Esoterismo nel Kodokan Judo?

Esoterismo nel Kodokan Judo?

La domanda posta da un nostro lettore, al quale va la nostra affezionata gratitudine, ci offre il destro per una approfondita riflessione sulla lettura delle arti di combattimento in chiave esoterica.
Ci preme innanzitutto ricordare che, data la natura eminentemente aleatoria dell’argomento, quello che offriamo nel presente articolo è un punto di vista, non l’insindacabile affermazione della verità assoluta.


PREMESSA

Vi sono due modi per condurre una analisi. Essa può essere svolta procedendo secondo la logica, formulando ipotesi per poi confermarle o scartarle sulla base di fatti concreti e dati empirici verificabili, oppure si può dare libero corso alla propria ispirazione, il che si risolve in genere nella compilazione di ipotesi basate su una scelta selettiva di quei dati che contribuiscono ad avvalorarle. Acqua Autunnale si riconosce nel modus operandi di primo tipo, ragione per cui gli articoli che proponiamo si basano su uno studio accurato delle fonti testuali, che richiede, fra l’altro, una attenta valutazione del significato delle parole nel contesto storico-culturale nel quale vengono usate.

Eccone dunque alcune che incontreremo nel corso dell’articolo. Le definizioni sono tratte dall’Oxford English Dictionary (clicca sul lemma per vedere la pagina originale) e tradotte in italiano.

  1. ALCHIMIA: Il precursore medievale della chimica, concernente la trasformazione della materia, in particolare i tentativi di convertire metalli base in oro o di trovare un elisir universale. Un processo apparentemente magico di trasformazione, creazione o combinazione. Dall'arabo al-kīmiyā', da al ‘la’ + kīmiyā' (dal Greco khēmia, khēmeia ‘arte di trasformare i metalli.
  2. CABBALA: L'antica tradizione ebraica di interpretazione mistica della Bibbia, all'inizio trasmessa oralmente e attraverso metodi esoterici (compresi cifrari). Raggiunse il massimo dell'influenza durante il Medioevo e rimane significativa nello Hasidismo.
  3. EISEGESI: una interpretazione, soprattutto delle Scrittura, che esprime le idee, i pregiudizi, o simili, dell'interprete, piuttosto che il significato del testo. 
  4. ERMENEUTICA: la branca della conoscenza che ha a che fare con l'interpretazione, in special modo della Bibbia o dei testi letterari.
  5. ERMETICO: Relativo a una antica tradizione occulta comprendente alchimia, astrologia e teosofia. Difficile da capire in quanto inteso per un ristretto numero di persone con una conoscenza specifica. Dal latino moderno hermeticus, da Hermes, identifica con il dio egiziano Thoth, considerato come il fondatore dell'alchimia e dell'astrologia.
  6. EPISTEMOLOGIA: La teoria della conoscenza, specialmente per quanto riguarda i suoi metodi, la sua validità e il suo scopo, e la distinzione fra una giustificata credenza e un'opinione.
  7. ESEGESI: spiegazione critica o interpretazione di un testo, specialmente biblico. Dal greco exēgeisthai ‘interpretare’, da ex- ‘fuori da’ + hēgeisthai ‘guidare, condurre’
  8. ESOTERICO: inteso per essere compreso solo da un ristretto numero di persone con una conoscenza o un interesse specialistico. Dal greco esōterō, comparativo di esō ‘interno’
  9. ESSOTERICO: inteso per essere compreso dal grande pubblico. Dal greco exōterō ‘esterno’, comparativo di e ‘fuori’.
  10. GEMATRIA: un metodo cabalistico di interpretare le scritture ebraiche computando il valore numerico delle parole, sulla base del valore delle lettere che le costituiscono. Dall'aramaico gīmaṭrĕyā, a sua volta dal Greco gēometria.
  11. METAFISICA: la branca della filosofia che si occupa dei principi primi delle cose, compresi concetti astratti come l'essere, il conoscere, identità, tempo e spazio. Dal greco  ta meta ta phusika, 'le cose che sono oltre la fisica".
  12. MISTERO: 1 qualcosa di difficile o impossibile da spiegare 2 riti segreti della religione pagana greca e romana, o una religione antica o tribale, ai quali sono gli iniziati sono ammessi. Dal latino mysterium, a sua volta dal greco mustērion; collegato a mistico.
  13. MISTICISMO: 1 credere che l'unione o l'assorbimento nella divinità o nell'assoluto, o la comprensione di spirituale di una conoscenza inaccessibile all'intelletto, possa essere ottenuta attraverso la contemplazione e l'abbandono del sé. 2 Credenze spirituali vaghe o mal definite, particolarmente associate con la credenza nell'occulto.
  14. MISTICO: una persona che cerca attraverso la contemplazione e l'abbandono di sé di ottenere l'unità con la Divinità o l'assoluto, e che crede nella comprensione spirituale di verità.
  15. OCCULTO: poteri, pratiche o fenomeni mistici, magici o sovrannaturali.
  16. ONTOLOGIA: la branca della metafisica che si occupa della natura dell'essere.

Probabilmente non servirebbe andare oltre per capire immediatamente che niente di tutto questo ha lontanamente a che vedere con il Kōdōkan jūdō. Tuttavia il tema ci appassiona, perciò confidiamo nella vostra indulgenza e ci permettiamo di sviluppare l'argomentazione per esteso.


SECONDA PREMESSA

Sarà bene ribadire, malgrado il fatto che nella nostra equipe siano rappresentate molte fra le maggiori religioni del Pianeta, che Acqua Autunnale è laica e non intende far torto o mancare di rispetto ad alcuno sindacandone la fede. L'argomento trattato di seguito è l'eventuale presenza di elementi esoterici nel Kōdōkan jūdō così come concepito dal Maestro Kanō. 


COME TUTTO EBBE INIZIO

Il gentile lettore del quale si accennava in apertura ci chiede di esprimere un parere sulla ricorrenza dei numeri 3, 5 e 15 nei randori no kata, poiché parrebbe trattarsi di un fatto non casuale e anzi collegato alla cultura esoterica.
Il primo passo per rispondere onorevolmente al quesito del nostro lettore è riconoscerne la natura: egli è motivato da un desiderio di conoscenza, in greco epistēmē, che lo porta a ricercare risposte a determinate domande. Si tratta indubbiamente di un tratto comune a tutto il genere umano, uno dei fattori determinanti della nostra evoluzione come specie e come individui. Naturalmente, è sempre possibile rispondere a una domanda, a condizione che non importi la qualità della risposta. Dal momento in cui si aspira a una conoscenza qualitativamente sostanziosa entra in gioco l'epistemologia, la teoria della conoscenza che stabilisce, fra l'altro, i canoni per la sua validità. In altre parole, il "come si fa" a conoscere. Si può ambire alla conoscenza tramite lo studio, tramite la contemplazione, tramite l'esperienza pratica e in innumerevoli altri modi. La conoscenza, per sua natura, presuppone un mezzo per raggiungerla e per trasmetterla. Il passaggio seguente è di ordine selettivo, e cioè: chi deve avere accesso alla conoscenza? Se la risposta è tutti, o molti, la conoscenza è essoterica. Se al contrario la risposta è pochi, la conoscenza è esoterica. Ci permettiamo di esortare a una riflessione adeguatamente attenta sul significato reale della parola "esoterico", la cui percezione è inquinata da ogni sorta di storture, sciocchezze e maneggi volti al sensazionalismo. Esoterico significa "riservato e accessibile a pochi", questo è quanto. L'accesso alla conoscenza esoterica è chiamato iniziazione, la quale è mediata da un mistagogo, o "colui che conduce gli iniziati (dal greco mustēs ‘persona iniziata’ + agōgos ‘condurre’). 
Svariati culti misterici del mondo classico, come i Misteri Eleusini e i Misteri Orfici, ricadono in questa categoria di conoscenza. Era possibile accedere ad essi unicamente previa iniziazione, la quale comprendeva, dato importante, l'acquisizione di uno stato alterato di coscienza tramite la musica, l'ingestione di sostanze allucinogene e simili. Qualcosa di simile avveniva in Egitto, dove la religione era appannaggio di una casta colta ed educata, depositaria dei segreti di una scrittura il cui nome, geroglifici (dal greco : scrittura sacra) è rivelatorio. Questo iato produce, nella massa, sentimenti di curiosità e al contempo timore per la conoscenza il cui accesso le è negato, dal che l'alone di mistero che ammanta qualsiasi cosa venga definita "esoterica". In termini contemporanei, la si può facilmente leggere come una applicazione del Principio di Scarsità: ce n'è poco, dunque lo voglio per me. È chiaro che la diffusione della conoscenza sortisce l'effetto opposto: è per tutti, non è più esclusiva, "esoterica", dunque me ne disinteresso. Non deve quindi stupire che la conoscenza esoterica sia associata a paesi tradizionalisti, talvolta retti da regimi autoritari e avversi al processo democratico, non perché essa sia inerentemente malvagia, perversa o satanica, ma semplicemente perché, citando una frase famosa, "un popolo che non sa leggere né scrivere è un popolo facile da ingannare". Di converso, potremmo considerare la conoscenza essoterica come una cartina al tornasole indicante la bontà di un insegnamento e, perché no? l'effettiva capacità e preparazione di un maestro, o sedicente tale. 
Riportando la discussione sul piano eminentemente religioso, ci pare interessante sottoporre all'attenzione del lettore alcuni elementi di storia del cristianesimo, inteso come fenomeno culturale e sociale. Come è noto, vi sono al giorno d'oggi numerosissime denominazioni cristiane, riconosciutesi cioè nel messaggio di Cristo. Una delle principali è costituita dalla Chiesa Cattolica, la quale ha fatto della vocazione universalistica (dal greco katholikos ‘universale’, da kata ‘riguardo al’ + holos ‘tutto’) uno dei suoi tratti distintivi, e che possiamo contrapporre, a titolo di esempio, alla setta gnostica ( dal greco gnosis, conoscenza), oggi scomparsa e la cui dottrina possedeva caratteristiche dichiaratamente esoteriche. È semplicemente impossibile enumerare i libri, i film, le teorie complottistiche, i figuri che lucrano giocando sull'ignoranza e sulla tensione verso la conoscenza di ciò che è nascosto e segreto, blaterando di verità occultate, prove soppresse, cospirazioni di ogni sorta. L'intero messaggio cristiano si riduce a un solo comandamento: "ama il prossimo tuo come te stesso" (Marco, 12:31). Preghiamo i lettori di non storcere il naso e di cercare di comprendere cosa intendiamo: a fronte di misteri, iniziazioni e esoterismi vari, questa semplice frase contiene un insegnamento semplice, immediatamente comprensibile, di difficilissima applicazione ma di eccezionale potenza. Se l'intenzione è unicamente acquisire conoscenza esoterica fine a se stessa, lo gnosticismo offre certamente spunti più appetitosi del semplice Vangelo di Marco. Se invece l'intenzione è il miglioramento dell'essere umano come individuo e il progresso della società come complesso di individui, è evidente che Marco 12:31 è infinitamente più utile di qualsiasi disquisizione di Eoni ed Arconti.
Discorso analogo, ma più complesso, vale per l'Ebraismo, nel quale esistono, benché come posizioni minoritarie, la Cabala e la Gematria, cioè sistemi interpretativi che assegnano un valore numerico alle lettere con cui sono composte le parole e analizzano il significato segreto del testo sulla base del computo numerico delle parole stesse. Ecco quindi che una frase dal significato assolutamente evidente, come "non uccidere", potrebbe voler significare qualcos'altro per gli "iniziati", ma di nuovo: nel contesto sociale, moderno, del mondo in cui viviamo, seguire il comandamento così com'è giova probabilmente di più all'essere umano come individuo e come società che qualsiasi suo altro senso misterico e recondito.
Esiste inoltre nell'Ebraismo, e di riflesso nel Cristianesimo, la pratica di interpretare i numeri come simboli: ad esempio, l'1 come simbolo dell'unicità di Dio, 3 come simbolo della Trinità, 4 come simbolo degli Evangelisti Luca, Marco, Matteo e Giovanni, 10 come il simbolo dei Comandamenti mosaici, 7, il numero che simboleggia la Terra, come somma di 3 più 4, 3 per 4 = 12 come gli Apostoli e le Dodici Tribù di Israele, e 12 per 12 = 144, come gli Eletti. (non è tutta farina del nostro sacco, dobbiamo questo passaggio al Nome della Rosa del professor Eco).
Il Medioevo prima e il Rinascimento poi videro nascere e proliferare, con persone del calibro di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, un gran numero di correnti esoteriche, "ermetiche", dedite alla ricerca alchemica, alla computazione cabalistica, e in generale alla ricerca di una conoscenza superiore e segreta. Da qui ai Rosacroce, ai Templari, agli Illuminati e sciocchezze simili il passo è breve. Siamo nel campo del fast-food spirituale, il giardino privato di Dan Brown, dove tutto è banalizzato e ridotto a un prodotto smerciabile a buon prezzo sul mercato.

Abbiamo deciso di partire dall'ebraismo e dal cristianesimo in ossequio ai nostri amici italiani i quali, come sosteneva Benedetto Croce, non possono non dirsi cristiani. Un ragionamento analogo è tuttavia possibile, anzi auspicabile, per tradizioni religiose che hanno esercitato una influenza molto più notevole del cristianesimo sulla cultura dell'Asia Orientale.
La storia dell'origine del buddhismo, il quale precede la nascita del cristianesimo di ben 600 anni e che alcuni, benché il tema sia dibattuto, vedono come iniziatori della filosofia greca per via della dedizione dei filosofi presocratici alla ricerca dell'Origine delle cose (in greco: arké), è tristemente misconosciuta. Il principe Shakyamuni, esattamente al pari di Cristo, aveva come scopo la salvezza dell'intero genere umano, con la differenza che Cristo concepiva la salvezza come mediata dal dolore, in termini di "sacrificio" e in questo senso coerentemente con l'insegnamento ebraico, mentre Shakyamuni concepiva il dolore come ciò da cui salvare il genere umano. Anche nel caso del buddhismo esistono innumerevoli scuole e correnti, raggruppate grossolanamente in Hīnayāna, o Piccolo Veicolo, in quanto sostengono che la salvezza è riservata a pochi, e Mahāyāna, o Grande Veicolo, poiché affermano che la salvezza è alla portata di tutti. Noi ci concentriamo sulle forme principali del buddhismo giapponese, dove esistono scuole eminentemente esoteriche, come il buddhismo mikkyō 密教 e  Shingon 真言, e scuole, come quella della Terra Pura 浄土真宗, arrivate a un tale livello di semplificazione da poter affermare che una sola, sincera recitazione della formula namu amida butsu 南無阿弥陀仏 è sufficiente a garantire la salvezza.
Ora, il buddhismo non possiede una gematria, una cabala, e neppure una mistica paragonabile a quella ebraica e cristiana, per la semplice ragione che il buddhismo è rivolto esclusivamente all'essere umano e non si cura della Divinità, dell'ontologia, cioè della natura dell'essere, né di alcuna altra questione che ponga un freno all'ottenimento del Risveglio. La discriminante è dunque: come ottenere il Risveglio. Per gli amidisti si tratta di ripetere il nenbutsu (namu Amida butsu, lode al buddha Amida), per alcune denominazioni esoteriche è essenziale la ripetizione dei sūtra, per lo Zen il sedere compostamente (zazen). Torneremo sullo Zen tra poco.

Non bisogna dimenticare il daoismo, forse l'unica forma, nella sua espressione religiosa, di esoterismo cinese, in quanto votato, in maniera simile all'alchimia occidentale, alla ricerca dell'immortalità. In realtà, nella sua forma filosofica, il Daoismo, e il Dàodéjīng che ne è il testo principale, è di sconcertante immediatezza. Tutti conoscono l'immagine dell'acqua che assume la forma del recipiente che la contiene, ad indicare l'assoluta adattabilità della sua natura

Infine, il Confucianesimo. Si tratta di una forma di pensiero laica il cui scopo è formulare e diffondere principi per la armoniosa coesistenza degli esseri umani nella famiglia e nella società. È dunque chiaro che, rivolgendosi alla società, dunque a tutti, non può esservi in esso nulla di propriamente esoterico.


NUMERI SACRI NELLA CULTURA RELIGIOSA GIAPPONESE

La cultura religiosa giapponese si può suddividere in tre macro-aree: Shintō, Buddhismo e Confucianesimo. 

  • Shintō. Stanti alcune innegabili influenze di origine Daoista, riconoscibili nella narrazione cosmogonica del Kojiki 古事記, l'unico numero veramente sacro dello Shintō e' l'8, che ha lo stesso significato del "70 volte 7" evangelico, cioè un numero molto ampio. Ecco ad esempio il Recinto dalle Otto Pareti costruito da Susanoo no Mikoto per la propria sposa, le otto teste del mostro Yamatai no Orochi e via dicendo.
  • Buddhismo. Vi sono una serie di numeri significativi nel buddhismo, in ragione di un gioco di assonanze. Ad esempio, quattro (shi ) è omofono di shi , morte. Ku , nove, è omofono di ku , dolore. Inoltre, un numero importante è il tre , che rappresenta i Tre Tesori: il Buddha, la Legge Buddhista (dharma) e il Sangha, la comunità dei monaci.
  • Confucianesimo: un numero ricorrente è il cinque: ad esempio, le Cinque Virtù, le Cinque Relazioni etc.


ESOTERISMO NEL KŌDŌKAN JŪDŌ?

Neanche l'ombra. Perché:

  1. Non ve ne è traccia. A chi contesterà questo primo, cruciale punto, basterà ricordare che sappiamo dell'esistenza dei Misteri Orfici senza che sia sopravvissuto un solo frammento che li descriva o li contenga, e si tratta di un culto misterico di oltre duemila anni fa. Se esistesse una cosa del genere in un'arte di combattimento che ha poco meno di cento trent'anni, ne avremmo avuto sentore.
  2. Il Maestro Kanō aveva ricevuto una educazione confuciana ed era un convinto sostenitore dell'Utilitarismo e del Darwinismo Sociale. Sembra fortemente contraddittorio che abbia potuto immaginare un kata chiamato Educazione Fisica per il Popolo, dunque per tutti, e nascondere in altri insegnamenti esoterici riservati a pochi, specie quando si considera che la suddetta Educazione Fisica per il Popolo contiene in una certa misura tutti i kata precedenti. 
  3. Non ve ne è ragione. I principi del Kōdōkan jūdō sono "mutuo benessere e prosperità", "miglior uso dell'energia fisica e mentale". Dunque, la conoscenza deve essere per forza condivisa, e se è condivisa non può essere esoterica, in quanto già palese.
  4. A differenza di altre arti di combattimento, come il kendō, nel quale è evidente l'influsso dello Zen, una corrente di buddhismo dichiaratamente avversa all'esoterismo e al misticismo in quanto fautrice di un messaggio di salvezza sintetizzabile in shikan taza 只管打坐, "semplicemente siediti", o dell'aikidō, il cui fondatore era invece impelagato con una setta dalla fama sinistra, capeggiata da un individuo che affermava di essere nientemeno che la divinità solare femminile Amaterasu Ōmikami in un corpo maschile, e dichiarata fuorilegge in Giappone, il Maestro Kanō mantenne il Kōdōkan jūdō laico in ogni suo aspetto, perfino nel saluto. 
  5. In Giappone non esiste una tradizione numerologica paragonabile a quella ebraica, dunque la moltiplicazione di 3 e 5 per ottenere 15 non ha alcun significato recondito. Si potrebbe tentare di asserire che si tratta di moltiplicare il numero dei Tre Tesori buddhisti con il numero delle Cinque Virtù Confuciane, ma occorrerebbe poi dimostrare per quale ragione le tecniche di braccia dovrebbero essere associate alla humanitas , quelle di anca alla giustizia , quelle di gamba al rispetto , quelle di sacrificio sulla schiena alla conoscenza e quelle di sacrificio sul fianco alla fiducia . La conclusione di un simile ragionamento sarebbe una caduta a precipizio e senza scampo nel ridicolo.
  6. Il Maestro Kanō non parla mai, e sfidiamo volentieri, amichevolmente, i nostri lettori a dimostrare l'opposto, di ki, yīn-yáng e simili. Mai. Il che non significa che cose del genere non esistano, o che esistano come qualcosa di più idee astratte impiegate per concettualizzare le leggi invisibili che sottendono all'esistenza del mondo, in maniera simile al mondo creato in sette giorni nel libro della Genesi. Siamo naturalmente pronti a rimangiarci tutto e a fare pubblica ammenda se qualcuno dei nostri lettori dovesse presentare copia o immagine di un testo di pugno del Maestro Kanō, in versione originale giapponese, nel quale il Maestro parla di ki in termini esoterici. 
  7. Nessuna corrente di buddhismo esoterico ha prodotto una arte marziale degna di nota, mentre lo Zen, per definizione non esoterico, non mistico e non iniziatico, sì.
  8. L'episteme del Kōdōkan jūdō, così come di qualsiasi altra arte giapponese, è radicata nella pratica concreta, personale, in primo luogo corporea e poi mentale e spirituale, cioè esperienziale ed empirica, à la John Locke. Una pratica che deve essere svolta in una condizione di assoluta lucidità, non di stupore, alterazione o estasi, come nella mistica occidentale, dunque accessibile a tutti e, pertanto, non esoterica.
  9. Nessuna arte marziale giapponese, specialmente fra quelle di combattimento corpo a corpo, è esoterica, cioè riservata a pochi, almeno a partire dal XVI secolo, quando la penuria di soldati di mestiere portò alla nascita dei ryū 流 e alla formulazione dei kata 形 come mezzo per addestrare le truppe in massa. L'obiezione è prevedibile: i maestri tenevano i segreti per sé. La risposta è: poco probabile. Durante il periodo del Paese in Guerra (Sengoku jidai 戦国時代), si trattava di vita o morte. Insistere sulla trasmissione di tecniche di combattimento veramente efficaci a pochi iniziati parrebbe controproducente rispetto al rischio di essere uccisi per mancanza di un addestramento completo. 
  10. densho 伝書 non sono libri segreti. Sono libri con i quali si trasmetteva il contenuto di un determinato ryū. Ora, stante il Rasoio di Occam, secondo il quale, a parità di fattori, la spiegazione più semplice è probabilmente quella giusta, si può benissimo pensare che ogni singolo ryū in Giappone avesse i propri insegnamenti esoterici e segreti, e in questo caso verrebbe da domandarsi se fossero tutti diversi o se ve ne fossero di simili, nel qual caso la segretezza sarebbe stata un fronzolo inutile, oppure si può immaginare che i maestri di un dato ryū avessero un ragionevole interesse a mantenere le proprie tecniche al sicuro per evitare che venissero analizzate, copiate o che ne venissero sviluppate delle opportune contromosse. 

CONCLUSIONI

Concludiamo con una veloce riflessione che si ricollega a quanto affermato in apertura. In Acqua Autunnale vige una semplice prassi: 
  1. partiamo dai testi 
  2. li analizziamo 
  3. li spieghiamo
  4. ne traiamo conclusioni di carattere personale, motivando logicamente ogni passaggio.

Per quanto riguarda l'analisi e la spiegazione, la nostra esegesi, cioè come spieghiamo il testo, deriva da una ermeneutica molto rigorosa: studiamo accuratamente come è scritto il brano, quali caratteri vengono usati, la loro etimologia e il loro significato. Tutto questo, per essere valido, deve essere reso pubblico. Non possiamo permetterci di affermare "un testo dice così", senza mettere a disposizione di tutti l'originale giapponese, con tanto di trascrizione e di traduzione, in modo che chiunque possa leggerlo, comprenderlo ed eventualmente contestarlo nel merito, se in possesso delle conoscenze necessarie. Non possiamo arrogarci il diritto di escludere, ad esempio, tutti coloro che non leggono il giapponese classico o i caratteri non semplificati. Al contrario, se veramente ne siamo in grado, è nostro dovere mettere a disposizione di ognuno tutti gli elementi in nostro possesso e lasciar a ciascuno la responsabilità di riflettere e trarre conclusioni appropriate, che possono naturalmente essere in accordo o in disaccordo con le nostre. Questa è, secondo noi, l'esegesi che, appassionati o semplici curiosi, vi meritate.

D'altro canto esiste, purtroppo, una parola simile chiamata eisegesi, dal Greco 'guidare dentro', che descrive l'azione di chi interpreta un testo in maniera confacente alla propria idea, in maniera soggettiva e arbitraria, cioè di chi legge nel testo ciò che vuole leggervi. 

Speriamo sinceramente che non ci si dimentichi della domanda teleologica essenziale: a fronte della concreta e reale esistenza dei principi Jita kyōei 自他共栄 e Seiryoku zen'yō 精力善用, è significativo, al fine della formazione dell'essere umano e del suo contributo positivo come membro della società, voler cercare a tutti i costi il mistero, il significato mistico ed esoterico, in ciò che è stato concepito come pragmatico e concreto? E, in secondo luogo, è etico, dunque in accordo con lo spirito del Kōdōkan jūdō, esporre allievi e curiosi a idee la cui bontà non sono in grado di verificare e dalla cui potenziale pericolosità non sono in grado di difendersi?



Fino alla prossima volta
Acqua Autunnale
gasshō _/\_



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