Esoterismo nel Kodokan Judo?
Esoterismo nel Kodokan Judo?
La domanda posta da un nostro lettore, al quale va la nostra affezionata
gratitudine, ci offre il destro per una approfondita riflessione sulla lettura
delle arti di combattimento in chiave esoterica.
Ci preme innanzitutto ricordare che, data la natura eminentemente aleatoria
dell’argomento, quello che offriamo nel presente articolo è un punto
di vista, non l’insindacabile affermazione della verità assoluta.
PREMESSA
Vi sono due modi per condurre una analisi. Essa può essere svolta
procedendo secondo la logica, formulando ipotesi per poi confermarle o
scartarle sulla base di fatti concreti e dati empirici verificabili, oppure si
può dare libero corso alla propria ispirazione, il che si risolve in
genere nella compilazione di ipotesi basate su una scelta selettiva di quei
dati che contribuiscono ad avvalorarle. Acqua Autunnale si riconosce nel modus
operandi di primo tipo, ragione per cui gli articoli che proponiamo si
basano su uno studio accurato delle fonti testuali, che richiede, fra l’altro,
una attenta valutazione del significato delle parole nel contesto
storico-culturale nel quale vengono usate.
Eccone dunque alcune che incontreremo nel corso dell’articolo. Le
definizioni sono tratte dall’Oxford English Dictionary (clicca sul lemma per
vedere la pagina originale) e tradotte in italiano.
- ALCHIMIA:
Il precursore medievale della chimica, concernente la trasformazione della
materia, in particolare i tentativi di convertire metalli base in oro o di
trovare un elisir universale. Un processo apparentemente magico di
trasformazione, creazione o combinazione. Dall'arabo al-kīmiyā',
da al ‘la’ + kīmiyā' (dal Greco khēmia, khēmeia ‘arte di trasformare i
metalli.
- CABBALA:
L'antica tradizione ebraica di interpretazione mistica della Bibbia,
all'inizio trasmessa oralmente e attraverso metodi esoterici (compresi
cifrari). Raggiunse il massimo dell'influenza durante il Medioevo e rimane
significativa nello Hasidismo.
- EISEGESI:
una interpretazione, soprattutto delle Scrittura, che esprime le idee, i
pregiudizi, o simili, dell'interprete, piuttosto che il significato del
testo.
- ERMENEUTICA:
la branca della conoscenza che ha a che fare con l'interpretazione, in
special modo della Bibbia o dei testi letterari.
- ERMETICO:
Relativo a una antica tradizione occulta comprendente alchimia, astrologia
e teosofia. Difficile
da capire in quanto inteso per un ristretto numero di persone con una
conoscenza specifica. Dal latino moderno hermeticus,
da Hermes, identifica con il dio egiziano Thoth, considerato come il fondatore
dell'alchimia e dell'astrologia.
- EPISTEMOLOGIA:
La teoria della conoscenza, specialmente per quanto riguarda i suoi
metodi, la sua validità e il suo scopo, e la distinzione fra una
giustificata credenza e un'opinione.
- ESEGESI:
spiegazione critica o interpretazione di un testo, specialmente biblico.
Dal greco exēgeisthai ‘interpretare’, da ex- ‘fuori da’ + hēgeisthai
‘guidare, condurre’
- ESOTERICO:
inteso per essere compreso solo da un ristretto numero di persone con una
conoscenza o un interesse specialistico. Dal greco esōterō,
comparativo di esō ‘interno’
- ESSOTERICO:
inteso per essere compreso dal grande pubblico. Dal greco exōterō
‘esterno’, comparativo di exō ‘fuori’.
- GEMATRIA:
un metodo cabalistico di interpretare le scritture ebraiche computando il
valore numerico delle parole, sulla base del valore delle lettere che le
costituiscono. Dall'aramaico gīmaṭrĕyā, a sua volta
dal Greco gēometria.
- METAFISICA:
la branca della filosofia che si occupa dei principi primi delle cose,
compresi concetti astratti come l'essere, il conoscere, identità, tempo e
spazio. Dal greco ta meta ta phusika, 'le cose che sono oltre
la fisica".
- MISTERO:
1 qualcosa di difficile o impossibile da spiegare 2 riti segreti
della religione pagana greca e romana, o una religione antica o tribale,
ai quali sono gli iniziati sono ammessi. Dal latino mysterium, a sua
volta dal greco mustērion; collegato a mistico.
- MISTICISMO:
1 credere che l'unione o l'assorbimento nella divinità o nell'assoluto, o
la comprensione di spirituale di una conoscenza inaccessibile
all'intelletto, possa essere ottenuta attraverso la contemplazione e
l'abbandono del sé. 2 Credenze spirituali vaghe o mal definite,
particolarmente associate con la credenza nell'occulto.
- MISTICO:
una persona che cerca attraverso la contemplazione e l'abbandono di sé di
ottenere l'unità con la Divinità o l'assoluto, e che crede nella
comprensione spirituale di verità.
- OCCULTO:
poteri, pratiche o fenomeni mistici, magici o sovrannaturali.
- ONTOLOGIA:
la branca della metafisica che si occupa della natura dell'essere.
Probabilmente non servirebbe andare oltre per capire immediatamente che
niente di tutto questo ha lontanamente a che vedere con il Kōdōkan
jūdō. Tuttavia il tema ci appassiona, perciò confidiamo nella vostra indulgenza
e ci permettiamo di sviluppare l'argomentazione per esteso.
SECONDA PREMESSA
Sarà bene ribadire, malgrado il fatto che nella nostra equipe siano
rappresentate molte fra le maggiori religioni del Pianeta, che Acqua Autunnale
è laica e non intende far torto o mancare di rispetto ad alcuno sindacandone la
fede. L'argomento trattato di seguito è l'eventuale presenza di elementi
esoterici nel Kōdōkan jūdō così come concepito dal Maestro Kanō.
COME TUTTO EBBE INIZIO
Il gentile lettore del quale si accennava in apertura ci chiede di
esprimere un parere sulla ricorrenza dei numeri 3, 5 e 15 nei randori no kata,
poiché parrebbe trattarsi di un fatto non casuale e anzi collegato alla cultura
esoterica.
Il primo passo per rispondere onorevolmente al quesito del nostro lettore è
riconoscerne la natura: egli è motivato da un desiderio di conoscenza, in greco
epistēmē, che lo porta a ricercare risposte a determinate domande. Si tratta
indubbiamente di un tratto comune a tutto il genere umano, uno dei fattori
determinanti della nostra evoluzione come specie e come individui.
Naturalmente, è sempre possibile rispondere a una domanda, a condizione che non
importi la qualità della risposta. Dal momento in cui si aspira a una
conoscenza qualitativamente sostanziosa entra in gioco l'epistemologia, la
teoria della conoscenza che stabilisce, fra l'altro, i canoni per la sua
validità. In altre parole, il "come si fa" a conoscere. Si può
ambire alla conoscenza tramite lo studio, tramite la contemplazione, tramite
l'esperienza pratica e in innumerevoli altri modi. La conoscenza, per sua
natura, presuppone un mezzo per raggiungerla e per trasmetterla. Il passaggio
seguente è di ordine selettivo, e cioè: chi deve avere accesso alla conoscenza?
Se la risposta è tutti, o molti, la conoscenza è essoterica. Se al contrario la
risposta è pochi, la conoscenza è esoterica. Ci permettiamo di esortare a una
riflessione adeguatamente attenta sul significato reale della parola
"esoterico", la cui percezione è inquinata da ogni sorta di storture,
sciocchezze e maneggi volti al sensazionalismo. Esoterico significa
"riservato e accessibile a pochi", questo è quanto. L'accesso alla
conoscenza esoterica è chiamato iniziazione, la quale è mediata da un
mistagogo, o "colui che conduce gli iniziati (dal greco mustēs
‘persona iniziata’ + agōgos ‘condurre’).
Svariati culti misterici del mondo classico, come i Misteri Eleusini e i
Misteri Orfici, ricadono in questa categoria di conoscenza. Era possibile
accedere ad essi unicamente previa iniziazione, la quale comprendeva, dato
importante, l'acquisizione di uno stato alterato di coscienza tramite la
musica, l'ingestione di sostanze allucinogene e simili. Qualcosa di simile
avveniva in Egitto, dove la religione era appannaggio di una casta colta ed
educata, depositaria dei segreti di una scrittura il cui nome, geroglifici (dal
greco : scrittura sacra) è rivelatorio. Questo iato produce, nella massa,
sentimenti di curiosità e al contempo timore per la conoscenza il cui accesso
le è negato, dal che l'alone di mistero che ammanta qualsiasi cosa venga
definita "esoterica". In termini contemporanei, la si può facilmente
leggere come una applicazione del Principio di Scarsità: ce n'è poco, dunque lo
voglio per me. È chiaro che la diffusione della conoscenza sortisce l'effetto
opposto: è per tutti, non è più esclusiva, "esoterica", dunque me ne disinteresso.
Non deve quindi stupire che la conoscenza esoterica sia associata a paesi
tradizionalisti, talvolta retti da regimi autoritari e avversi al processo
democratico, non perché essa sia inerentemente malvagia, perversa o satanica,
ma semplicemente perché, citando una frase famosa, "un popolo che non sa
leggere né scrivere è un popolo facile da ingannare". Di converso,
potremmo considerare la conoscenza essoterica come una cartina al tornasole
indicante la bontà di un insegnamento e, perché no? l'effettiva capacità e
preparazione di un maestro, o sedicente tale.
Riportando la discussione sul piano eminentemente religioso, ci pare
interessante sottoporre all'attenzione del lettore alcuni elementi di storia del
cristianesimo, inteso come fenomeno culturale e sociale. Come è noto, vi sono
al giorno d'oggi numerosissime denominazioni cristiane, riconosciutesi cioè nel
messaggio di Cristo. Una delle principali è costituita dalla Chiesa Cattolica,
la quale ha fatto della vocazione universalistica (dal greco katholikos
‘universale’, da kata ‘riguardo al’ + holos ‘tutto’) uno dei suoi tratti distintivi, e che possiamo
contrapporre, a titolo di esempio, alla setta gnostica ( dal greco gnosis,
conoscenza), oggi scomparsa e la cui dottrina possedeva caratteristiche
dichiaratamente esoteriche. È semplicemente impossibile enumerare i libri, i
film, le teorie complottistiche, i figuri che lucrano giocando sull'ignoranza e
sulla tensione verso la conoscenza di ciò che è nascosto e segreto, blaterando
di verità occultate, prove soppresse, cospirazioni di ogni sorta. L'intero
messaggio cristiano si riduce a un solo comandamento: "ama il prossimo tuo
come te stesso" (Marco, 12:31). Preghiamo i lettori di non storcere il
naso e di cercare di comprendere cosa intendiamo: a fronte di misteri, iniziazioni
e esoterismi vari, questa semplice frase contiene un insegnamento semplice,
immediatamente comprensibile, di difficilissima applicazione ma di eccezionale
potenza. Se l'intenzione è unicamente acquisire conoscenza esoterica fine a se
stessa, lo gnosticismo offre certamente spunti più appetitosi del semplice
Vangelo di Marco. Se invece l'intenzione è il miglioramento dell'essere umano
come individuo e il progresso della società come complesso di individui, è
evidente che Marco 12:31 è infinitamente più utile di qualsiasi disquisizione
di Eoni ed Arconti.
Discorso analogo, ma più complesso, vale per l'Ebraismo, nel quale
esistono, benché come posizioni minoritarie, la Cabala e la Gematria, cioè
sistemi interpretativi che assegnano un valore numerico alle lettere con cui
sono composte le parole e analizzano il significato segreto del testo sulla
base del computo numerico delle parole stesse. Ecco quindi che una frase dal
significato assolutamente evidente, come "non uccidere", potrebbe
voler significare qualcos'altro per gli "iniziati", ma di nuovo: nel
contesto sociale, moderno, del mondo in cui viviamo, seguire il comandamento
così com'è giova probabilmente di più all'essere umano come individuo e come
società che qualsiasi suo altro senso misterico e recondito.
Esiste inoltre nell'Ebraismo, e di riflesso nel Cristianesimo, la pratica di interpretare i numeri come simboli: ad esempio, l'1 come simbolo dell'unicità di Dio, 3 come simbolo della Trinità, 4 come simbolo degli Evangelisti Luca, Marco, Matteo e Giovanni, 10 come il simbolo dei Comandamenti mosaici, 7, il numero che simboleggia la Terra, come somma di 3 più 4, 3 per 4 = 12 come gli Apostoli e le Dodici Tribù di Israele, e 12 per 12 = 144, come gli Eletti. (non è tutta farina del nostro sacco, dobbiamo questo passaggio al Nome della Rosa del professor Eco).
Esiste inoltre nell'Ebraismo, e di riflesso nel Cristianesimo, la pratica di interpretare i numeri come simboli: ad esempio, l'1 come simbolo dell'unicità di Dio, 3 come simbolo della Trinità, 4 come simbolo degli Evangelisti Luca, Marco, Matteo e Giovanni, 10 come il simbolo dei Comandamenti mosaici, 7, il numero che simboleggia la Terra, come somma di 3 più 4, 3 per 4 = 12 come gli Apostoli e le Dodici Tribù di Israele, e 12 per 12 = 144, come gli Eletti. (non è tutta farina del nostro sacco, dobbiamo questo passaggio al Nome della Rosa del professor Eco).
Il Medioevo prima e il Rinascimento poi videro nascere e proliferare, con
persone del calibro di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, un
gran numero di correnti esoteriche, "ermetiche", dedite alla ricerca
alchemica, alla computazione cabalistica, e in generale alla ricerca di una
conoscenza superiore e segreta. Da qui ai Rosacroce, ai Templari, agli
Illuminati e sciocchezze simili il passo è breve. Siamo nel campo del fast-food
spirituale, il giardino privato di Dan Brown, dove tutto è banalizzato e ridotto
a un prodotto smerciabile a buon prezzo sul mercato.
Abbiamo deciso di partire dall'ebraismo e dal cristianesimo in ossequio ai
nostri amici italiani i quali, come sosteneva Benedetto Croce, non possono non
dirsi cristiani. Un ragionamento analogo è tuttavia possibile, anzi auspicabile,
per tradizioni religiose che hanno esercitato una influenza molto più notevole
del cristianesimo sulla cultura dell'Asia Orientale.
La storia dell'origine del buddhismo, il quale precede la nascita del
cristianesimo di ben 600 anni e che alcuni, benché il tema sia dibattuto,
vedono come iniziatori della filosofia greca per via della dedizione dei
filosofi presocratici alla ricerca dell'Origine delle cose (in greco: arké), è
tristemente misconosciuta. Il principe Shakyamuni, esattamente al pari di
Cristo, aveva come scopo la salvezza dell'intero genere umano, con la differenza che Cristo concepiva la salvezza come mediata dal dolore, in termini di "sacrificio" e in questo senso coerentemente con l'insegnamento ebraico, mentre Shakyamuni concepiva il dolore come ciò da cui salvare il genere umano. Anche nel caso del buddhismo esistono innumerevoli scuole e correnti,
raggruppate grossolanamente in Hīnayāna, o Piccolo Veicolo, in quanto
sostengono che la salvezza è riservata a pochi, e Mahāyāna, o Grande Veicolo,
poiché affermano che la salvezza è alla portata di tutti. Noi ci concentriamo
sulle forme principali del buddhismo giapponese, dove esistono scuole
eminentemente esoteriche, come il buddhismo mikkyō 密教 e
Shingon 真言, e scuole, come quella della Terra Pura 浄土真宗, arrivate a un
tale livello di semplificazione da poter affermare che una sola, sincera
recitazione della formula namu amida butsu 南無阿弥陀仏 è sufficiente a garantire la
salvezza.
Ora, il buddhismo non possiede una gematria, una cabala, e neppure una
mistica paragonabile a quella ebraica e cristiana, per la semplice ragione che
il buddhismo è rivolto esclusivamente all'essere umano e non si cura della
Divinità, dell'ontologia, cioè della natura dell'essere, né di alcuna altra
questione che ponga un freno all'ottenimento del Risveglio. La discriminante è
dunque: come ottenere il Risveglio. Per gli amidisti si tratta di ripetere il
nenbutsu (namu Amida butsu, lode al buddha Amida), per alcune denominazioni
esoteriche è essenziale la ripetizione dei sūtra, per lo Zen il sedere
compostamente (zazen). Torneremo sullo Zen tra poco.
Non bisogna dimenticare
il daoismo, forse l'unica forma, nella sua espressione religiosa, di esoterismo
cinese, in quanto votato, in maniera simile all'alchimia occidentale, alla
ricerca dell'immortalità. In realtà, nella sua forma filosofica, il Daoismo, e
il Dàodéjīng che ne è il testo principale, è di sconcertante immediatezza. Tutti
conoscono l'immagine dell'acqua che assume la forma del recipiente che la
contiene, ad indicare l'assoluta adattabilità della sua natura
Infine, il
Confucianesimo. Si tratta di una forma di pensiero laica il cui scopo
è formulare e diffondere principi per la armoniosa coesistenza degli esseri
umani nella famiglia e nella società. È dunque chiaro che, rivolgendosi alla
società, dunque a tutti, non può esservi in esso nulla di propriamente
esoterico.
NUMERI SACRI NELLA CULTURA RELIGIOSA GIAPPONESE
La cultura religiosa giapponese si può suddividere in tre macro-aree:
Shintō, Buddhismo e Confucianesimo.
- Shintō. Stanti alcune
innegabili influenze di origine Daoista, riconoscibili nella narrazione
cosmogonica del Kojiki 古事記,
l'unico numero veramente sacro dello Shintō e' l'8, che ha lo stesso
significato del "70 volte 7" evangelico, cioè un numero molto
ampio. Ecco ad esempio il Recinto dalle Otto Pareti costruito da Susanoo
no Mikoto per la propria sposa, le otto teste del mostro Yamatai no Orochi
e via dicendo.
- Buddhismo. Vi sono una serie di
numeri significativi nel buddhismo, in ragione di un gioco di assonanze.
Ad esempio, quattro (shi 四)
è omofono di shi 死,
morte. Ku 九,
nove, è omofono di ku 苦,
dolore. Inoltre, un numero importante è il tre , che rappresenta i Tre Tesori:
il Buddha, la Legge Buddhista (dharma) e il Sangha, la comunità dei
monaci.
- Confucianesimo: un numero
ricorrente è il cinque: ad esempio, le Cinque Virtù, le Cinque Relazioni
etc.
ESOTERISMO NEL KŌDŌKAN JŪDŌ?
Neanche l'ombra. Perché:
- Non ve ne è traccia. A chi
contesterà questo primo, cruciale punto, basterà ricordare che sappiamo
dell'esistenza dei Misteri Orfici senza che sia sopravvissuto un solo
frammento che li descriva o li contenga, e si tratta di un culto misterico
di oltre duemila anni fa. Se esistesse una cosa del genere in un'arte di
combattimento che ha poco meno di cento trent'anni, ne avremmo avuto
sentore.
- Il Maestro Kanō aveva ricevuto
una educazione confuciana ed era un convinto sostenitore dell'Utilitarismo
e del Darwinismo Sociale. Sembra fortemente contraddittorio che abbia
potuto immaginare un kata chiamato Educazione Fisica per il Popolo, dunque
per tutti, e nascondere in altri insegnamenti esoterici riservati a pochi,
specie quando si considera che la suddetta Educazione Fisica per il Popolo
contiene in una certa misura tutti i kata precedenti.
- Non ve ne è ragione. I principi
del Kōdōkan jūdō sono "mutuo benessere e prosperità",
"miglior uso dell'energia fisica e mentale". Dunque, la
conoscenza deve essere per forza condivisa, e se è condivisa non può
essere esoterica, in quanto già palese.
- A differenza di altre arti di
combattimento, come il kendō, nel quale è evidente l'influsso dello Zen,
una corrente di buddhismo dichiaratamente avversa all'esoterismo e al
misticismo in quanto fautrice di un messaggio di salvezza sintetizzabile
in shikan taza 只管打坐,
"semplicemente siediti", o dell'aikidō, il cui fondatore era
invece impelagato con una setta dalla fama sinistra, capeggiata da un
individuo che affermava di essere nientemeno che la divinità solare
femminile Amaterasu Ōmikami in un corpo maschile, e dichiarata
fuorilegge in Giappone, il Maestro Kanō mantenne il Kōdōkan jūdō
laico in ogni suo aspetto, perfino nel saluto.
- In Giappone non esiste una
tradizione numerologica paragonabile a quella ebraica, dunque la
moltiplicazione di 3 e 5 per ottenere 15 non ha alcun significato
recondito. Si potrebbe tentare di asserire che si tratta di moltiplicare
il numero dei Tre Tesori buddhisti con il numero delle Cinque Virtù
Confuciane, ma occorrerebbe poi dimostrare per quale ragione le tecniche
di braccia dovrebbero essere associate alla humanitas 仁, quelle di anca alla
giustizia 義,
quelle di gamba al rispetto 礼, quelle di sacrificio sulla
schiena alla conoscenza 知 e
quelle di sacrificio sul fianco alla fiducia 信. La conclusione di un
simile ragionamento sarebbe una caduta a precipizio e senza scampo nel ridicolo.
- Il Maestro Kanō non parla mai,
e sfidiamo volentieri, amichevolmente, i nostri lettori a dimostrare
l'opposto, di ki, yīn-yáng e simili. Mai. Il che non significa che cose del
genere non esistano, o che esistano come qualcosa di più idee astratte
impiegate per concettualizzare le leggi invisibili che sottendono all'esistenza del
mondo, in maniera simile al mondo creato in sette giorni nel libro della
Genesi. Siamo naturalmente pronti a rimangiarci tutto e a fare pubblica
ammenda se qualcuno dei nostri lettori dovesse presentare copia o immagine
di un testo di pugno del Maestro Kanō, in versione originale giapponese,
nel quale il Maestro parla di ki in termini esoterici.
- Nessuna corrente di buddhismo
esoterico ha prodotto una arte marziale degna di nota, mentre lo Zen, per
definizione non esoterico, non mistico e non iniziatico, sì.
- L'episteme del Kōdōkan jūdō,
così come di qualsiasi altra arte giapponese, è radicata nella pratica
concreta, personale, in primo luogo corporea e poi mentale e spirituale,
cioè esperienziale ed empirica, à la John Locke. Una
pratica che deve essere svolta in una condizione di assoluta lucidità, non
di stupore, alterazione o estasi, come nella mistica occidentale, dunque
accessibile a tutti e, pertanto, non esoterica.
- Nessuna arte marziale
giapponese, specialmente fra quelle di combattimento corpo a corpo, è
esoterica, cioè riservata a pochi, almeno a partire dal XVI secolo, quando
la penuria di soldati di mestiere portò alla nascita dei ryū 流 e alla
formulazione dei kata 形 come mezzo per addestrare le truppe in massa.
L'obiezione è prevedibile: i maestri tenevano i segreti per sé. La
risposta è: poco probabile. Durante il periodo del Paese in Guerra
(Sengoku jidai 戦国時代),
si trattava di vita o morte. Insistere sulla trasmissione di tecniche di
combattimento veramente efficaci a pochi iniziati parrebbe
controproducente rispetto al rischio di essere uccisi per mancanza di un
addestramento completo.
- I densho 伝書 non sono libri segreti.
Sono libri con i quali si trasmetteva il contenuto di un determinato ryū.
Ora, stante il Rasoio di Occam, secondo il quale, a parità di fattori, la
spiegazione più semplice è probabilmente quella giusta, si può benissimo
pensare che ogni singolo ryū in Giappone avesse i propri insegnamenti
esoterici e segreti, e in questo caso verrebbe da domandarsi se fossero
tutti diversi o se ve ne fossero di simili, nel qual caso la segretezza
sarebbe stata un fronzolo inutile, oppure si può immaginare che i maestri
di un dato ryū avessero un ragionevole interesse a mantenere le proprie
tecniche al sicuro per evitare che venissero analizzate, copiate o che ne
venissero sviluppate delle opportune contromosse.
CONCLUSIONI
Concludiamo con una veloce riflessione che si ricollega a quanto affermato
in apertura. In Acqua Autunnale vige una semplice prassi:
- partiamo dai testi
- li analizziamo
- li spieghiamo
- ne traiamo conclusioni di
carattere personale, motivando logicamente ogni passaggio.
Per quanto riguarda l'analisi e la spiegazione, la nostra esegesi, cioè
come spieghiamo il testo, deriva da una ermeneutica molto rigorosa: studiamo
accuratamente come è scritto il brano, quali caratteri vengono usati, la loro
etimologia e il loro significato. Tutto questo, per essere valido, deve essere
reso pubblico. Non possiamo permetterci di affermare "un testo dice
così", senza mettere a disposizione di tutti l'originale giapponese, con
tanto di trascrizione e di traduzione, in modo che chiunque possa leggerlo,
comprenderlo ed eventualmente contestarlo nel merito, se in possesso delle
conoscenze necessarie. Non possiamo arrogarci il diritto di escludere, ad
esempio, tutti coloro che non leggono il giapponese classico o i caratteri non
semplificati. Al contrario, se veramente ne siamo in grado, è nostro dovere
mettere a disposizione di ognuno tutti gli elementi in nostro possesso e
lasciar a ciascuno la responsabilità di riflettere e trarre conclusioni
appropriate, che possono naturalmente essere in accordo o in disaccordo con le
nostre. Questa è, secondo noi, l'esegesi che, appassionati o semplici curiosi,
vi meritate.
D'altro canto esiste, purtroppo, una parola simile chiamata eisegesi, dal
Greco 'guidare dentro', che descrive l'azione di chi interpreta un testo in
maniera confacente alla propria idea, in maniera soggettiva e arbitraria, cioè
di chi legge nel testo ciò che vuole leggervi.
Speriamo sinceramente che non ci si dimentichi della domanda teleologica
essenziale: a fronte della concreta e reale esistenza dei principi Jita kyōei 自他共栄 e
Seiryoku zen'yō 精力善用, è significativo, al fine della formazione dell'essere umano e
del suo contributo positivo come membro della società, voler cercare a tutti i
costi il mistero, il significato mistico ed esoterico, in ciò che è stato
concepito come pragmatico e concreto? E, in secondo luogo, è etico, dunque in
accordo con lo spirito del Kōdōkan jūdō, esporre allievi e curiosi a
idee la cui bontà non sono in grado di verificare e dalla cui potenziale pericolosità non sono in
grado di difendersi?
Fino alla prossima volta
Acqua Autunnale
gasshō _/\_
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