anche per il kendō, si è stabilito di decidere in base ai membri del comitato stabiliti dal Butokukai, e io, quale consigliere del Butokukai, mi sono riservato la decisione finale in merito al passaggio a sesto dan, e naturalmente a quinto dan. Il filo della transizione fino ad oggi è più o meno come sopra descritto, ma qui è nato un problema. Poiché all’inizio il Butokukai assegnava i dan del Butokukai solo a quegli allievi che (esso, n.d.T.) aveva cresciuto a Kyōto, nei dintorni nessuno pensava che fosse insolito, ma sono sovente comparsi esempi di persone, che non avevano particolare desiderio di addestrarsi a Kyōto, ma erano stati cresciuti dal Kōdōkan, e che essendosi recati in un determinato momento a Kyōto  e partecipato a una gara, oppure essendo stati ammessi in un Budōkai locale, sono stati fatti salire di grado in maniera poco lungimirante, indifferente ai dan del Kōdōkan di quel momento, oppure senza chiedere l’opinione[16] dei giudici dei Kōdōkan e senza che il Kōdōkan lo sapesse. Da ciò sono nati numerosi reclami. Questo è un reclamo principale, ma è difficile trovare una soluzione immediatamente. Tuttavia, è qualcosa alla quale vorrei trovare in qualche modo una soluzione razionale.

Se anche il Butokukai fosse d’accordo e si facesse in modo che i dan fossero una cosa del solo Kōdōkan, dal momento che in origine i dan erano una cosa del Kōdōkan e kyōshi e hanshi erano una cosa del Butokukai, e il Kōdōkan non assegnasse (i gradi di, n.d.T.) kyōshi e hanshi, e il Butokukai non assegnasse i dan, non ci sarebbe nessun tipo di problema, ma oggigiorno che il Butokukai ha fatto in modo di assegnare i dan non solo per il jūdō, ma anche per il kendō, non ci si può che esimere dal chiedere di interrompere d’ora in avanti l’assegnazione dei dan sulla scorta del fatto che si tratta di qualcosa che era in origine solo del Kōdōkan. Tuttavia, poiché la situazione odierna di diverse commissioni deliberanti, nella quale ciascuno fa arbitrariamente avanzare di grado sulla base di standard autonomamente riconosciuti come appropriati, distruggerebbe il risultato di lunghi anni di sforzi, cioè i gradi[17] di un jūdō unificato con tanta difficoltà, è necessario, discutendo dei metodi, impegnarsi per cancellarne gli effetti negativi. Qui io[18], che sono nella posizione di inferiore[19], mentre da una parte interloquisco con importanti persone di Kyōto legate al jūdō, dall’altra non solo mi incontro con il presidente e il vicepresidente del Butokukai, ma mi consulto con loro. Vorrei, (in un futuro, n.d.T.) non lontano, trovare una soluzione che in qualche modo soddisfi tutti.

Io, a partire dalla fondazione del Butokukai, ho speso grandi energie, e il jūdō del Butokukai, lo abbiamo cresciuto io, naturalmente, e le persone avanzate[20] del Kōdōkan. E’ inconcepibile[21]che il Kōdōkan abbia motivo di non nutrire affetto nei confronti del Butokukai. Ancora, il jūdō del Butokukai non può essere una unità cresciuta esclusivamente a Kyōto. Il jūdō del Butokukai deve essere una unità di jūdōka di tutta la nazione[22]. Così facendo, nei confronti del Kōdōkan che ha dato i natali al jūdō di tutta la nazione, non può esservi un atteggiamento di estraneità[23]. Oggi, la nazione imperiale giapponese si trova nella condizione di profondere tutte le forze, affrontando il mondo intero, per far penetrare le proprie rivendicazioni[24]. In questo momento è cosa estremamente deplorevole, sia per il Kōdōkan che per il Butokukai, che il mondo del jūdō che fino ad ora ha mantenuto una eccezionale unità, abbia dato origine a una condizione di mancanza di armonia[25] a causa di un problema piccolo come l’assegnazione dei dan. Tutti dobbiamo attenerci alla virtù. Tutti dobbiamo profonderci per la Nazione imperiale[26]. Quindi, senza permettermi di definire dove sia la virtù o quali siano gli interessi della nazione imperiale, sto pensando di formulare una soluzione ricorrendo al fondamentale senso del dovere, che non può essere nascosto.

Ciò che io credo è che se il Butokukai procedesse dalla propria posizione di partenza, questo arricchirebbe la Nazione imperiale e proteggerebbe il Kōdōkan, e a sua volta il Kōdōkan, impegnandosi per la Nazione imperiale profondendosi nella propria funzione naturale, contribuirebbe anche al Butokukai, pertanto (essi, n.d.T.) devono aiutarsi a vicenda e collaborare alla realizzazione del grande obiettivo condiviso. Di conseguenza, risolto in maniera soddisfacente il problema dell’avanzamento di dan, credo non vi siano quasi altri problemi rimasti.

Judo n.4, Aprile 1932


Termina qui la traduzione dell'articolo di Kanō Jigorō  "In merito al rapporto fra Kōdōkan e Dai Nippon Butokukai".
 
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Acqua Autunnale
gasshō _/\_



[1] 事業 jigyō, business, affari, ciò di cui ci si occupa.
[2] 知徳修行法 chitoku shugyō hō, da 知徳, “conoscenza, virtù”, 修行, “addestramento”, “modo, metodo, legge”
[3] 衣食住 ishokujū, da , “abiti”, , “mangiare”, “abitare”
[4] 大分 ōbun. La fondazione del Kōdōkan risale al 1882, quella del Butokukai al 1895.
[5] 本部 honbu, con sede a Kyōto.
[6] 地方長官 chihō chōkan
[7] ことになる koto ni naru. Con questa formula si rende l’idea che qualcosa viene in essere a seguito di una azione collegiale e non come frutto di una scelta del singolo, come in ことにする koto ni suru.
[8] 範士, “maestro”, e 教士, “istruttore, insegnante”. La differenza di autorevolezza e nobiltà fra i termini italiani replica precisamente quella fra i termini giapponesi. 
[9] 所有者 shoyūsha
[10] 精練証 seirenshō, da 精練, “lavaggio della lana”, usato in senso lato per indicare chi ha ricevuto un buon addestramento, e , “prova, certificato”.
[11] 古くから furuku kara, letteralmente “dall’antico”
[12] 初段 shodan, da , “gradino, scala” e “principio, iniziare”.
[13] となっているのである to natte iru no de aru. Una forma che, come già alla nota 7, si concentra sul risultato tralasciandone volutamente gli autori.
[14] 限りの無く進み得ること kagiri no naku susumi eru koto. Si afferma esplicitamente che vi siano più di dieci dan, e che il loro numero sia potenzialmente illimitato.
[15] 差支のないことにしたのである。sashi no nai koto ni shita no de aru. 差支のない è una costruzione elegante per dire “senza problemi, senza disturbo, senza impedimenti”. ことにした, in diretta opposizione al koto ni natta, è invece una diretta affermazione del Maestro Kanō che il fatto che non vi siano problemi alla concessione dei dan da parte del Butokukai è frutto di una sua azione volontaria.
[16] 意見を聞かず iken wo kikazu. La frase originale suona “senza chiedere l’idea di…”
[17] 階段 kaidan, letteralmente “scala, gradino”
[18] 自分 jibun. “se stesso”. Il Maestro Kanō usa una delle forme più umili e impersonali per riferirsi alla sua propria persona.
[19] 目下 meshita, “sotto agli occhi”, cioè colui per guardare il quale è necessario abbassare lo sguardo. Il Maestro Kanō segue la prassi giapponese di ostentare umiltà nei confronti dell’interlocutore, nel caso specifico di un Butokukai con cui egli collabora, ma che non presiede.
[20] 先進者 senshinsha , da “persona” e 先進 “avanzare, procedere”.
[21] 有り得ない arienai, letteralmente “ciò che non può ottenere di esservi”.
[22] 全国 zenkoku
[23] 他人視 taninshi, letteralmente “guardare” 他人 l’altro (come un altro, come un estraneo).
[24] 主張 shuchō Il Giappone aveva invaso la Cina settentrionale nel 1931 a seguito dell’incidente di Mukden, e proclamato lo stato fantoccio del Manchukuo nel Febbraio del 1932, per poi riconoscerlo nel settembre dello stesso anno. Il gesto era disputato dalla Società delle Nazioni, come formalizzato dalla Relazione Lytton dell’ottobre 1932, la quale sosteneva che la Manchuria fosse ancora parte integrante dell'Impero Cinese. E’ a queste rivendicazioni che il Maestro Kanō fa riferimento. 
[25] 融和 yūwa. Il termine era parte integrante dell’originale principio del judo, 自他融和共栄 jita yūwa kyōei
[26] 皇国 kōkoku. Letteralmente il paese dell’Imperatore . E’ da notare che il Maestro Kanō sceglie di usare proprio questo termine in luogo dei più comuni kuni (nazione), kokka 国家 (Stato), bokoku 母国 (madrepatria). La scelta non è frutto del caso e tradisce, se non la piena adesione al pensiero dell’epoca, il riconoscimento dell’importanza dello stesso.

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