Kosen judo: anatomia di un equivoco


Kosen judo, la soluzione dell'equivoco: non uno stile, ma un insieme di regole

Non sono mai stato un appassionato di lotta a terra. Detto con assoluta franchezza, a me piacciono le proiezioni. Nel corso del tempo ne ho lette e sentite tante sul cosiddetto Kōsen jūdō. Vediamo di fare chiarezza una volta per tutte. 


Il punto è molto semplice: il Kōsen jūdō, come stile a sé, o come tradizione marziale, non è mai esistito. 


Introduzione

Nel lessico moderno “jūdō” viene spesso identificato con il Kōdōkan e, per estensione, con Kanō Jigorō. Questa consuetudine tralascia due fatti storici importanti:

  • la parola jūdō circolava prima di Kanō nel vocabolario marziale giapponese; Kanō la adottò e la elevò istituzionalmente, non la coniò ex novo. Si veda ad esempio il densho Uchū jūdō mondō, che parla del Kitō ryū ma contiene nel titolo la parola jūdō 
  • nel Giappone tra fine Meiji e Taishō, il jūdō  non era un unico ecosistema sportivo regolato centralmente; le scuole superiori d’élite, chiamate kōtō senmon gakkō 高等専門学校 e le affini istituzioni preparatorie/specialistiche, istituirono un torneo interscolastico autonomo con un proprio codice arbitrale. 

Quella cultura di torneo venne etichettata Kōsen jūdō 高専柔道, e non fu mai nè un ryūha, nè sillabo, nè soprattutto uno "stile" di Kōdōkan jūdō. Al contrario, il Kōsen jūdō fu un insieme di regole sotto il quale gareggiavano studenti formati in differenti filoni di jūjutsu, talvolta anche di Kōdōkan jūdō, caratterizzato da scelte particolari relative alle gestione dei comportamenti. Il più noto di questi riguarda la lotta a terra.¹


Origini istituzionali e autonomia

L’incontro interscolastico che segnò l'inizio del Kōsen jūdō fu creato da studenti e alunni, non dal Kōdōkan né dal Butokukai. Il primo di questi eventi nazionali si tenne a Kyoto tra il 29 e il 31 dicembre 1914 al Butokuden; dal 1914 al 1941 si svolse annualmente, per un totale di ventisette edizioni. Il controllo organizzativo passò nel 1926 a una federazione delle università imperiali, ma il principio di base restò intatto: la gestire dell’operatività era sempre responsabilità degli studenti. Il torneo venne sospeso nel 1941 a causa della guerra, e non fu più ripreso.²


Non uno stile, ma un insieme di regole: il contenuto del codice Kōsen

Documenti coevi e storiografia recente concordano che le scuole superiori negoziarono un codice arbitrale distinto sia dalle regole del Kōdōkan sia da quelle del Butokukai, nel tentativo di arrivare a un accordo che permettesse a tutti di combattere in modo equo. 

Quel codice si cristallizzò attorno a tre pilastri: 

  • incontri a squadre da quindici con formula “chi vince-resta” 
  • vittoria solo per ippon (in taluni periodi due waza-ari valevano un ippon), con pareggi decretati in tutti gli altri casi
  • ammissibilità del hikikomi (trascinare a terra) fin dall’inizio, con il permesso di proseguire la lotta a terra a oltranza purché non ci si trovasse in una condizione di stallo completo. Nel caso di uscita dall'area del combattimento, lo scontro riprendeva al centro, nelle medesime posizioni, mantenendo il vantaggio acquisito

Il codice inoltre limitò progressivamente le leve, permettendo solo gomito e vietando quelle al ginocchio e alla caviglia. Questi sono gli elementi produssero un modo di gareggiare riconoscibilmente diverso senza mai implicare la nascita di un nuovo “stile”.³


Evidenza testuale: i regolamenti del torneo interuniversitario

Il pacchetto regolamentare interbellico «Imperial Universities’ Joint National Higher & Specialized Schools Judo Championship – Tournament Regulations and Method of Contest» (riprodotto nello studio di Okamoto del 2018) stabilisce all’articolo 3: «勝負ハ一本ニテ之ヲ決ス» (“L’incontro è deciso per ippon”). Lo stesso fascicolo definisce la composizione dell’incontro a squadre, la progressione “vince-resta” e articoli procedurali coerenti con la transizione permissiva alla lotta a terra. L’analisi di Okamoto ricostruisce come, leggendo tali articoli alla luce della prassi, i contemporanei intendessero che scegliere di attaccare tramite proiezione o tramite ne-waza rientrasse nella prerogativa del concorrente, donde la legittimità del hikikomi nelle contese Kōsen.⁴


Perché il codice produce tattiche centrate sul ne-waza

Nel contesto della dicotomia ippon o pareggio, i pareggi acquistano valore strategico negli incontri a squadre. Il torneo era disputato fra squadre di quindici membri ciascuna. Gli specialisti del pareggio potevano trattenere a lungo l’asso avversario per proteggere determinati membri della propria squadra, poiché in caso di pareggio, senza un vincitore, entrambi in contendenti erano tenuti a scendere dal tatami. In questo modo, era possibile preparare il terreno a un compagno incaricato di arrivare all'ippon. 

Di conseguenza, si diffusero strategie come trascinare a terra, intrappolare, controllare e progredire metodicamente verso strangolamento o leva al gomito; oppure, quando ciò non era possibile, puntare al pareggio logorando l’avversario. Con le edizioni successive l’autorità del torneo pose anche un tetto alla durata del combattimento dei capitani e codificò l’esclusività del gomito per le leve, modellando una cultura competitiva a forte componente di ne-waza ma attenta alla sicurezza.⁵

Le contromisure del Kōdōkan e il problema degli incentivi

Dal punto di vista del Kōdōkan, il fatto di permettere il passaggio immediato in ne-waza alterava l’equilibrio educativo perseguito da Kanō. Il Kōdōkan pertanto riformò i propri regolamenti arbitrali nei primi anni Venti, ribadendo l'enfasi sull’iniziativa in piedi e rendendo più stringente il riconoscimento dell’ippon. Questi interventi, documentati nel Regolamento del Kōdōkan del 1916 e nella versione rivista del 1925, stampati nell’Annuario del Judo (Taishō 14, 1925), non vincolarono le scuole superiori, ma attestano una contemporanea contro–tendenza normativa. Kōsen e Kōdōkan avevano quindi ordinamenti diversi e perseguivano fini ben diversi: pragmatismo competitivo l'uno, equilibrio pedagogico l'altro.⁶


La tecnica come funzione del regolamento

Le regole di un combattimento tendono a selezionare i comportamenti dei contendenti, come è evidente dallo stato in cui verso il jūdō competitivo odierno. L’ambiente Kōsen favorì lo sviluppo di concatenazioni a terra che collegavano immobilizzazioni, strangolamenti e leve al gomito. I resoconti di dimostrazioni e di combattimenti dell'epoca conservano tracce del sankaku-jime come attacco dispiegato sistematicamente nel contesto del Kōsen. Non si trattò mai di una ricerca di aggiornamenti finalizzata a una maggiore consapevolezza o a una più profonda comprensione della filosofia del jūdō, ma di una risposta pragmatica alla necessità di vincere secondo le regole concordate per i tornei.⁷


Sospensione e sopravvivenza come Nanatei

Benché il torneo nazionale Kōsen sia tramontato con la sospensione del 1941, i suoi discendenti istituzionali tra le sette ex università imperiali hanno mantenuto la tradizione come 七帝柔道 (Nanatei jūdō). Le norme Nanatei attuali, pubblicate dal Judo Club dell’Università di Tokyo, conservano il nucleo d’ascendenza Kōsen: incontri di grandi squadre con la formula "chi vince resta", vittoria solo per ippon, permesso di trascinamento a terra, nessuna interruzione  automatica per staticità a terra, e ripristino delle posizioni dopo uscite di bordo.⁸


Conclusione

Il Kōsen jūdō non è, nè è mai stato, una scuola di arti marziali. Va compreso non come una diramazione eretica del Kōdōkan né come uno “stile” marziale autonomo, ma per quello che fu in realtà: un codice di regolamento per tornei interscolastici gestiti da studenti che premiava la transizione immediata e prolungata dal tachi waza al ne-waza. 

La sua indipendenza dalla giurisdizione del Kōdōkan non è una formula retorica, ma una questione di statuti: le scuole superiori scrissero e applicarono il proprio codice, e il Kōdōkan rispose riformando il proprio codice per i propri fini. 

La distintività tecnica del Kōsen discende dunque dalla risposta degli atleti alle norme che avevano concordato, non da una particolare linea di trasmissione. 

Quindi, quando ai lettori occidentali si dice che il Kōsen jūdō era uno “stile” incentrato sulla lotta a terra, li si sta ingannando. Non fu mai primariamente uno stile; fu un insieme di regole — e quelle regole cambiarono il modo di combattere.³


Emanuele Bertolani


Note

  1. Sull’adozione (non invenzione) del termine da parte di Kanō e sulla sua cornice educativa del judo, si veda 永木耕介「嘉納治五郎の柔道観の力点と構造—言説分析によるアプローチから—」『武道学研究』32(1), 1999, pp. 42–69. Sulla creazione di un torneo studentesco autonomo e sull’indipendenza delle sue regole dalle norme Kōdōkan/Butokukai, si veda 中嶋哲也「高専柔道大会の成立過程」『体育学研究』58(1), 2013, spec. pp. 257–258, 275–276.

  2. 岡本啓「高専柔道の特長と意義について」『富山県立大学紀要』28, 2018, pp. 16–17 (avvio a Kyoto nel 1914; 27 edizioni; sospensione nel 1941; gestione studenti/OB); idem, pp. 16–17, 135–136 (governance lato università).

  3. 中嶋 2013, p. 257 (“regole diverse sia dal Kodokan sia dal Butokukai”); 岡本 2018, pp. 17–19 (quindici contro quindici con “vince-resta”; ippon/pareggio; hikikomi permissivo; ripristino posizionale; leve solo al gomito).

  4. 岡本 2018, “資料3 帝國大學聯合主催…『大會規定及ビ試合方法』” (pp. 23–25), in particolare 第三條「勝負ハ一本ニテ之ヲ決ス」; e la discussione a p. 17 secondo cui l’interpretazione dell’articolo iniziale (vittoria per proiezione o controllo) lasciava al concorrente la scelta fra proiezione e ne-waza, di qui la legittimità del hikikomi nella prassi.

  5. 岡本 2018, p. 17 (valore strategico del pareggio negli incontri a squadre); pp. 18, 294–305 (tetto di durata per il combattimento dei capitani dopo finali maratona; divieto di leve a ginocchio/caviglia; esclusività del gomito; prescrizioni sull’uniforme).

  6. 岡本 2018, pp. 18, 22–25 (codice Kōdōkan di base 1916; codice Kōdōkan rivisto del 1925 stampato nell’Annuario); e Jūdō Yearbook (Taishō 14, 1925), «柔道試合審判規程の改正に就いて» (p. 29) e «柔道試合審判規程» (p. 35 e segg.).

  7. 岡本 2018, p. 19 (evidenza fotografica di sankaku-jime in dimostrazione ad un seminario Kōsen; enfasi sulle concatenazioni a terra); cfr. anche la discussione sulla strategia d’incontro alle pp. 17–19.

  8. 「七大学柔道大会試合審判規定」PDF (sito del Judo Club dell’Università di Tokyo, edizioni recenti) e la pagina “History” del Judo Club dell’Università di Kyoto, che elencano le differenze permanenti (quindici uomini con “vince-resta”; solo ippon; hikikomi legale; nessun matte automatico a terra; ripristino posizionale).

Bibliografia

  • 中嶋 哲也「高専柔道大会の成立過程:競争意識の台頭と試合審判規定の形成過程に着目して」『体育学研究』58(1), 2013, pp. 257–276.(J-STAGE)

  • 岡本 啓「高専柔道の特長と意義について」『富山県立大学紀要』28, 2018, pp. 16–26.(PDF sul sito del Judo Club dell’Università di Kyoto)

  • (一次史料)「帝國大學聯合主催 全國高等專門學校柔道優勝大會『大會規定及ビ試合方法』」— testo integrale riprodotto in 岡本 (2018), pp. 23–25.

  • (一次史料)『柔道年鑑 大正十四年度』講道館, 1925(«柔道試合審判規程の改正に就いて» p. 29; «柔道試合審判規程» p. 35 e segg.)

  • 永木 耕介「嘉納治五郎の柔道観の力点と構造—言説分析によるアプローチから—」『武道学研究』32(1), 1999, pp. 42–69.(J-STAGE)

  • 大久保 英哲「旧制第四高等学校のスポーツ活動研究(1):大正3年柔道部の練習日誌『南下軍』等に基づく実証」金沢大学学術情報リポジトリ, 2007–2008(più articoli, PDF)

  • 七大学柔道大会「試合審判規定」PDF(sito del Judo Club dell’Università di Tokyo, versione corrente/archiviata)

  • 京都大学運動会柔道部「沿革・歴史」(spiegazione delle regole Nanatei; cenni alla stele del Kōsen)


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