Sakuraba Takeshi - Lo Sviluppo del Judo dal Rinnovamento Meiji in poi - 2/3
Introduzione e avvertenze
Sakuraba Takeshi procede con la trattazione iniziata nel capitolo precedenti, illustrando i dettagli della progressione del Kōdōkan jūdō all'interno del sistema scolastico nell'epoca non motu proprio, ovvero in virtù delle proprie superiori qualità, ma in quanto rispondente a una precisa linea educativa e politica. Non sfuggirà certamente al lettore, o alla gentile lettrice, la ricorsività di termini quali popolo 國民 (kokumin) , Stato 國家 (kokka), Sostanza della Nazione 國體 (kokutai), quest'ultimo gravido di significato nella propaganda e nell'ideologia politica giapponese dal Meiji Ishin in avanti. Ci limitiamo a suggerirli come piste di ricerca.
Preghiamo tutti i lettori di voler prendere nota di quanto segue:
- termini giapponesi sono riportati in caratteri antichi, così come si trovano nel testo originale.
- Laddove si è ritenuto di dover aggiungere, nel corpo del testo, una parola sottintesa in originale al fine di chiarire il significato della frase, questa si trova accompagnata dalla dicitura (n.d.T.). Tutte le note al testo sono a cura di Acqua Autunnale e non presenti nel testo originale.
Il testo
Nel presente capitolo si scriverà della manifestazione del jūdō a
livello legale dall’anno Meiji 14[1]
in poi.
L’educazione dell’epoca feudale incentrata sull’ideale della
combinazione delle arti militari e delle arti letterarie[2], la quale non trattava solo la conoscenza necessaria in quanto bushi, ma anche
della completa maturazione dal punto di vista dell’essere umano, andò
temporaneamente perduta con l’avvento dell’Epoca Meiji e delle sue leggi.
Ecco di seguito come avvenne che, giunti all’anno Meiji 44[3],
essa ricomparve, benché in maniera insufficiente, nei regolamenti ufficiali.
Nell’Articolo 24 del Regolamento
Ufficiale della Scuola Normale Superiore si trova scritto:
“Occorre considerare la
ginnastica[4]
come ginnastica, esercizio, gioco e competizione, e inoltre offrire un metodo
didattico. Per quanto concerne gli studenti maschi, all’interno della
ginnastica, è possibile aggiungere (la pratica di) jūdō e kendō.”
Nel Regolamento
Esecutivo per la Scuola Media, all’Articolo 13, si trova scritto:
“Occorre considerare la
ginnastica come ginnastica, esercizio, gioco e competizione, e inoltre offrire
un metodo didattico. Inoltre (ad essa, n.d.T.) possono essere aggiunti jūdō e kendō”
Questo si protrasse a lungo, comprendendo anche il periodo
fino alla riforma del Gennaio dell’anno Shōwa 6[5].
Così, fu naturale giungere alla formulazione di un regolamento ufficiale per
anche per il jūdō e il kendō, divenuti, a seguito del riconoscimento dei loro
meriti, materie cosiddette “volontarie”. E’ però un dato di fatto che si
esercitò in merito, in merito ad essi, una eccezionale prudenza. Nel Programma Didattico della Ginnastica
Scolastica dell’anno Taishō 2[6]
si trovano le seguenti raccomandazioni:
“Bisogna sottolineare
il kendō e il jūdō come forme di addestramento spirituale[7],
benché si dica che il loro tema principale sia l’allenamento fisico e mentale.
E’ necessario astenersi dall’affrettarsi per imparare tutte le tecniche e dal
farne la competizione l’unico obbiettivo”.
Si può pensare che vi fossero forti obiezioni alla mozione
per rendere (il kendō e il jūdō, n.d.T.)
materie curricolari obbligatorie a seguito del fatto che, nello stesso periodo,
l’Autorità del Ministero dell’Educazione suggeriva di essere prudenti al fine
di non “affrettarsi per imparare tutte le
tecniche e fare della competizione l’unico obbiettivo”.
In seguito, fra i materiali didattici[8]
per la ginnastica pubblicati all’interno del Nuovo Programma Didattico per la Ginnastica nell’anno Taishō 15[9],
si trova che
“Il materiale didattico per
la ginnastica comprende la ginnastica, l’allenamento, il gioco e la
competizione. Tuttavia, nella Scuola Normale maschile, nelle Scuole Medie
Maschili e negli Istituti Professionali Maschili è possibile aggiungervi il
kendō e il jūdō”
e nel secondo articolo all’interno del medesimo Programma, “varie attività da praticarsi al di fuori dell’orario di ginnastica”,
: “kendō come gioco e come competizione,
e inoltre jūdō”
Il jūdō viene indicato come cosiddetta materia facoltativa da
insegnarsi all’interno della materia curriculare, e da praticarsi al di fuori
dell’orario scolastico. Quindi, in merito a quale interconnessione si debba
attuare fra il jūdō e gli altri materiali didattici per la ginnastica, nel
medesimo documento, alla voce Raccomandazioni
circa la didattica – 2, si trova la seguente idea:
“Ginnastica,
allenamento, gioco e competizione, jūdō e kendō, poiché hanno ciascuno le
proprie caratteristiche peculiari e concorrono tutti a formare il Sistema dell’
Educazione Fisica[10],
e poiché sono tutti elementi che portano alla completa formazione fisica e
mentale, non bisogna limitarsi selettivamente a uno solo di essi”.
Queste raccomandazioni sul metodo didattico illustrano in
taluni casi raccomandazioni dirette circa ciascuno specifico materiale didattico,
in talaltri raccomandazioni da una posizione generale. Ad esempio:
“1 – L’insegnamento
della ginnastica deve sempre ripromettersi di soddisfare il proprio obiettivo,
con una istruzione adeguata che, invece di affrettarsi vanamente verso
l’acquisizione di tutte le tecniche, pone attenzione allo sviluppo fisico e
mentale di ogni allievo”.
oppure:
“3- Occorrono sforzi
per far comprendere l’importanza, nella ginnastica, dei movimenti educativi a
livello fisico e della loro razionale esecuzione, e inoltre per formare
l’abitudine a che essi vengano costantemente eseguiti”,
o ancora:
“5- Nell’insegnamento
della ginnastica e nella scelta del materiale didattico sarà necessario
prendere in considerazione le circostanze locali, le stagioni, il clima, e ad essi
adattarsi”.
E via seguitando. Ivi, la parola jūdō non viene in particolare
usata direttamente, ma è naturale che esso sia compreso nel discorso. Leggendo la quarta raccomandazione,
“E’ necessario che il luogo di pratica della
ginnastica sia sempre pulito, fare attenzione agli strumenti e al resto
dell’attrezzatura, avere cura del loro impiego e del loro maneggio. Inoltre è
necessario che all’interno dell’ambiente la ventilazione e l’illuminazione
siano sufficienti”,
oggi che abbiamo centri di jūdō e di kendō a sé stanti, può essere facile pensare
all’opposizione dei centri di ginnastica, ma è ragionevole vedere come si sia
fatto in modo che la parola “centri di ginnastica” comprendesse anche i centri
per lo studio del budō. Pertanto questa raccomandazione è a sua volta da vedere
come riguardante anche il jūdō. Quindi, nel Programma
nell’anno Taishō 2, il documento che chiariva gli obbiettivi principali del budō
e quello che successivamente ne esponeva i punti in merito ai quali era
necessario esercitare prudenza erano uniti, ma con la revisione dell’anno
Taishō 15 essi vennero separati, le precauzioni necessarie per la concreta
realizzazione degli obbiettivi principali divennero la prima raccomandazione e
furono estesi a tutta il materiale della materia Educazione Fisica. In
particolare, la decima raccomandazione in materia di jūdō e kendō afferma:
“La competizione di jūdō
e kendō deve attribuire particolare importanza al fisico e non deve in nessun
caso essere vanamente presa per la ricerca della vittoria”.
Inoltre, in merito al jūdō come al kendō, il Programma non indicava nulla di preciso:
“In merito al kendō e
al jūdō, non si indica un metodo stabilito, ma si deve decidere un metodo
adatto e a questo attenersi”.
Non si vedono tracce di molti altri sforzi costruttivi da
parte del Ministero dell’Educazione, una volta ottenuto per legge
l’insegnamento del kendō e del jūdō come materie curricolari e inseritili nel Regolamento Ufficiale, al fin della
diffusione degli stessi.
Venuto tuttavia, negli anni Taishō 14 e 15[11],
sotto l’influenza della guerra e dei disordini in Europa, il periodo in cui in
ciascun Paese si diffuse la voce del “ritornare al proprio Paese”[12],
si fecero di conseguenza grandi le voci per la promozione del budō. Anche nel
Consiglio Imperiale la mozione per la diffusione del budō venne approvata
all’unanimità da entrambe le camere, ma non si era ancora giunti al punto che
ciò si manifestasse tramite una legge.
Il fatto che nell’anno Shōwa 6, all’interno dei Regolamenti Educativi Riformati per ogni
ordine di Scuole Medie, presentati tutti insieme, il Jūdō venne a possedere e manifestare una
reputazione autonoma, è stato esposto nel capitolo precedente.
Il Regolamento Ufficiale della Scuola
Normale Superiore, Articolo 24, riportava, come già in origine:
“L’essenza della ginnastica è far crescere
uniformemente tutte le parti del corpo, far attenere una postura corretta, rendere
forte e sano il fisico, i movimenti agili, educare l’abitudine alla
cooperazione, al rispetto delle regole, a uno spirito vitale, resistente e
perseverante, e far comprendere il metodo per insegnare ginnastica nelle scuole
elementari. La ginnastica deve dare ginnastica, allenamento, gioco,
competizione e inoltre metodo didattico”.
La formula
precedente, “in merito agli studenti
maschi, è possibile aggiungere alla ginnastica kendō e jūdō”, venne emendata
in “si devono aggiungere, per gli
studenti maschi, kendō e jūdō alla ginnastica”, e nel Regolamento di Applicazione degli Ordini della Scuola Media si
trova la medesima sostanza, come segue:
“La ginnastica deve offrire ginnastica,
allenamento, gioco e competizione. A essa possono essere inoltre aggiunti kendō
e jūdō”, la formulazione precedente, venne emendata in “la ginnastica deve
offrire ginnastica, allenamento, kendō e jūdō, gioco e competizione”.
Questa fu una
modifica forse senza precedenti ed è una realtà degna di attenta osservazione,
nella Storia del jūdō. Proviamo dunque a offrire qualche commento.
Abbiamo
illustrato prima come, dopo la grande guerra in Europa, si diffuse in ogni Paese
il pensiero di tornare a sé stessi. Anche i Paesi che si erano uniti, secondo
l’ideale del presidente americano Wilson, nella Società delle Nazioni, non
potevano ottenere la pace e la stabilità solo grazie alle proprie condizioni particolari,
ma avevano tutti necessità di fare preparativi, come se qualcosa facesse
pensare alla condizione di quiete che precede la pioggia montana.
In altre
parole, esternamente le nazioni si erano unite nella Società delle Nazioni, ma
osservando le circostanze interne, come affermò qualcuno,
l’internazionalizzazione era una tempesta fuori del comune, e ciascuna nazione
cercava di evitarla serrando le porte. In questi casi, le nazioni che avevano
ottenuto un buon controllo interno[13]
potevano conservare il proprio futuro, la propria forza e il proprio sviluppo,
ma per quelle che non vi erano riuscite non vi era altra strada che disgregarsi.
Vi sono
diversi punti importanti per il controllo interno, e fra essi è di particolare
rilevanza una nobile tradizione spirituale che trasmetta al popolo quelle
caratteristiche peculiari che il proprio Paese solo possiede, in base a essa
portare avanti l’educazione del popolo, e far sì che questo le si riunisca
intorno. Ciò è a dire che lo Stato attuale non si è sviluppato e non è stato
preservato solo grazie alle persone di oggi. Lo spirito dei nostri
predecessori, attraverso la forza di coloro che sono già trapassati, ha
compiuto metà di quello sviluppo e di quella preservazione. In questo punto si
trova la grande origine del controllo dello Stato, e dunque dello sviluppo
dello Stato[14]. A
ben vedere, è qui che le singole nazioni affermarono di dover tornare a se
stesse, ed è qui che lo hanno messo in atto tramite una educazione che
coltivasse i fondamenti dello sviluppo futuro dello Stato. Fu così per gli
Stati Uniti, per la Germania, per gli altri paesi, in misura maggiore o minore.
Nella nostra
Nazione, a seguito dell’ideale di democrazia[15] nato
come movimento di opposizione alla grande Guerra in Europa, per un periodo il
mondo degli ideali fu sulla bocca di tutti, l’esercito considerato una cosa
barbara, dovunque si aggiravano persone che ritenevano il budō un vestigio dei
secoli passati, e parevano dover travolgere città e campagne. Questo si
protrasse per alcuni anni, ma improvvisamente venne mandato dal Cielo il monito
del grande terremoto dell’anno Taishō 12[16], e
in aggiunta all’instabilità internazionale delle nazioni europee, il pensiero
di tornare a sé si diffuse anche nella nostra Nazione, si ricostruirono
l’educazione elementare e media, e infine si fece pressante e urgente la
richiesta di porre sotto scrutinio e ricostruire l’educazione del popolo.
Pertanto il
governò istituì il Consiglio per l’Amministrazione Civile[17],
raccolse i più autorevoli esperti del Paese, e come risultato di anni di
ricerche ed esami vennero promulgate, nell’anno Shōwa 6, le leggi e i decreti
riformati. Considerando oggi questo punto, si possono scoprire, scritti nei
testi come sangue che stilla goccia a goccia, la destinazione e il modo far
crescere per sempre la nostra Nazione Imperiale, così come l’avevano ambita i
nostri predecessori, bella e pura, e quindi una nazione forte e nobile, e lo
spirito secondo il quale non si potrebbe forse in tal modo prodigarsi per il mondo[18].
Per cominciare,
come afferma il Sommario dell’Educazione
degli Allievi nei Regolamenti Ufficiali della Scuola Normale Superiore:
“1 – si considera particolarmente importante, per
coloro degni di essere chiamati insegnanti, di avere uno spirito ricco di
lealtà verso il proprio Sovrano e verso la propria Patria. E’ pertanto
necessario promuovere chiaramente la morale della devozione al sovrano e della
pietà filiale verso i genitori come ideale confacente al popolo.”
All’inizio, si
richiede “uno spirito ricco di lealtà
verso il proprio Sovrano e verso la propria Patria”. Quindi, il sommario e
il programma di ciascuna materia chiariscono esattamente il significato di
lealtà verso il Sovrano con parole minuziose per l’incoraggiamento dello
spirito di amor di Patria, ma tralasciando di descriverle una per una,
cerchiamo invece di indagare questo significato in base ai Regolamenti Ufficiali Riformati della Scuola Normale Superiore.
Cominciamo con
lo spiegare le ragioni per le quali fu necessario riformare i Regolamenti Ufficiali della Scuola Normale
Superiore, che sono le seguenti:
“Le recenti tendenze sociali costituiscono un
compito urgente per l’Educazione del Popolo, pertanto, senza smettere di
richiedere la formazione di docenti qualità ancora superiore, vi è questa volta
una importante delle sezioni principali dei regolamenti ufficiali, in quanto si
apportano numerose modifiche alla quantità degli anni di formazione, al sistema
delle materie, al contenuto dell’insegnamento etc.”
Quindi, di
seguito si trova scritto:
“In quanto al contenuto delle materie di studio, non
sono pochi i punti riformati. Per citare quelli principali, rispetto al
passato, al fine di coltivare un maggiore spirito di popolo, ci si aspetta di
rendere manifesto il concetto di kokutai
nell’addestramento fisico e morale[19],
rendere determinata la fede etica[20]
e far abbracciare una visione della vita umana giusta ed equilibrata[21].
Si è deciso di:
- In Lingua Nazionale e kanbun[22], moltiplicare i materiali che contribuiscono
alla coltivazione dell’essenza del popolo[23]
- In Storia, ridurre la storia dei paesi stranieri
e approfondire ulteriormente la storia nazionale.
- In Geografia, nella geografia straniera, e in
particolar modo per quanto riguarda governo, economia, industria e trasporti,
valutare quelle zone che hanno un più vicino rapporto con la nostra nazione e
contribuire a promuovere la consapevolezza popolare.
Inoltre, tramite ciascuna materia, ci si aspetta,
oltre al rendere l’insegnamento utile e adeguato alla vita pratica, di far
compiere sforzi verso la crescita e la comprensione della forza del cuore e
della mente[24]”
E’
naturalmente chiaro quale sia il messaggio inteso.
“Si deve educare gli allievi osservando
ulteriormente i Regolamenti
Riformati della Scuola Media, nel primo
capitolo, al sommario l’insegnamento agli studenti, primo articolo, e in
particolare gli argomenti di cui di seguito.”
Quindi, per
quanto riguarda questi argomenti, eccone i quattro articoli:
“1- Sulla base degli scopi e dei propositi del Rescritto Imperiale sull’Educazione[25]”, ci si deve aspettare che venga condotta
una educazione virtuosa a partire dall’educazione delle scuole di ogni ordine, che
gli allievi vengano guidati sulla base della pratica, e in particolare ponendo
attenzione alla coltivazione della virtù del Popolo, che si facciano
comprendere i principi basilari della fondazione della nostra nazione e della
nobiltà del nostro kokutai, si
renda chiara la grande causa della
lealtà e dell’amore filiale e ferrea la fede in essa.”
2- Occorre sforzarsi di coltivare i concetti di
onorare la responsabilità e rispettare la collaborazione, di allevare
l’abitudine ad amare il lavoro, di crescere uno spirito autonomo e indipendente
3-Postisi l’obiettivo della più grande
realizzazione fisica e mentale, ci si deve aspettare di crescere un intelletto
utile e adeguato alla vita sociale, senza sistematicamente indugiare invano in
qualche disciplina specializzata.
4- Si deve avere l’intenzione di rendere robusto il
fisico degli allievi, e insieme addestrarne lo spirito e crescerne la natura[26]
generoso della gioventù”
E’ naturale
che vi siano punti differenti in merito al senso della riforma della Scuola Normale,
ma il senso della riforma concernente il contenuto dell’insegnamento delle
materie di studio è del tutto uguale, e in conclusione ci si aspettava la
realizzazione dell’oggetto principale dell’educazione comune superiore, e
tramite essa una coltivazione del popolo solida e di alto livello.
In ciascuna
scuola superiore e in ciascuna scuola media, quelle riforme vennero progettate
in base all’ideale dello Stato Eterno, ma all’interno di quelle riforme vi è un
punto al quale dobbiamo prestare particolare attenzione: in questa riforma, la
materia del jūdō divenne obbligatoria. Il senso del passaggio è come segue:
“Il kendō e il jūdō sono stati resi materie
obbligatorie all’interno di Educazione Fisica. Poiché kendō e jūdō sono stati
riconosciuti come budō unici della nostra Nazione adatti a coltivare uno
spirito popolare sobrio e austero e ad addestrare il corpo e lo spirito, sono
stati pertanto resi entrambi obbligatori”
In aggiunta a
quanto sopra, naturalmente il budō divenne obbligatorio anche nelle scuole
pratiche commerciali, agricole e industriali. Ciò si trova scritto
esplicitamente nei Regolamenti Ufficiali
degli Istituti Tecnici, all’Articolo 10, nei Regolamenti Ufficiali degli Istituti Agrari, all’Articolo 8, nei Regolamenti Ufficiali degli Istituti Commerciali,
all’articolo 8, nei Regolamenti Ufficiali
delle Scuole di Marina Mercantile, all’Articolo 7.
Il passaggio
seguente lo mostra con nettezza:
“Benché la riforma degli Istituti Tecnici e pratici
precedette quella della Scuola Normale,
delle scuole Medie e delle scuole
Elementari, essendo stata varata nell’anno 5 Shōwa[27],
non c’è bisogno di dire che anche questa venne dall’obiettivo di crescere
individui di importanza capitale per il bene dello Stato.
Poiché l’obiettivo dell’educazione media tecnica è
coltivare individui di importanza capitale dedicandosi a lavori produttivi, non
basta insegnare solo conoscenze e abilità professionali, ma prestando sempre
attenzione alla formazione dell’individualità e alla coltivazione del senso
comune, è indispensabile compiere sforzi per fornire l’educazione necessaria a
un popolo saldo e a cittadini probi.”
Così, come
descritto sopra, tramite il senso della riforma dell’educazione media, il jūdō
divenne materia obbligatoria nell’educazione media, allo stesso tempo venne
insegnato in numerosissime scuole elementari, associazioni giovanili e scuole
superiori, talvolta come allenamento libero, talvolta come materia curriculare,
al punto che oggigiorno non c’è praticamente, in tutto il paese, istituto
educativo nel quale esso non venga insegnato.
Fino alla prossima volta
Acqua Autunnale
gasshō _/\_
[1]
1881
[2]文武兼備 bunbu kenbi, una formulazione alternativa del
più noto bunbu ryōdō 文武両道
[3]
1911
[5]
1931
[6]
1913
[7]
精神的訓練 seishin teki kunren, in questo contesto, il significato è vicino
all’idea di “psicologico”.
[8]
教材 kyōzai,
non necessariamente “materiale” in senso tangibile, ma anche di attività.
[9]
1926
[10] 體操 taisō
nel testo originale, ma usato, come spiegato nella nota 4, per intendere la
materia scolastica “Educazione Fisica”.
[11]
1925-1926
[12]
自國に帰れjikoku ni kaere,
letteralmente “torna al tuo proprio paese!”, utilizzato per esprimere l’idea
dell’isolazionismo.
[13]
内の統制 uchi no tōsei, letteralmente “controllo, regolamentazione, comando”
(統制) dell’Interno (内)
[15]
デモクラシーの理想 demokurashii no risō. Demokurashii
è uno dei rarissimi esempi di katakana del testo originale, il cui impiego in
questo caso è da intendersi al fine di evidenziare l’estraneità del concetto
alla sensibilità giapponese, che vi contrappone i termini kokka (Stato) e kokutai (Sostanza
della Nazione, Ordinamento dello Stato), scritti in kanji. Risō è affine al significato di utopia, dunque a qualcosa di
irrealizzabile all’atto pratico. In sostanza, Sakuraba sta affermando che l’utopia
democratica, pur temporaneamente sulla bocca di tutti, non poteva durare nella
nazione giapponese, che era destinata a ben altro. (N.d.T.)
[16]
Il Grande Terremoto del Kantō del 1 Settembre 1923.
[17]
文政審議會 Organo consiliare con potere deliberativo attivo tra
il 1924 al 1935. Produsse 12 rapporti in merito a questioni relative
all’educazione.
[18]
以て世界に奇與する所あらしめんかと云ふ精神
motte sekai ni kiyo suru tokoro
arashimen ka to iu seishin, letteralmente: “lo spirito che dice: non c’è
forse modo, così, di prodigarsi per il mondo?”. Da notare l’uso virile della
grammatica classica arashimen ka? in
luogo del moderno nai de arimashō ka?
[19]
修身shūshin ,
letteralmente “correggere il corpo”, indica la correzione delle proprie azioni
attraverso il controllo del proprio corpo.
[20]
道徳的信念 Fede non religiosa, ma nell’etica confuciana
sintetizzata nei principi di lealtà al Sovrano e amore filiale verso i
genitori.
[22]
漢文 testi redatti in cinese classico
[24]
心力の啓培 shinryoku no keibai . 啓培è l’abbreviazione
di啓發培養 keihatsu baiyō,
cioè “coltivare e aprire la conoscenza”. 心力 è la forza (力) del 心, che assomma i concetti di “mente” e “cuore”.
[25]
教育に關する勅語Documento promulgato il 30 Ottobre 1890, che
gettava le basi pragmatiche e ideologiche del sistema educativo giapponese.
[26]
気風kifū,
[27]
1930
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