Kano Jigoro era un eroe ribelle? (e soprattutto: aveva un padre-padrone?)

Ripensare il rapporto fra il Maestro Kanō e suo padre Kanō Jirosaku è più che mai necessario, perché fu una figura di riferimento importante che lo sostenne nel suo desiderio di studiare arti di combattimento.

 

Le voci che girano

Ne girano tante, e fra queste che il padre del Maestro Kanō gli avesse espressamente proibito di praticare il jūjutsu.

 

 La reazione di Kano Jirosaku quando il Maestro Kano gli chiese di poter studiare jujutsu

 

Ecco come si esprime in merito la ormai famigerata pagina Wikipedia in italiano:

 

Kano sapeva che nel periodo feudale veniva praticato in Giappone il jujutsu, una disciplina con la quale un uomo poteva battere un avversario anche di gran forza, e comincia ad interessarsene. Si procura perciò numerosi Densho, i libri segreti, che ormai si trovavano in vendita nei mercatini, e con un suo compagno di studi tenta di allenarsi da solo. Dopo aver manifestato al padre il desiderio di iscriversi ad un dojo, riceve da lui un netto rifiuto poiché la disciplina era screditata e in vistoso declino. Nel 1877 entrò nell'Università di Tokyo, la prima reimpostata secondo criteri occidentali, e naturalmente fu costretto a trasferirsi per poter seguire gli studi: ciò gli consentì di sfuggire al controllo del padre e dedicarsi allo studio del jujutsu.

 

Una storia affascinante: il giovane ribelle che si sottrae all’autorità paterna oscurantista per ritrovare una sorgente di conoscenza antica e dimenticata. Ed è precisamente questo: una storia. Falsa.

 

Cosa dice la biografia ufficiale

ここで帰宅後、兄の謙作と二人で、福田八之助について稽古したいから、と願い出たところ、父は生兵法を大怪我のもとである、今の時世なにも柔術などを稽古しなくてもよいと思うが、併しどうしてもやりたいというなら、やるのもよかろう、但しいったんやりだしたら、どうまでもやり通さなくてはならぬ、お前たち、果たしてそれが出来るか決心の程を訊ねた。「必ずやり遂けます」、「それならばやるがよい」と茲に年来の希望が叶い、いよいよ福田八之助について天神真楊流柔術を学ぶことになった。

 

Koko de jitaku go, ani no Kensaku to futari de, Fukuda Hachinosuke ni suite keiko shitai kara, to negai deta tokoro, chichi ha nama heihō ookega no moto de aru, ima no tokiyo nani mo jūjutsu nado wo keiko shinakute mo yoi to omou ga, shikashi dōshite mo yaritai to iu nara, yaru no mo yokarō, tadashi ittan yaridashitara, dō made mo yaritōsanakute ha naranu, omaetachi, hatashite sore ga dekiru ka kesshin no hodo wo tazuneta. kanarazu yaritogemasusore naraba yaru ga yoito koko ni nenrai no kibō ga kanai, iyoiyo Fukuda Hachinosuke ni tsuite Tenjinshin’yō ryū jūjutsu wo manabu koto ni natta.


Quindi, una volta fatto ritorno a casa, non appena pregò suo padre poiché avrebbe voluto addestrarsi nel jūjutsu al seguito di Fukuda Hachinosuke insieme al proprio fratello maggiore Kensaku, suo padre disse: “il combattimento a mani nude è fonte di gravi infortuni, e penso che in questo periodo storico non ci sia bisogno di addestrarsi a cose come il jūjutsu. Tuttavia, se dite di volervi addestrare a tutti i costi, allora lo potete anche fare. Tuttavia, una volta che avrete iniziato, non potrete smettere fino a quando non avrete portato (l'addestramento, n.d.T.) fino in fondo. Voi due, pensate davvero di riuscirci?” domandò, per sondare la loro risolutezza.

“Lo faremo certamente, fino alla fine”. “Se è così, allora potete addestrarvi”. Così si realizzò la speranza di molti anni addietro, e finalmente (Kanō) iniziò a studiare il Tenjinshin’yō ryū jūjutsu al seguito di Fukuda Hachinosuke.

Kanō Jigorō, pp. 320-321, Tōkyō 1964


Perché Kano Jirosaku non era un padre padrone

La storia del padre-padrone e dell'eroe-ribelle è indifendibile. Questo tipo di trama, nella quale il giovane eroe rompe con la tradizione, disobbedisce alla famiglia e sovverte le regole per inseguire e realizzare i propri sogni, è tipicamente occidentale, ma del tutto alieno alla società giapponese, specie quella del tardo ‘800.

Il Maestro Kanō si comporta invece da buon giapponese:

 

  • non agisce per conto proprio, ma coinvolge il fratello maggiore, in modo da avere qualcuno con cui condividere l’avventura.
  • chiede l’approvazione, la “benedizione”, se vogliamo, del proprio padre, con la motivazione più semplice e leale: “perché desidero farlo”. L’educazione giapponese pone grande importanza sul concetto di yaruki やる気, la determinazione a fare qualcosa, e di kokorozashi , il proprio anelito.

 

Il padre non ribatte affatto con un secco rifiuto, come altri vorrebbero (e scrivono). Prima spiega al figlio che, a parer suo, la pratica del jūjutsu non è indispensabile nel mondo moderno (shinakute mo ii, "va bene anche se non..." come da spiegazione grammaticale in apertura), negando contemporaneamente l’altro grande mito della decadenza e dello screditamento del jūjutsu - il padre dice infatti semplicemente che nell’epoca moderna esso non è più necessario, il che è vero: dal punto di vista pratico, il combattimento a mani nude è reso obsoleto dall’impiego delle armi da fuoco negli scontri di fanteria. Quindi, riconosce, accetta e sostiene il desiderio del figlio, ponendo come unica condizione che porti a termine ciò che ha manifestato il desiderio di iniziare.

 

Non si scappa dal Confucianesimo

L’intero passaggio echeggia dei valori del Confucianesimo, valori che il MaestroKanō aveva assorbito tanto in famiglia quanto nel corso della propria educazione, e che vengono curiosamente (e regolarmente) ignorati dalla quasi totalità dei commentatori occidentali, in favore di una più o meno palese occidentalizzazione della figura del Maestro. 

Ecco invece che, con coerenza, il Maestro Kanō illustra con il proprio esempio personale il concetto di gojō 五条, le Cinque Relazioni, nelle quali il primo termine è tenuto prendersi cura del secondo, e il secondo termine è tenuto a mostrare rispetto verso il primo.

il Maestro Kanō si comporta dunque in maniera esemplare, avendo ottenuto il sostegno del fratello maggiore e l’avallo del padre. A sua volta, il padre del Maestro si comporta in maniera esemplare assecondando l’inclinazione del figlio, senza rinunciare a fornirgli una bussola morale che lo orienti nella pratica di qualcosa che egli personalmente non condivide, ma che rispetta in quanto scelta consapevole.

 

 La domanda

Perché nessuno parla di Confucianesimo nel Kōdōkan jūdō, il quale è, al netto di ogni altra considerazione, la singola più importante fonte di influenza per il respiro universalistico del Kōdōkan jūdō come forma di educazione dell’essere umano?

 

 

Fino alla prossima volta

Acqua Autunnale
gasshō _/\_

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