Kano Jigoro - Viaggiatore senza Ritorno

 

Kano Jigoro - Viaggiatore senza Ritorno

Nel 1967, Maruyama Sanzō, allievo diretto del Maestro Kanō, pubblicò Sekai jūdōshi (Storia Mondiale del Jūdō), un’opera monumentale di oltre 1500 pagine. Esso contiene, fra gli altri, un intero capitolo di materiale con testimonianze dirette sulle ultime ore del Maestro Kanō.

 

Immagine che sovrappone Kano Jigoro, il fondatore del judo, alla storica nave Hikawa Maru. Kano Jigoro, con il suo kimono da judo, appare in primo piano mentre la maestosa Hikawa Maru, una nave passeggeri giapponese del periodo Showa, fa da sfondo, creando un connubio tra la tradizione marziale e quella marittima del Giappone

 

 

Un triste telegramma dopo una buona notizia

Quando il Maestro Kanō lasciò la stazione di Tōkyō, dove in molti vennero per salutarlo, per partecipare al Congresso Olimpico del Cairo, era il 23 febbraio 1938, alle 13:00.

Tuttavia, questa partenza era provvisoria. poiché il comitato organizzatore delle Olimpiadi di Tōkyō aveva deciso di riunirsi il giorno successivo, il 14, si dovette cambiare la data della partenza del maestro per cause di forza maggiore.

Tuttavia, il maestro disse che un cambiamento improvviso della data di partenza avrebbe causato problemi su tutti i fronti, quindi fece una partenza provvisoria il 13 novembre come previsto, partecipò a una riunione del comitato organizzativo il 14 novembre, lasciò segretamente la stazione di Tōkyō alle 21:40 del 16 novembre dopo un semplice saluto da parte della sua famiglia e salpò da Moji sulla Hakozaki Maru a mezzogiorno del 21 dicembre.

Questa partenza è stata la partenza per il viaggio eterno del fondatore del Kōkan jūdō, Jigorō Kanō Shihan.

Al Congresso Olimpico del Cairo, che si è tenuto il 12 marzo, il Maestro Kanō, 79 anni, ha lottato duramente contro i membri del comitato degli altri Paesi e alla fine ha trasmesso al suo Paese la buona notizia che “i XII Giochi Olimpici si terranno a Tōkyō”, facendo gioire l'intera nazione giapponese.

Dopo aver portato a termine la sua pesante missione, era previsto che partisse dal Cairo il 22 marzo, facesse il giro degli Stati Uniti e tornasse il 6 maggio, ma dal 28 aprile sviluppò una febbre a bordo della Hikawa Maru; la notte del 1° maggio la sua malattia si aggravò improvvisamente e il 3 sviluppò una polmonite. Alle 17:30 del 4, sull’Oceano Pacifico, divenne infine un passeggero senza ritorno.

Il 6 maggio, la nave postale Hikawa Maru, a bordo della quale sono state deposte le spoglie del maestro Kanō, attraccò al crepuscolo al molo Sanbashi del porto di Yokohama dopo un altro rinvio del suo arrivo a causa del tempo burrascoso.

La bandiera della compagnia postale sull'albero maestro sventola a mezzo lutto e le persone che accolgono il pubblico non emettono alcun suono né agitano le mani. C'è mai stato un arrivo così triste di una nave da crociera nel porto di Yokohama?

Sua Maestà l'Imperatore del Giappone fu informato della scomparsa del Maestro Kanō e inviò l'inviato imperiale Makino alla residenza di Kanō a Otsuka, dove gli fece dono di un’offerta votiva di strisce di carta[1]. Il servizio funebre si tenne il 9 maggio presso il Dojo Kodokan, alla presenza di 200 personalità fra nobili e gente comune, tra cui l'allora Presidente del Consiglio Privato, Hiranuma, e il Ministro degli Esteri Hirota Hiroki , e si svolse un servizio funebre con le condoglianze di tutto il Paese. Descriviamo ora le circostanze della morte dello Shihan, ricavandole dai documenti dell'epoca.

 

Un triste telegramma

Alle 16 del 3 maggio 1938, il capitano Kannauchi Haruma della Hikawa Maru inviò alle Poste Navali il seguente primo rapporto sulla malattia del Maestro Kanō.

“Il signor[2] Kanō Jigoro ha mostrato segni di raffreddore da quando è salito a bordo ed è stato sottoposto a cure mediche. Il 1° maggio ha improvvisamente sviluppato una febbre e ha mostrato segni di polmonite. Le condizioni odierne: temperatura 39,9 gradi, polso 110, debole, respirazione leggermente superficiale, ma coscienza chiara. Ci fanno preoccupare”. Le Poste Navali lo riferirono immediatamente alla casa di Kanō Shihan a Ōtsuka per telefono lo stesso giorno.

Alle 6.30 del 4, un nuovo messaggio radio del capitano della Hikawa Maru: “Il Signor Kanō, dalle 4:30 di oggi (3:35 ora del Giappone), è in condizioni critiche”.

Quindi alle 7:10 dello stesso giorno, è stato comunicato: “Il Signor Kanō è deceduto alle 6:33 del 4 (5:38 ora del Giappone). Siamo profondamente addolorati per la sua scomparsa”. Le Poste Navali ha immediatamente comunicato la notizia alla residenza di Kanō a Ōtsuka e hanno inviato un telegramma al capitano della nave, affermando che “i resti di Kanō devono essere trattati con la massima cura”.

Sul letto di morte

Davanti alla famiglia in lutto, il cameriere Motomiya Masafumi ha raccontato quanto segue circa il volto del suo padrone poco prima della sua morte improvvisa.

“Posso azzardarmi a dire che fosse un vero campione del bushidō giapponese, un eccezionale grande maestro. Anche quando la malattia avanzava, se gli portavo qualcosa di mia iniziativa, come dell'acqua calda, mi rimproverava più volte, dicendo: ‘Perché fai quello che non ti è stato ordinato?’ Anche questo è ormai è divenuto un ricordo”.

Al momento dell'imbarco da Vancouver, il maestro Kanō, che dava qualche segno di raffreddore ma era per quanto possibile di buon umore, suggerì ai cinque passeggeri di prima classe  di “parlare tutti insieme della cosa più interessante che abbiamo mai fatto” nel tea party previsto per il 29, ma al momento della festa non disse una sola parola.

Sembra che a quel punto stesse già sopportando (una condizione, n.d.T.) molto dolorosa. Tuttavia, anche in mezzo a tali sofferenze, fu visto alzarsi presto da solo, assumere un contegno pieno di dignità, e venerare[3] il Palazzo Imperiale lontano prima del trionfale ritorno in patria, poiché era la festa del Tenchō-setsu[4].

Quando la signora Strong[5], che sta facendo il giro del mondo da Seattle, disse: “Negli Stati Uniti, i Giochi di Tōkyō a settembre sono un problema”, lui ha ribattuto in inglese, di cui era esperto: “In agosto gli atleti giapponesi sono abituati al caldo, quindi vincerebbero tutto. Non sarebbe un gioco corretto, no?”. Disse anche: “La candidatura di Tōkyō per le Olimpiadi è stata la mia grande missione”, e fino alla fine non disse nemmeno una parola sulle sue vicende personali. Il capitano della Hikawa Maru ha detto:

“Lo prendemmo familiarmente[6] per mano e lo accompagnammo alla fine della sua vita. Le sue parole, con il loro carattere e il loro significato, divennero per tutti noi un’ultima lezione[7] degna di rispetto”.

Il medico della nave, il dottor Ueno Hiromichi, parlò così della forza del spirito del maestro, che superò ogni tipo di dolore:

Quando lo visitai il 28, aveva una febbre alta di 38 gradi, ma il 29, che era il Tenchō setsu la sua temperatura è rimasta normale (il 30 non lo era a causa del passaggio del meridiano di 180 gradi[8]). e il giorno seguente è venuto alla Serata Sukiyaki. Da quella sera la sua malattia si aggravò, ma il giorno seguente continuò a fare del suo meglio[9], dicendo: “Andrò in sala da pranzo, ma mentre torno a casa, per favore, prendetemi la mano”, cosa che fu ovviamente accettata, ma il terzo giorno la febbre divenne ancora più alta e sviluppò una polmonite.

Quando gli è stato chiesto se stesse male, il maestro ha risposto: “Non sto male. Fra l'altro, ho sviluppato la forza per vivere attraverso qualsiasi dolore”. Ha tenuto le mani strette sul petto e non ha mosso un muscolo del viso, nemmeno quando gli è stata fatta un'iniezione di soluzione salina, alla quale si accompagna un forte dolore. Così, il 4, ha serenamente esalato l'ultimo respiro.

La sua scomparsa è stata pacifica e tranquilla come quella di un grande saggio. Mi sono inchinato nel ricordare la portata della tempra del suo spirito e del suo fisico. Anche quando aveva la febbre alta, diceva: “È molto bello fotografare i kata di jūdō. Il comitato esecutivo deciderà domani, poi venite a fare le foto”. Parlava del jūdō anche nel delirio, ed è entrato nel riposo eterno facendo piangere in piedi coloro che lo accompagnavano.

Quello che segue è un resoconto dettagliato degli ultimi giorni di Shihan, scritto con grande dolore la mattina della sua morte da Hirasawa Kazushige del Ministero degli Affari Esteri (ora commentatore dell'NHK), che era l'unico giapponese tra i passeggeri di prima classe a bordo della Hikawa Maru oltre a Shihan.

Io e il maestro

Non è la prima volta che incontro il dottor Kanō. La prima volta è stata quando è venuto a Washington con suo figlio nell'autunno scorso, quando sono andato a prenderlo alla stazione con il mio collega Mr T e l'ho accompagnato allo Shoreham Hotel. La prima impressione che ho avuto quando l'ho visto scendere dal treno con il suo cuscino in mano è stata che sembrava molto più debole di quanto mi aspettassi.

Quando arrivarono in albergo e fumarono una sigaretta, T-kun disse: “Maestro, sei stanco”, e lui rispose: “La stanchezza è dovuta al fatto che non usi la tua energia per il bene”. Dire: “Sei stanco” equivale a dire: “Non hai usato il tuo vigore nel modo più retto”.

Ricordo come se fosse accaduto in questa data che T. fu completamente travolto dal saluto dell'insegnante: “Le persone come me, che cercano sempre di usare il proprio vigore nel modo più retto, non si stancano mai”.

Sapevo che avrebbe volato per la prossima conferenza al Cairo e che sarebbe tornato attraverso gli Stati Uniti, ma non sapevo con quale nave sarebbe tornato.

Quando arrivammo a Seattle, anche il maestro scoprì per la prima volta che sarebbe stata la Hikawa Maru e fu felice di essere l'unico passeggero giapponese di prima classe a bordo. La seconda volta che incontrai il maestro fu alla 15ª cena annuale della Japan-America Society di Seattle, tenutasi quella sera all'Olympic Hotel, dove gli dissi: “Maestro, è passato tanto tempo. Questa volta saremo saremo sulla stessa nave”.

Il giorno successivo, cioè la mattina presto del 22 aprile, egli si recò a Vancouver e io salpai da Seattle il pomeriggio stesso. La nave è arrivata a Vancouver la mattina presto del 23 aprile. Mi sono recato al consolato per salutarlo poco prima di salpare e l'ho incontrato al punto di incontro dove è partito presto, ed è stata anche la terza volta che è venuto a salutarmi.

Salpare da Vancouver

La nave salpò a mezzogiorno. Quando tornai alla nave, trovai il maestro in piedi da solo a poppa con un nastro di addio in mano, che gli era stato lanciato dai molti discepoli che lo avevano salutato. Quando mi avvicinai a lui, mi porse un fascio di nastro che teneva ben stretto dicendomi “per favore mi tenga un attimo questo” e andò a occuparsi di qualcosa, ma in breve tempo la nave cominciò a muoversi silenziosamente.

Le persone che lo vedevano scendere erano troppo imbarazzate e impazienti per dire un banzai o scattare una fotografia, e io mi sentivo solo dispiaciuto per lui mentre tenevo il nastro. Fortunatamente è tornato prima che la barca potesse muoversi troppo velocemente e tutto si è concluso bene. Più di una dozzina di strisce di nastro rosso e bianco svolazzarono dal pugno sinistro stretto del maestro.

Prese un fazzoletto bianco dalla tasca destra e lo sventolò a lungo e con grande impegno. Il vento al Porto di Vancouver era freddo e le montagne che circondavano la baia si ergevano alte e coperte di neve.

A tavola insieme

Poiché le nostre cabine erano vicine e condividevamo lo stesso tavolo da pranzo, fummo felici di poter parlare tra noi per i tredici giorni fino a Yokohama. I passeggeri di prima classe a bordo erano, oltre a noi due, un ingegnere tedesco, un'anziana signora americana e un giovane commerciante americano, e il viaggio fu tranquillo e piacevole.

Il nostro tavolo era composto dal maestro, dal capitano e dal capo macchinista.  Il maestro alla destra del capitano, io alla sua sinistra e il capo macchinista a destra del maestro, seduto di fronte a me.

La prima sera, come temevo, si presentò alla mensa vestito con il suo kimono con lo stemma, ma dal giorno successivo venne senza cambiarsi.

Quando l’avevo visto (la prima volta, n.d.T.) mi era sembrato molto debole, ma fui sorpreso di vedere quanto fosse in forze. Di solito mangiava il doppio di me, e mangiava bistecche di manzo anche al mattino.

Sembrava molto interessato alla cucina e ordinava ai camerieri di conservare i menu giornalieri, dicendo cose come “da dove vengono questi ingredienti”, “la cucina di questa nave è migliore di quella di altre navi” e “farò uno studio comparativo al mio ritorno”. Al momento della partenza, ha portato in sala da pranzo una bottiglia di salsa di soia in polvere, regalo della nuora del Professor Uzawa, e ci ha incoraggiato a provarla, dicendo che voleva condividere la sua gentilezza con quante più persone possibile.

Quando stava per mangiare un'arancia, lo vidi tirare fuori dal petto un piccolo paio di forbici e sbucciare la buccia bianca, e lo guardai chiedendomi se anche questo fosse il suo modo di usare nel modo più retto il proprio vigore.

Anche se il maestro mangiava in silenzio, dopo il pasto spesso parlava della Conferenza del Cairo, o dei suoi viaggi in Europa in passato, o ancora del periodo immediatamente successivo alla Restaurazione Meiji. Era così interessante che a volte restavamo tutti e quattro a tavola per quasi un'ora dopo cena. Di tanto in tanto aveva la tosse, ma sembrava stare molto meglio dopo due inalazioni al giorno, mattina e sera.

"Alla Conferenza del Cairo mi sono stancato completamente"

Quando l'ho sentito dire: “Alla riunione del Cairo mi sono stancato completamente”, ho ripensato alla sgridata di T a Washington un giorno fa, e ho avuto una sensazione strana. “Non ero davvero in forma fino all'arrivo a Napoli”.

Ricordo che disse: “Le riunioni sono faticose anche se non c'è nulla in ballo, dopo tutto uno è teso anche solo per quello”. È stato interessante ascoltare le notizie sulla conferenza, ad esempio che la Cina aveva chiesto di partecipare alla conferenza come delegata, ma non è stata presa sul serio, e che il delegato austriaco ha perso il diritto di rappresentanza a causa della fusione di Germania e Austria[10] durante la conferenza, il che è stato un peccato.

Disse anche spesso, parlando improvvisamente da solo, “sono sorpreso che tu abbia confermato che la conferenza si sarebbe tenuta in Giappone”.

Ha anche ricordato come, quando comparvero per la prima volta i risciò all'inizio dell'era Meiji, vi salì per tornare a casa da scuola e fu rimproverato da suo padre quando gli disse “sono venuto in macchina, per favore paga”; come, ventenne, fu vicepreside di Gakushuin per diversi anni e lavorò duramente per la riforma; come, dopo essere andato all'estero, lavorò per un po' di tempo al Ministero dell'Istruzione e divenne presto preside di una scuola superiore; come si dedicò all'istruzione per più di vent'anni e come, su richiesta di Zhāng Zhīdòng[11], iniziò a prendersi cura degli studenti cinesi, dicendo: “È come un sogno”, con i suoi occhi gentili che brillavano.  Per una persona come me, nata dopo la guerra russo-giapponese, era come se stessi ascoltando un racconto storico. Anche questo è stato già due, tre giorni fa.

Chiunque, quando va all’estero per la prima volta, rimane facilmente impressionato. Quando ho saputo che, pur essendosi laureato in inglese, non era mai andato prima nel Regno Unito, ma era andato gradualmente in Germania, Francia e Regno Unito, accorciando progressivamente la durata del soggiorno, mi sono guardato indietro e mi sono chiesto se mi fossi “innamorato dell'America” o meno. Mi sono chiesto se avessi preso un “rapimento americano”.

Poiché il capo macchinista era della Prefettura di Gunma, i due hanno parlato di varie cose, come ad esempio della zona intorno a Tanigawa dove il maestro Kanō ha una villa con sorgenti termali. Mi sono state poste domande del tipo: "Cosa sono quei grandi alberi che sono ovunque?", come se li stessi ricordando.

I segreti delle divise contro il mal di mare

La nave era molto robusta. Pochi giorni dopo essere salpati, abbiamo incontrato una tempesta molto forte, e per due giorni interi siamo stati così sconvolti che abbiamo dovuto legare insieme il letto e il tavolo e incastrare il tavolo, ma anche in quel caso ha mangiato come al solito. All'epoca mi dissero anche che la sua forza a bordo era il risultato del suo addestramento.

“All'inizio ero debole, questo non va bene. Che cos'è mai avere il mal di mare? E' un discorso volgare, ma significa vomitare. Se supero la nausea, non mi verrà più la nausea. Pensando così,  quando mi veniva la nausea tornavo in camera e vomitavo, poi mangiavo ancora, vomitavo ancora, mangiavo ancora, finché a un certo punto ho smesso di vomitare.  In altre parole, ho vinto il mal di mare”. Quando ci raccontò il suo segreto, rimasi sorpreso e impressionato dal suo trucco così drastico.

Tuttavia le scosse erano severe, e il capitano era preoccupato che potesse cadere, così ordinò ai cameriere di seguirlo tra la stanza del maestro e la sala da pranzo, ma il maestro lo sgridò ancora e ancora dicendo “non mi seguire, non mi seguire”. La vista di quello che camminava dietro di lui era quasi comica. Era così sicuro del proprio corpo.

Tuttavia, non appena siamo salpati da Vancouver, non ho potuto fare a meno di notare che a ogni pasto contavamo i giorni e aspettavamo con impazienza il nostro arrivo a Yokohama, che era previsto molto prima del previsto arrivo a mezzogiorno del 6 maggio, dato che abbiamo avuto un passaggio molto tranquillo per i primi giorni. Tuttavia, dopo che la nave è stata colpita da una tempesta, a un certo punto si è dubitato che sarebbe arrivata il 6 maggio.

Non potevo fare a meno di preoccuparmi del fatto che continuasse a chiedere al capitano, più e più volte ad ogni pasto, “Di quante ore saremo in ritardo?" E' uno stato d'animo normale per qualsiasi passeggero voler arrivare in porto il prima possibile, e il capitano non sembrava essere particolarmente impensierito, ma io percepivo chiaramente che il maestro non aveva energia nel corpo, senza che ci fosse un punto particolare del corpo, e che il suo spirito si era indebolito

Fu una premonizione infausta. Anche pensandoci ora, non posso fare a meno di provare un senso di terrore e meraviglia. Dalla costa dell'Alaska alle Aleutine, le acque del Pacifico settentrionale erano gelide, pur essendo primavera. Era freddo, al punto che era impossibile camminare sul ponte senza un mantello.

Il 29 aprile, giorno della Festa del Tenchōsetsu, quando tutti uscirono sul ponte per cantare il Kimigayo e levare preghiere per la lunga vita del Sovrano, faceva molto freddo. Lui si è cambiato con gli abiti del mattino ed è uscito sul ponte, ma mi è dispiaciuto per lui perché la cerimonia era già finita. Tuttavia, sapendo che dal giorno prima aveva preso il raffreddore, ho pensato che fosse una fortuna che non dovesse stare troppo a lungo sul ponte.

La tavola del pranzo di quel giorno conteneva un invito al tè del capitano, per la gioia di noi passeggeri. Il maestro suggerì: "Perché non discutiamo una cosa alla volta durante il tè, che è stata la cosa più interessante che abbiamo mai fatto? Scegliamo qualcuno, anche il direttore dell'ufficio, con cui iniziare la conversazione." Era così entusiasta che mi ripeté la sua richiesta tre volte, tanto che andai al tea party cercando di trovare una scusa per rifiutare.

Tuttavia, lì maestro non parlò quasi, non mangiò molto e fu il primo ad alzarsi, quindi io che avevo preso così sul serio la sua proposta per il pranzo non potei fare a meno di trovarlo un po' insolito. Tuttavia, col senno di poi, credo che da quel momento in poi non si sia sentito molto bene. A quel tempo, non pensavo che ci fosse qualcosa che non andava nel suo corpo. Pensai che forse c’era qualcosa che lo aveva turbato.

Quella sera, a cena, era molto felice che metà del viaggio fosse finita, ma sebbene di solito parlassimo sempre con calma dopo i pasti, quella fu l'unica volta che tornò immediatamente nella sua stanza non appena ebbe finito di mangiare. Fu in quel momento che finalmente una sfumatura di dubbio e ansia attraversò le nostre menti. Noi tre rimasti indietro eravamo tutti preoccupati mentre lasciavamo la sala da pranzo.

"Forse si sente male?", furono le parole del capo macchinista. "Sembra che abbia il raffreddore", fu la mia risposta. Come sempre, il capitano rimase in silenzio e rispose: "Hmm, eh sì".

Per la prima volta non partecipò alla mensa.

Quando la nave oltrepassò la linea dei 180 gradi, non era il 30 aprile e la mattina del 1 maggio le vestigia del tempo tempestoso erano finalmente scomparse e il tempo era sereno con una leggera vento forte e l’acqua era fredda come al solito. Quella mattina finalmente non potei affatto vedere l'insegnante nella mensa. Era la prima volta che accadeva da quando eravamo salpati.

All'ora di pranzo abbiamo chiesto al capitano e lui ci ha detto da diversi minuti la (sua, n.d.T.) temperatura si era alzata a trentotto gradi, quindi abbiamo cominciato a preoccuparci seriamente perché il suo corpo era anziano. Nonostante ciò, ci disse che sarebbe andato a tutti i costi alla mensa, e verso le 10:30 ha fatto colazione lì, ma quando ha sentito che aveva rimesso anche quello, ho pregato che non esagerasse.

Cena sukiyaki

Quella sera c’era la cena sukiyaki sul tatami. Quando scesi in sala da pranzo, trovai quattro cuscini sparsi sul tavolo. Sono rimasto sorpreso e ho chiesto al capitano: "Kanō-san, verrà?". Sono rimasto semplicemente stupito nel sentire la risposta: "mi ha detto che lo vuole assolutamente. Pare che non mi ascolti"

Mentre noi tre stavamo cominciando a cucinare, il maestro è stato preso per mano dal cameriere e lo abbiamo visto nella mensa, ma sembrava molto più debole di quando ci siamo incontrati ieri sera, ed era pallido, e mi chiedevo perché mai fosse venuto. Sembrava così smunto e scialbo che ne fui amareggiato.

Disse: "Fa molto freddo", e quando ho guardato il maestro, che era seduto sul materasso con le gambe malferme, ho visto che indossava due strati di vestiti e tremava dal freddo. In retrospettiva, quello non era l’aspetto di una persona vivente.

Non appena ho pensato che avesse consumato una fetta di sashimi, una fetta di carne e anche un bicchiere di nihonshū, ha iniziato ad avere la nausea. La vista (del maestro che, n.d.T.) ordinava a bassa voce al cameriere di portargli un qualche recipiente mentre si sforzava (di contenersi, n.d.T.) era così terribile che non potevo sopportare di guardarlo.

L’atmosfera si incupì leggermente, ma il capitano, insolitamente, cominciò a parlare e ci raccontò la notizia che 80 aerei giapponesi e cinesi avevano ingaggiato una grande battaglia aerea nei cieli di Hànkǒu, e 50 aerei nemici erano stati abbattuti.

Disse anche che c'era stato un ricevimento per l'ambasciatore Nagai al New Grand, che aveva sentito alla radio quella mattina, e che il signor Nagai aveva riferito sulla conferenza del Cairo, ma sono in dubbio se il maestro abbia ascoltato o meno queste conversazioni.

Forse non era in grado di ascoltare ciò che dicevano le persone. Il capo macchinista rimase depresso e silenzioso. In seguito il maestro prese un bicchiere di sakè, delle prugne sottaceto e dell'okayu, ma non mangiò nient'altro. Era anche molto lento nel portare la ciotola alla bocca e, anche quando la raccoglieva (il cibo, n.d.T.) con un cucchiaio, non arrivava a portarlo alla bocca.

Il cameriere gli ha chiesto due volte "torna in camera?", ma lui ha rifiutato con voce sommessa, dicendo “non ancora”, il che è stato così pietoso che non riesco ancora a togliermelo dalla testa. Rimase in sala da pranzo fino a quando non ebbimo quasi finito di mangiare, e poi tornò in camera facendo in modo di appoggiarsi al cameriere. Eravamo persino pieni di compassione per lui, chiedendoci perché si fosse preso la briga di fare una cosa del genere.

Fui sollevato dal fatto che il tavolo del maestro non fosse più preparato dal giorno successivo e che lui avesse cambiato idea sul fatto di essere servito nella sua stanza. Tuttavia, quando venne l'ora del pasto, disse al cameriere “All'andata vado da solo, al ritorno mi accompagni lei, poi si ritiri", ma gli venne impedito (di fare così, n.d.T.).

Poiché aveva fatto male a sforzarsi troppo la sera precedente venendo in sala mensa, il due maggio gli venne una febbre alta prossima ai 40 gradi. Il medico di bordo gli applicò immediatamente un impacco sul petto per prevenire la polmonite e, ovviamente, si aspettò che non ci fossero altri intoppi.

Quindi, pare che le sue condizioni vennero comunicate a Tōkyō con un telegramma. Sentii che, grazie alle cure ricevute, la sua temperatura era scesa a trentotto gradi il giorno successivo, tre maggio, e continuai a pregare con tutto il cuore che potesse in qualche modo tornare a una temperatura normale prima dell'arrivo a Yokohama.

La terza notte di condizioni critiche, cioè ieri sera, gli ingegneri tedeschi sulla stessa nave hanno organizzato una festa e furono invitati tutti coloro che si vedevano ogni giorno in mensa. Il medico di bordo è apparso brevemente per poi ritirarsi subito, ma non mi sapevo che questo (comportamento, n.d.T.) avesse un significato tanto importante.

Il capitano e il secondo non erano di buon umore e la serata era un po' impantanata nella malinconia, così ho cercato di essere allegro da solo, ma non ho potuto fare a meno di sentirmi un po' scoraggiato.

Il capitano e gli altri si ritirarono presto, ed erano passate le dodici quando gli ultimi tre uomini rimasti videro il fondo del vino del Reno e tornarono alle loro cabine. Un cameriere era seduto davanti alla cabina del maestro, lì accanto. Forse il dottore era dentro.

Tuttavia, non lo considerai ancora un problema serio e tornai nella mia cabina, che era fra la stanza del maestro e il bagno, e mi addormentai presto. A quel punto, non avevo idea che le ruote del destino stessero facendo scorrere le ultime ore degli 80 anni di vita del maestro Kanō in questa stanza vicina.

Tuttavia, quando stamattina alle 8:30 sono uscita dalla mia stanza come al solito all'annuncio della colazione e ho salutato il capoufficio davanti all'ufficio, la sorpresa quando mi è stato detto che “il signor Kanō infine se ne è andato” è stata del tutto inimmaginabile. Lui ha detto “infine”, ma a me non è mai sembrato affatto “infine”, perché non avevo idea che la situazione fosse fino ad ora già diventata così grave.

Ero semplicemente stordito da quanto la cosa era improvvisa. Quando, a tavola, vidi gli occhi rossi e le guance larghe non rasate del capitano, non potei che sentirmi mancare la voce al pensiero di tutti i sentimenti che dovevano nascondersi in dietro a quella bocca stretta a fessura.

Sembra che il maestro sia morto come dormendo, senza essere cosciente. Le sue spoglie riposano in pace nella stanza accanto a quella in cui sto scrivendo. Non so nulla dell'organizzazione delle Olimpiadi di Tōkyō. Non so nemmeno perché abbia dovuto fare un viaggio così frenetico senza il suo segretario particolare. Ma so questo. La reputazione nazionale del Giappone sarebbe stata distrutta se le Olimpiadi, che erano quasi certe di venire in Giappone, fossero state impedite dalle macchinazioni di altri Paesi piuttosto che dalla decisione del Giappone di ritirarsi.

Naturalmente Kanō non è l'ha fatto con le sue sole forze, ma il fatto che sia riuscito a venire al Cairo come rappresentante e a concludere con successo la conferenza è motivo di grande soddisfazione per il Giappone e deve essere considerato il più grande risultato del maestro. È una nave che ha intrapreso il suo viaggio inaugurale.

Spero che quando le Olimpiadi si terranno a Tōkyō, saremo in grado di farle in grande stile e di far rimanere l'America e l’Europa a bocca aperta. Quando penso al maestro, partito in missione e sulla via del ritorno, deceduto improvvisamente a soli due giorni dall’arrivo a Yokohama, non possono fare a meno di essere pieno di tanti pensieri.

Io, che per uno strano destino ho trascorso insieme a lui gli ultimi undici giorni della sua brillante vita di ottant'anni, come ho scritto, io che riconosco ora lo scorrere dei miei pensieri, così come sono, nella stanza accanto in cui giacciono le sue spoglie, non posso fare a meno di pregare dal profondo del cuore per il successo delle Olimpiadi di Tōkyō.

La nave sta percorrendo 250 miglia a est di Hokkaidō, trasportando le spoglie del maestro, attraverso una fitta nebbia che si è chiusa sulla sua superficie, e sta correndo verso Yokohama. Il tono luttuoso del fischio, che viene emesso a intervalli, scuote la nebbia nell'Oceano Pacifico settentrionale insieme al suono di onde antiche, come se fosse in lutto per il suo spirito e in amarezza per la sua scomparsa.

Scritto sulla Hikawa Maru la mattina del 4 maggio 1938

 

 



[1] 幣帛 heihaku strisce di carta bianca che ricordano la forma di un fulmine, utilizzare per segnalare la sacralità di un luogo o di un oggetto.

[2] 殿 dono: un termine del giapponese classico per designare qualcuno superiore in grado

[3] 遙拝yōhai indica l’azione di venerare qualcosa a distanza

[4] 天長節 La Festa del Compleanno dell’Imperatore

[5] Forse Anna Louis Strong, giornalista americana in seguito vicina alla rivoluzione comunista cinese a Mao Zedong, ma non c’è modo di saperlo con certezza.

[6] 親しくda 親しい shitashii, “essere in confidenza con”, “sentirsi vicino a…”

[7] l’ultimo insegnamento lasciato in punto di morte

[8] La linea di determinazione del Cambio di Data

[9] 頑張れ sforzarsi, fare del proprio meglio

[10] Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania nazista verificatosi il 13 marzo 1938


Traduzione e note di Emanuele Bertolani

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