Kano Jigoro - Patriottismo (1910)


Kanō Jigorō - Patriottismo


Quanto segue è la traduzione del capitolo Aikoku (Patriottismo) tratto dal volume Seinen shuyōkun di Kanō Jigorō. Questi lo pubblicò presso la casa editrice Dōbunkan il 30 dicembre 1910. Il mese successivo venne inserito nel catalogo della biblioteca dell’Università Imperiale di Tōkyō, la stessa presso il quale il Maestro Kanō si era laureato.

Al testo in italiano segue un breve commento, mentre l’originale giapponese è reperibile in calce.
Questo inedito viene pubblicato con la speranza di poter contribuire costruttivamente alla costruzione di una conoscenza autentica e fattuale del pensiero del Maestro Kanō, non esclusivamente relativa all’ambito judoistico.

Patriottismo

Il segnale che ispirò il morale, issato sul punto più alto del mastio della nave ammiraglia dall’ammiraglio Tōgō, in occasione della battaglia di Tsushima, era: “l’ascesa o la caduta della Nazione Imperiale dipendono da questa azione. Che tutti si impegnino ancora di più nella battaglia”. Il segnale che Nelson issò nella battaglia di Trafalgar era: “l’Inghilterra si aspetta che ogni uomo faccia il proprio dovere”. Nelson fra principalmente riferimento al concetto di dovere, l’ammiraglio Tōgō fa subito riferimento al patriottismo dei nostri comandanti e dei nostri soldati. Entrambi, tramite parole diverse, giungono infine al medesimo obiettivo, e tuttavia si può pensare che manifestino le caratteristiche peculiari di ciascuno dei due popoli.
Dire “la Nazione Imperiale” si accompagna nel nostro popolo a un sentimento supremo e incommensurabile, che è del tutto impossibile per gli altri popoli poter concepire. L’espressione “Nazione Imperiale” ha un significato diverso dalla mera astrazione di “Stato”. Ha il significato nel nostro Stato, che reca tremila anni di storia senza macchia[1] nell’abbraccio del sovrano e del popolo, nell’amore del sovrano e nell’affetto del suddito, volti alla linea imperiale ininterrotta[2] sin dalla lontana Epoca dei Kami. Un kokutai la cui dignità è unica al mondo, uno Stato, il più antico al mondo, il cui destino di prosperità si rinnova giorno dopo giorno: concetti come questi sono in verità gli elementi fondamentali che costituiscono il sentimento di patriottismo del nostro popolo.
Naturalmente qualsiasi popolo, se per ipotesi dovesse riunirsi e costituire uno Stato, non potrebbe non possedere lo spirito patriottico, e tuttavia, poiché il nostro kokutai è unico al mondo, anche il patriottismo del nostro popolo possiede una classe che è unica al mondo.
Un intellettuale russo, discutendo delle cause dello scontro nel corso della guerra russo-giapponese degli anni 7-8 dell’Epoca Meiji[3], ritiene che la Russia non sia affatto inferiore al Giappone in materia di armamenti. Afferma invece che ciò che ha sconfitto la Russia è il fatto che il patriottismo del popolo russo è stato colpito e sopraffatto dal patriottismo del popolo giapponese.
La sua critica arriva proprio al punto centrale: non c’è dubbio che la principale ragione della nostra vittoria sia precisamente la presa di coscienza da parte del nostro popolo della propria missione nell’Asia Orientale, la coesione nazionale per un unico obiettivo[4], la concordia fra superiore e inferiore, il dedicare coraggiosamente la propria vita e le proprie risorse (all’obiettivo, n.d.T.).
Un intellettuale ha detto che la rapidità del progresso del nostro paese negli ultimi decenni è senza paragoni al mondo. Naturalmente, osservandolo dall’esterno senza conoscerne le condizioni interne, questo può senza dubbio sembrare un fatto singolare nella Storia occidentale come in quella orientale, tanto passata quanto recente. Tuttavia, quando si sappia che alla base di tutto questo è all’opera un patriottismo la cui eccellenza è ineguagliabile al mondo, considerarlo appena singolare è insufficiente.
All’epoca dell’Apertura del Paese[5], la nostra Nazione era notevolmente arretrata rispetto alla civiltà del XIX secolo. Tuttavia, il patriottismo del nostro popolo non si è accontentato di pregare inutilmente di superare gli altri. Il nostro popolo ha cercato, con uno sforzo oltre la ragione, di portare la nostra Nazione Imperiale in una posizione di prima classe al mondo. Questa è la ragione principale per la quale essa ha aperto, con forza simile a quella del sorgere del sole, l’epoca del buon governo Meiji, e il motivo per il quale continua ancora oggi a svilupparsi nel mondo, con il vigore del Rinnovamento. 
Il patriottismo di coloro che fanno parte del popolo è dunque la vita del nostro Stato, e il destino della nostra Nazione, la sua prosperità o la sua decadenza, si accompagnano all’ascesa o al declino del patriottismo del popolo. Noi dobbiamo essere determinati a crescere questo spirito più profondo e più intenso.
Nelle complesse condizioni del mondo di oggi, vi sono anche alcuni che traviano la gioventù, mettendo in pratica ogni sorta di ideologie, ora negando la vita del popolo, ora facendo discorsi eccessivamente severi come per esercitare addirittura una influenza negativa sul nostro kokutai, ma tali ideologie sono errate. 
Esse danneggiano lo Stato e non possono in alcun modo favorire il progresso del genere umano. La nostra razza e la Nazione Imperiale condividono assolutamente lo stesso destino. Non si può che affermare che il senso di tutta la nostra vita risieda nell’amare la Nazione Imperiale. Il principale elemento del patriottismo è far crescere ulteriormente la prosperità dello Stato.
Per non rimanere indietro di nemmeno di un passo rispetto al progresso delle altre nazioni, è assolutamente necessario non essere dietro ad altri, sia nell’arte che nell’educazione, nel commercio come nell’economia.
Il popolo, sulla scena del mondo, deve agire fieramente, e ad ogni costo non soffrire di fiacchezza contraria all’etica, o di ingiustificati fastidi. Deve, sia nel mondo spirituale che nel mondo materiale, portare avanti fieramente un progresso luminoso, avendo come ideale l’ombra della gloria del sole nascente[6].
Come si stanno muovendo le condizioni del mondo attuale? Senza dubbio verso la pace, ma quella pace è una pace ampiamente in armi. Una volta che l’equilibrio internazionale venga infranto, le nazioni giungono a massacrarsi l’una con l’altra. Benché lo si dica un tempo di pace, la competizione è sempre in atto in ogni campo. L’espansione del potere dello Stato e l’amministrazione economica tramite ciò che va a beneficio dello Stato vengono portati avanti senza posa.  
Politica, economia, arte, e forse tutti elementi necessari alla costituzione di uno stato, hanno tutti, direttamente o indirettamente, a che fare con la prosperità o la decadenza internazionali. È il principio della competizione.
L’ammonirsi e l’incoraggiarsi a vicenda, questo è ciò che è deve confarsi al nostro popolo.
Qui si può argomentare che vi siano due strade diverse per il nostro patriottismo, e cioè il patriottismo in tempo di pace e il patriottismo in occasione dell’emergenza. Il patriottismo in tempo di pace consiste nello svolgere ciascuno il proprio dovere con il massimo impegno, nello spirito dell’appartenenza al popolo. Si può anche spiegare immediatamente lo svolgere il proprio dovere con il massimo impegno come patriottismo in tempo di pace, ma ciò non è assolutamente sufficiente. A questo deve aggiungersi “con lo spirito del patriottismo”. Ad esempio, quando gli imprenditori si applicano assiduamente per produrre ricchezza, possono farlo anche per interesse personale. Solo perché in famiglia possiedono innumerevoli ricchezze, non per questo li si può chiamare patrioti. Cose come danneggiare la fiducia di un compatriota utilizzando espedienti ingiusti nel commercio internazionale o tramare l’evasione fiscale tramite mezzi vili, anche se rendono milionari, non solo non dimostrano amore verso la nazione, ma la danneggiano.
Coloro che tramite mezzi leciti creano ricchezza, che in tempo di pace si accollano per quanto possibile le spese di costruzione (delle infrastrutture, n.d.T.), che nell’eventualità di un’emergenza proseguono intendendo provvedere alla spesa nazionale rispondendo alle offerte di titoli di Stato da parte del Governo[7], costoro possono per la prima volta essere chiamati patrioti.
Va da sé che coloro che rivestono cariche pubbliche o pubbliche funzioni presso lo Stato devono, avendo il patriottismo come obiettivo, dedicarsi con zelo a compierne i doveri. Anche quando gli operai fanno muovere il martello sul posto di lavoro, è necessario che a ciò si applichino, tenendo sempre la mente rivolta al patriottismo, sapendo che lo svolgere questi doveri ha a che fare con il progresso o la decadenza del destino della nazione. E’ così anche per gli studenti che si impegnano nello studio, i quali devono studiare giorno e notte, tenendo a mente che dovranno sostenere il destino glorioso della onorata nazione dei propri antenati in qualità, un giorno, di futuri cittadini. 
Quando si considera quanto sopra, perfino sforzarsi di praticare attività fisica senza eccedere nel bere e nel mangiare arriva ad avere un significato molto importante in relazione non solo alla salute individuale, ma alla forza della nazione. Anche impegnarsi in una sola lezione, anche compiere un solo gesto buono, tutto questo è correlato al destino della nazione.
Guidare gli amici sulla via della rettitudine significa migliorare tutto lo Stato. Tentare un amico significa danneggiare tutto lo Stato. Coloro che, dando voce al patriottismo con la bocca, infrangono la morale trascurando il proprio corpo e il proprio cuore, danneggiano lo Stato.
Così, se si estende il significato di patriottismo e vi si riflette, si può capire che ciò che lo riguarda non si ferma al solo dovere del singolo membro del popolo, e che neppure una delle sue azioni può essere disordinata e avventata.
Ad esempio, il deflusso di somme enormi di denaro per l’importazione dall’estero di generi come zucchero, tabacco, alcolici e altro è in crescita anno dopo anno. Se il popolo facesse mostra di virtù, controllando il lusso ed evitando gli eccessi, con quel denaro si potrebbero facilmente edificare scuole o costruire corazzate.
Se si prendessero precauzioni per non sprecare nemmeno un foglio di carta occidentale o una matita di quelli che usano gli studenti, ciò sarebbe non solo pietà filiale[8] nei confronti di genitori e fratelli maggiori, ma anche, indirettamente, amore per lo Stato. In altre parole, il patriottismo non corrisponde solamente allo stringere i denti e i pugni[9] nelle situazioni di emergenza o quando l’emozione ha il sopravvento. Anche nelle parole e negli atti, nell’azione e nell’inazione della vita quotidiana, se non ci si attiene a un patriottismo che si traduce in comportamenti onesti e probi, i comportamenti malvagi e offensivi non possono che recare danno allo Stato. 
Io spero che il popolo, senza dimenticare nemmeno per un momento quanto sopra, rechi veramente beneficio allo Stato mettendo concretamente in pratica quel patriottismo che afferma a parole.
Coloro che si vantano pontificando del proprio patriottismo, coloro che si atteggiano a patrioti, non lo sono affatto. Piuttosto li si dovrebbe chiamare parassiti fra i veri patrioti, si dovrebbe commiserarli.
Qualora si presenti una situazione di emergenza, il popolo deve dimostrare lealtà e coraggio ardenti, levarsi come all’unisono, e fare tutti gli sforzi possibili fino al raggiungimento di una armoniosa cooperazione. Non dobbiamo perdere neanche un metro, neppure un centimetro dei territori[10] della nostra gloriosa Nazione Imperiale.
Sopportare anche solo minimamente l’umiliazione della maestosa autorità del nostro Stato è imperdonabile.
Se lo Stato, postosi un obiettivo, comincia ad agire, per quanta ostinata resistenza si debba soffrire, per quanti disagi si debbano superare, bisogna senz’altro prefiggersi il raggiungimento dell’obiettivo, senza timore e senza arrendevolezza, con perseveranza indomabile.
All’atto di partecipare a una guerra, è predeterminato chi vi prenderà parte, ma “un popolo – tutti soldati” è il grande spirito del nostro sistema militare nazionale. Le persone devono dare importanza alle cose militari, impegnarsi per sostenere i militari che partono per il fronte, e in tal modo elevare il prestigio nazionale.
Vi sono numerosi splendidi esempi che illustrano queste cose, sia durante gli anni della guerra del 1904-5 che nel dopoguerra, pertanto i giovani, al fine di non doversi vergognare rispetto a questi anni, devono prendere coscienza di queste cose a partire dai giorni di pace, e addestrare il proprio spirito e il proprio corpo.
Una parola di ammonimento che si deve aggiungere: nel patriottismo in tempo di pace e in tempo di emergenza, le azioni patriottiche devono sempre essere precedute da una accurata riflessione sulla loro esecuzione. Anche se quell’impulso nasce dal patriottismo, è possibile invece che il risultato di una azione non meditata danneggi lo Stato.
Darsi delle arie e insultare gli stranieri non è assolutamente patriottismo. Riflettere su se stessi, correggere il comportamento aumentandone la distinzione, divenire tali da ricevere il rispetto degli stranieri, questo è vero patriottismo.
Bisogna inoltre esortare fermamente a non causare dispute internazionali facendo di pettegolezzi passeggeri qualcosa di radicale e avventato, e inoltre a non turbare la disciplina dello Stato con atti ciechi e sconsiderati, poiché il risultato sono sudditi che danneggiano lo Stato e il tessuto sociale.
Non c’è dubbio che se si studia in proprio[11] la bellezza del nostro kokutai e del nostro popolo, si dibatte, riflettendo accuratamente, per trovare le vie più giuste ed equanimi in periodo di pace e di emergenza, e in questo modo si compie ogni sforzo possibile, il destino della nostra nazione sarà per sempre radioso e spanderà luce nel mondo della virtù.

(Seinen shuyōkun, pp.382-393, Dōmonkan, Tōkyō 1910)


Analisi

Data l’eloquenza del brano, il commento si limiterà a sintetica discussione dei punti salienti e degli elementi potenzialmente meno facilmente accessibili al pubblico non specialista.

In primis, il capitolo è intitolato 愛國, che si traduce con patriottismo ma che significa letteralmente “amore per il proprio paese”. L’incipit è, dal punto di vista del Maestro Kanō, un fatto di storia recente, cioè la schiacciante vittoria nella battaglia navale di Tsushima, che conclude la guerra russo-giapponese. Da qui, il Maestro prende le mosse per confrontare il Giappone e l’Inghilterra in base al messaggio che i rispettivi ammiragli diramarono prima delle battaglie decisive, la già citata Tsushima e Trafalgar (1805). Un dettaglio che può sfuggire riguarda proprio gli appellativi riservati a Tōgō e a Nelson: mentre questi è “solo” Nelson, quello è detto propriamente “ammiraglio”. Non si si tratta di una svista, ma di un preciso disegno volto a organizzare i due termini in senso gerarchico. Una cosa simile accade sovente, anche ai nostri giorni, quando i media trattano di personalità straniere, come nel caso del presidente coreano Park, il quale, ucciso a bruciapelo dal capo del proprio servizio segreto, ebbe la notizia riportata con un laconico “un uomo spara a Park”, omettendo il titolo di “presidente”.
L’equivalenza Trafalgar-Tsushima rivela una volta di più la fondatezza della meritata fama di polimata del Maestro Kanō, anche se, a ben vedere, la battaglia di Trafalgar fu una battaglia difensiva volta a impedire l’invasione dell’Inghilterra da parte della Francia napoleonica, mentre Tsushima fu il culmine di una guerra offensiva condotta dal Giappone, seguito di una precedente guerra, parimenti vittoriosa, contro l’Impero Cinese (1894-1895)

Il Giappone è sempre denominato wa ga kuni 我が国oppure kōkoku 皇国, mentre le altre nazioni sono semplicemente “kuni ”, il che le rende implicitamente inferiori in quanto rette da un sistema di governo inferiore tanto per longevità che per lignaggio: i governi delle altre nazioni non possono vantare né tremila anni di storia "senza macchia", né una linea di discendenza imperiale ininterrotta. Si inserisce quindi un primo elemento di un sistema che gerarchizza la differenza fra il Giappone e il resto del mondo, subordinando questo a quello. Il Maestro Kanō confronta indirettamente la Gran Bretagna, all’epoca alleata in base la Trattato del 1902, e il Giappone, determinando la superiorità di quest’ultimo non solo in base al fatto che esso non ha ancora subito una invasione riuscita, mentre l’Inghilterra venne invasa e conquistata nel 1066 ad opera di Guglielmo il Conquistatore, ma soprattutto grazie alla pseudostorica origine superna della linea imperiale e l’effettiva esistenza dell’Epoca dei Kami, che il testo assume come corrette. Il Maestro passa quindi a esplicitare il fondamento filosofico della sua tesi, facendo ricorso alla propria formazione confuciana e menzionando puntualmente quell’organizzazione rigorosamente gerarchica della famiglia, e dello Stato in senso lato, concepita da Confucio come una successione di rapporti binari fra un termine superiore e un termine inferiore.

L’unicità dello Stato giapponese è data dalla combinazione di: a) antichità del regime b) immutatezza della linea imperiale c) diretta discendenza da Jinmu Tennō, a sua volta primo discendente terreno della Kami Amaterasu Ōmikami. Questo lo rende unico e, più importante, naturalmente superiore. La logica conseguenza è il facile sillogismo secondo il quale l’unicità dello Stato nella quale vive il popolo produce in quel popolo un patriottismo unico al mondo. In tal modo, la superiorità verso tre dei principali imperi dell’epoca è sancita in pieno: l’impero cinese e quello russo sono stati sconfitti in battaglia con le guerre del 1894-95 e 1904-05, quello inglese, benché alleato, viene superato per dignità e maestà. Si delinea una struttura precisa: lo Stato è tale in quanto Nazione Imperiale, dal che la sua unicità. Il fatto che la superiorità derivi dalla presenza del tennō fa sì che l’ideologia fondamentale sia gerarchica e verticale invece di egalitaria e orizzontale. La vita dello Stato è il popolo e l’azione del popolo è il patriottismo, il quale consiste nell'amare e servire lo Stato, cosa che è a un tempo negazione del valore e rifiuto dell’individualismo, subordinazione della vita dell’individuo alla vita dello Stato, e aderenza al darwinismo sociale. La cooperazione e la prosperità possono esistere, ma non su un piano di parità, perché la legge della competizione, propria del capitalismo, l’ordine sociale propugnato dal confucianesimo prevedono che vi siano rispettivamente vincitori e vinti, superiori e inferiori, organizzati in un sistema piramidale.

Un passaggio ideologicamente importante menziona la “missione in Asia Orientale” del quale il popolo giapponese ha preso coscienza. L’espressione rientra nell’idea del Pan Asianismo 汎亜細亜主義, propugnato fra gli altri di Kita Ikki e Ishiwara Kanji, che si evolverà poi nella Sfera di Co-Prosperità dell’Asia Orientale, a sua volta una astuta risposta ideologica che coniuga il genuino desiderio di spezzare la presa delle potenze coloniali in Asia con la giustificazione filosofica fornita dal confucianesimo nel motto keiseizaimin 経世済民, letteralmente “governare/sottomettere la nazione/il mondo”, “salvare/soccorrere il popolo”. Si depreca lo spreco di denaro, specialmente per merce di importazione che provoca l’uscita del denaro verso l’estero, e lo si raffronta con ciò che si potrebbe ottenere: educazione (scuole) e imperium (forze armate, in particolar modo marina da guerra). Vi è qui un esplicito riconoscimento del valore della forza militare come strumento della politica nazionale e internazionale. Sostenere attivamente il paese in tempo di guerra è parte integrante del patriottismo, che è definita come la virtù cardine del popolo giapponese e concretizzato nel servizio alla Nazione Imperiale.

Ricorre il grande tema dell’educazioni fisica come medium per l’educazione etica e spirituale, ma ecco la frattura: lungi dall’essere quell’anelito alla pace universale e all’uguaglianza che altri vorrebbe, è invece chiaramente volto alla formazione e al mantenimento di una forma fisica atta all’espletamento del dovere patriottico nelle sue declinazioni in tempo di pace e in tempo di emergenza, cioè di guerra. Con la Costituzione Meiji del 1899 il servizio militare divenne obbligatorio per tutti i maschi abili, fatti salvi gli studenti che beneficiavano di determinate agevolazioni. Le res militaris sono dunque, in primo luogo, un dovere costituzionale, e in secondo luogo un mezzo per “elevare il prestigio nazionale”. Dunque la guerra, specialmente contestualizzata all’interno del Pan-asianismo e del keiseiminsai, non solo non è da avversarsi, ma da contemplarsi. La preparazione del corpo e dello spirito è finalizzata al non essere da meno delle generazioni precedenti rispetto alle gesta di queste, al fronte o in patria, nel corso delle guerre del decennio 1894-1905.
I territori citati nel testo, che vanno sotto il nome di ryōto 領土, letteralmente “le terre possedute”, non sono le isole del Giappone, ma quei territori che il Giappone aveva ottenuto dai trattati di pace successivi alle due guerre della decade 1894-1905, e precisamente: la cessione di Taiwan, delle Isole Penghu, della Penisola del Liaodong (poi restituita ob torto collo ) e della Corea dalla guerra sino-giapponese, la cessione della Penisola del Liaodong e dell’Isola di Sakhalin (similmente restituita per metà) dalla guerra russo-giapponese. Questi territori, prima indipendenti o tributari dell’Impero Cinese sotto la Dinastia Qing, divengono di fatto colonie giapponesi, che si sostituiscono alla dominazione occidentale.

In mancanza di riferimenti certi all’interno del testo, è difficile dire esattamente a che cosa si riferisca il Maestro Kanō quando parla di “sopportare anche solo minimamente l’umiliazione della maestosa autorità del nostro Stato”. E’ possibile fare delle ipotesi plausibili sulla scorta delle vicende storiche dell’epoca. La vittoria nella guerra sino-giapponese venne offuscata dal Triplice Intervento del 23 Aprile 1895, con il quale Francia, Germania e Russia obbligarono il Giappone a retrocedere dalle conquiste del Trattato di Shimonoseki rendendo il Liadong alla Cina, solo per vederlo appropriato subito dopo dalla Russia. Il fallimento della negoziazione turbò l’opinione pubblica giapponese e facilitò il diffondersi dell’idea chiamata 臥薪嘗胆 gashinshōtan, cioè il sopportare dure privazioni al fine di garantire il successo della vendetta. Nel contesto della politica anteguerra, questo si traduceva nell’intensificazione dell’industria pesante e delle forze armate, in special modo la marina, il che trova direttamente eco nel testo del Maestro Kanō. Da questo punto di vista, la disastrosa sconfitta della Russia, la riconquista del territorio perduto oltre alla cessione di ulteriori possedimenti in zone chiave della Manchuria sembrerebbe l’epitome della vendetta e la risposta all’offesa subita nel 1895. Tuttavia, lo stesso giorno in cui venne firmato il trattato di Portsmouth, il 5 settembre 1905, a conclusione della guerra Russo-giapponese, scoppiarono in risposta i Disordini di Hibiya, nel corso dei quali circa 30.000 persone protestarono a Tōkyō contro quella che, a seguito della censura governativa sulle informazioni circa l’impossibilità di sostenere economicamente una guerra prolungata e le difficoltà logistiche derivanti dall’eccessiva frammentazione delle forze giapponesi sul Continente, pareva una resa alle potenze occidentali. I negoziatori giapponesi si erano viste respinte le richieste di indennizzo monetario da parte della Russia, e imposta la restituzione della metà settentrionale dell’Isola di Sakhalin.

Si trova scritto altrove che il Maestro Kanō seppe "maturare e difendere pubblicamente una posizione pacifista e internazionalista controcorrente". 
Una riflessione in merito di sembra all'ordine del giorno.

Siamo, come sempre, ben felici di ospitare ogni sorta di commenti, in special modo delle contestazioni circostanziate. 

Fino alla prossima volta
Acqua Autunnale
gasshō _/\_

Note al testo


[1] Tratto dalla Storia delle Dinastie Meridionali (643-659), capitolo L’Imperatore Wu dei Song宋武 (363-442). Viene usata in particolare per riferirsi a una nazione indipendente e solida, che non ha mai subito l’invasione di un paese straniero.


[2] Manyoikkei万世一系, espressione contenuta nel Primo Articolo della Costituzione Meiji del 1889, “大日本帝国は万世一系皇之を統治すIl tennō dal lignaggio ininterrotto da innumerevoli anni regna sull’Impero del Giappone”

[3] 1904-1905

[4] Espressione tratta dal capitolo “Pellicole Cinematografiche” (denei電影) del romanzo I cento volti della società 社会百面相 di Uchida Roan.

[5] 開国 innescato dalla missione Perry del 1853 e formalizzato nel 1854.

[6] Il sole nascente è metafora riferita al tennō, di cui il popolo percepisce il riflesso, o l’ombra.

[7] L’emissione di titoli di Stato era un sistema per finanziare lo sforzo bellico.

[8] La prima e più importante virtù secondo il Confucianesimo.

[9] Una citazione dallo Shiji (Memorie di uno Storico) di Sima Qian, la più imponente Storia della Cina redatta durante la Cina classica, ulteriore conferma dell’erudizione del Maestro Kanō.

[10] 領土, letteralmente “le terre possedute”, cioè non facenti direttamente parte dell’Arcipelago Giapponese.

[11] 自学 studiare da sé, senza limitarsi cioè alle sole nozioni apprese a scuola.

[12]旭日昇天Da Wagahai ha neko de aru, di Natsume Sōseki (1905-1906) 明治の代に生れて来たのは誰だら


愛國


日本海の海戦に当たって東郷大将が旗艦の檣頭高く掲げて士気を鼓舞したところの信号は、「皇國の興廃此の一挙にあり各員一層奮励努力せよ」というのであった。ネルソンがトラフアラガルの海戦に於いて掲げた信号は英國は各員其の職分を尽くさんことを期すというのであった。ネルソンのは主として職分の観念に訴へたもの東郷大将のは直ぐに我が勝率の愛國心に訴へたものである。両者語異にして、其の目的は畢竟一に帰するのではあるが、又各両國民の特性を発揮して居るやうに思はれる。「皇國」といへば、わが國民には到低他國民の想到し得ざる、一種無限の崇高なる感情は之に伴うふのである。皇國といふ語は単に抽象に國家といふのとは意義を異にして居る。遠い神代の昔から万世一系の皇統を仰いで君愛し臣慕ひ、君民相擁して、金甌無の三千年の歴史を伝へ来つた我が國家を意味するのである。世界特異の尊厳なる國体、世界の最古にして而も隆運日に新たなる國家、此等の観念は実に我が國民の愛國心を作つて居る根本の要素である。固より孰れの國民とても、苟も相集つて國家を成して居る以上は、愛國心を有しないものは無からうけれども、併し我が國体が世界に特異なるだけ、我が國民の愛國心も亦世界特異の地位を有して居るのである。露國一緒者が、明治三十七八年戦役の日露の勝負の原因を論じて露國は軍備に於いて必ずしも日本に劣るとは思はない。露國が敗れたのは、露國民愛國心が日本國民の愛國心に打ち勝たれたのであると曰つたといふことである。此の論評は実にその要領を得たものであつて、我が國民が東亜に於ける我が國民の使命を自覚し、挙國一致、上下和衷、生命を捧げ財産を捧げ、奮然として起こつたことが実に我が勝利の最大原因をなして居るに疑ないのである。或る識者は、我が國数十年来の急足の進歩は世界に類例のないことであるといつた。成程其の外を観て其の内を知らなければ、古今東西の歴史に於いて慥に奇異の実践に見える。併し其の根底に世界無比の優秀なる愛國心が働いて居ることを知るときは、敢へて奇異とするには足らないのである。開國当時、十九世紀の文明に対して、我が國は遙に後進であつた。けれども我が國民の愛國心は徒らに他の後塵を拝して甘んじて居るものではなかつた。國民は狂的努力を敢へてして、我が皇國を世界一流の地位に致さうとした。これ明治の昭代が旭日昇天[12]の勢を以て開けた最大原因であつて、今尚新進の鋭気を以て世界に発展しつつある所以である。人民の愛國心は即ち國家の生命であつて我が國運の隆替は一に國民の愛國心の消長に伴うのである。吾人は益深く厚く此の精神を養う事に意を用ゐればならぬ。世態の複雑な今日は、各種の思想が行はれて居って、時には國民生活を非認したり、時には我が國体に累を及すやうな詭激な言論を敢へてして、青年を誤るものもあるのであるが、此等の思想は誤つて居る。國家を廃して人類は決して栄昌発展し得るものではない。吾人民族と皇國とは、全く其の運命を同一にして居るのである。吾人終生の一大要義は皇國を愛するにありと謂はねばならぬ。愛國の最大要素は益國家を隆昌発展せしむることである。世界各國の進運には一歩も終れないやうに、学芸に教育に政治に実業に、決して他の背後に落ちぬやうにせねばならぬ。國民は世界を舞臺として堂々と活動し、決して他の非道な厭迫や、不正な妨害を被つてはならぬ。豊栄登る朝日の影を我が國民の理想として、精神界にも物質界にも、雄大にして光明ある発展を遂げねばならぬ。今や世界の形勢は如何に運行しつゝあるであらうか。平和には相違ないが、其の平和は多く武装した平和である。國際の均衝が一たび破れたならば、國と國とは相屠るに至るのである。平和の時といへども、各種の方面に競争は常に行はれて居る。國権を張り國利に就いての経営は、絶えずされて居る。政治も実業も芸術も、苟も國を為すに必要なる事項は、皆直接間接に國際間の優劣は益衰へるのが、競争の原則となつて居るのである。我が國民たるものは、相警め相競つて奮励する所がなければならぬ。そこで吾人の愛國の道は自ら二に分つて論ずる事が出来る。即ち平時に於ける愛國と、非常異変の際に於ける愛國とである。平時に於け愛國は、國民の精神を以て各自の業務に精励することである。世に、各自の業務に精励することが直に平時の愛國であると説くものがあるけれども、単にそれのみでは足りない。此に「愛國の精神を以て」といふ個條が加らなければならぬ。例へば実業家が富を作る為に勤勉することは、私益を目的としても出来ることである。家に鉅万の富を擁して居るからといって、愛國者と称することは出来ない。貿易に不正な手段を廻らして同胞の信用を害したり、卑劣な方法を以て脱税を計つたりなどするものは、仮令富豪たりとも、國を愛せぬどこではない、國を害するものである。公正な手段を以て富を成し、平時に於いて成る可く多く工費を負擔し、一朝事ある時には、進んで國債に応じ國費を獻じようといふ心がけのある者でこそ、始めて愛國者というべきである。國家の公務公職を帯て居る者が念々愛國を目的として其の本分を尽くすべきことは、固より言うまでもない事である。一職工が工場に於いて其の鉄槌を動すのも、其の業務とする所は皆國運の盛衰に関することを知つて、心に愛國を念じつつ之を勉めることが必要なのである。学生が学業を励むのも亦同様である、他日第二の國民として此の名誉ある祖國の隆運を賛翼すべきことを心に銘して、日夜勤勉せねばならぬ。かくの如くに観ずるときは、飲食を妄にせず運動を力めることも、個人の健康のみではなくして、國力に関するといふ高尚な意義を有して来るのである。一学課の理解を勉めるのも、一善事の実行を励むのも、皆國運に関係して来るのである。朋友を善導することは、國家の一部を善くすることとなるのである。朋友を誘惑することは、國家の一部を害することとなるのである。愛國を口にしながら、心身を怠り徳義を缺くやうな者は、其の実國家を傷つけることとなるのである。此のやうに愛國の意義を拡充して考察すると、其の関係する所は独り國民の業務のみに止まらず、其の一挙一動も皆軽忽に出来ぬことが知られるのである。例へば年々海外より輸入する砂糖・煙草・酒類其の他雜貨の為に、國富の流出することは巨額に上つて居る。若し國民が奢侈を抑へて多少節制の美徳を発揮したならば、これだけでも学校を新設することや、軍艦を造ることは容易なのである。学生の使用する一片の洋紙一本の鉛筆も、其の浪費を戒めたならば、父兄に対して孝悌たるのみならず、間接に國家を愛することとなるのである。即ち愛國とは、非常異変の場合や感情の興奮激昻した時に切歯扼腕して事に当てるが如き事ばかりをいふのではない。平常日々の云為動静の間にも、善良の所作の愛國ならざるはなく、醜悪の所作を國家を害せぬは無いのである。吾人は、國民が暫時も此の事を忘れないで、愛國を実践躬行して、真実國家を益せんことを希望するのである。かの徒らに國家の経論を大言壯語して、愛國者然と構へて居るものなどは、決して真の愛國ではない、寧ろ真の愛國者間の寄生虫ともいうべきで、忌むべきものである。あて一朝非常の変が起つた時には、忠勇義烈の精神を発揮し、國民全体を挙げて、和衷協同飽くまで奮励する所がなければならぬ。光栄ある我が皇國の領土は尺寸も失ってはならぬ。儼乎たる我が國権は亳厘も屈辱を蒙ることを許さない。國家が一目的を立てて活動し始めたならば、如何に頑強なる抵抗を蒙つても、恐れず屈せず、如何なる艱難を排しても堅忍不抜、必ずや目的の実徹を期すべきである。戦争に参加するのはその人が定つて居るけれども、國民皆兵は我が國軍制の大精神である。人々尚武の気象を発揮し、出征軍人の後抜を努め、以て國威を発揚せねばならぬ。此等の事は明治二十七八年戦役及び三十七八年戦後等に於いて、多くの美はしい範例が示されてあるのであるから、青年たるものは此等に恥ぢないやうに、平常無事の日から予め覚悟を極め、心身を修練して置かねばならぬ。尚、平時変時の愛國に於いて、一言注意を加へて置くべきことは、愛國の行動は必ず先づ其の方法に慎思熟考を加ふべきことである。仮令其の動機が愛國心から出たにしても、思慮なき行動の結果は却つて國家の害をなすやうなことがあるのである。自ら傲慢尊大に構へて外國人を侮辱することなどは決して愛國ではない。國民が自ら省みて素行を修めて品格を高くし、外國人より尊敬を受けるやうになつてこそ、それが真の愛國である。此の他一時の風聞に激昻し無謀の事をして國際上の紛議を招いたり、又軽挙妄動して國家の綱紀を紊乱し、結果に於いて乱臣賊子となるやうなことは、大に戒めねばならぬ。我が國民が苟も我が國体の美を自学して愛國心を養ひ、思慮を尽して平時変時に處する至当中正の方法を講じ、以て奮励努力したならば、我が國運の永遠に隆興して其の徳沢の世界に光被すべきは疑のないことである。








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