Foundations 3 - La Falsa Proibizione del Budo nel Dopoguerra
Questa ricerca sfida la narrativa comunemente accettata secondo cui le arti marziali giapponesi, o budō, sarebbero state completamente proibite dalle forze alleate durante l'occupazione del Giappone nel dopoguerra. Attraverso un'analisi di fonti primarie, documenti storici e testimonianze dirette, lo studio rivela una realtà più sfumata. Sebbene vi siano state restrizioni temporanee su alcune organizzazioni marziali—come la dissoluzione del Dai Nippon Butokukai, un’istituzione che durante la guerra divenne militarizzata—non vi fu un divieto assoluto sulle pratiche marziali. Nuove discipline come il Taihōjutsu e lo Shōrinji Kenpō nacquero persino durante l'occupazione, a dimostrazione del fatto che le pratiche marziali continuarono ad evolversi. Interpretazioni errate e rappresentazioni distorte da parte di figure di spicco, come Moshe Feldenkrais, contribuirono al mito di una proibizione totale, un'idea che si è propagata tramite ripetizioni di affermazioni non verificate nella letteratura delle arti marziali. Affrontando questi “falsismi” e inserendo il tema nel contesto culturale e politico del Giappone del dopoguerra, la ricerca corregge il quadro storico, concludendo che la “proibizione” fu in realtà un complesso cambiamento culturale influenzato dalla supervisione alleata, piuttosto che un divieto rigido.
Scarica la ricerca Note Sulla Proibizione del Budo nel Dopoguerra
Commenti
Posta un commento
La tua opinione è preziosa per noi. Grazie del tempo che ci hai dedicato.