Il kime no kata 極の形 non è il kata della Decisione

Ripasso veloce: perché il giapponese è così difficile?

Il giapponese è una lingua ricchissima di omofoni, per i quali l'unica caratteristica dirimente è la forma dei kanji con i quali sono scritti. I caratteri cinesi (kanji 漢字) giunsero in Giappone intorno al V -VI secolo d.C., venendo immediatamente adottati per supplire alla mancanza di un analogo sistema di scrittura autoctono. I problemi da superare erano due: primo, gli inventari fonetici del giapponese e delle lingue cinesi sono profondamente diversi, si prenda ad esempio l'assenza del suono / l / in giapponese e l'assenza del suono / r / in cinese, la presenza dell'accento musicale in cinese, con modifiche di significato in base al tono con cui si pronuncia la vocale, e la sua assenza in giapponese, l'assenza di morfologia verbale in cinese e la sua estesa presenza in giapponese. Questo comportò la necessità di adattare la pronuncia delle parole cinesi ai suoni disponibili nella lingua giapponese. Ad esempio, una parola come xiān dovette essere adattata in sen, una parola come dào venne adattata in dō, una parola come wǔshù in bujutsu. Uno stesso carattere cinese può essere letto in giapponese in almeno due modi:

  • kunyomi 訓読み, cioè la pronuncia della parola autoctona giapponese.
  • onyomi 音読み, cioè la pronuncia cinese adattata ai suoni del giapponese.

 

Per fare un esempio: il carattere , che più o meno tutti conoscono, può essere letto

 

  • michi (kunyomi), per dire "strada, via, cammino"
  • (onyomi), per indicare "Il metodo, la via”

Vi sono però altre parole con un numero molto maggiore di possibili letture. La regola generale per scegliere fra la lettura kun e la lettura on prevede che le parole scritte con un singolo carattere debbano essere lette con la lettura kun, mentre le parole scritte con due o più caratteri debbano essere lette con la lettura on. È per questo che 柔道 non è letto *yawara michi, ma jūdō.


Il secondo problema è che, dovendo adattare la pronuncia cinese, che dispone di più fonemi, alla pronuncia giapponese, che ne ha un numero molto inferiore, parole che sarebbero perfettamente distinguibili in cinese, xiān
e qián , vengono entrambe semplificate in giapponese come sen. Di conseguenza, in caso di ambiguità, l'unico modo per capire di quale sen si tratti è vedere il carattere con cui è scritto.

Ci si potrebbe chiedere perché i giapponesi e i cinesi abbiano mantenuto un sistema di scrittura di tale complessità, dove a ciascuna parola corrisponde un carattere. Parte della ragione è che i caratteri costituiscono un autentico tesoro culturale. La loro forma è frutto di un ragionamento volto a dare veste grafica a un concetto. Quindi, studiando la forma di un carattere è possibile ricostruire il ragionamento che sta alla base del suo significato e interpretarlo correttamente. 

 

Kitō ryū 起倒流 e Tenjinshin’yō ryū天神心楊流

È risaputo che le basi del Kōdōkan jūdō risiedono nel Kitō ryū jūjutsu e nel Tenjinshin’yō ryū jūjutsu. È cosa altrettanto nota che il Kitō ryū fosse specializzato nelle tecniche di proiezione e il Tenjinshin’yō ryū jūjutsu nelle tecniche di atemi, kansetsu e shime. Infine, si sa che il Koshiki no kata 古式の形, il kata delle forme antiche, contiene tecniche prese direttamente dal Kitō ryū. A questo punto bisogna chiedersi: perché solo le tecniche del Kitō ryū sono state selezione per essere tramandate, e quelle del Tenjinshin’yō ryū jūjutsu no? 

 

Un'occhiata al Tenjinshin'yō ryū kyōju gokui zukai 天神心楊流極意図解

Il manuale Tenjinshin'yō ryū kyōju gokui zukai èstato pubblicato a Tōkyō nel 1893, con una prefazione autografa del Maestro Kanō e comprende tutte le 124 tecniche del Tenjinshin'yō ryū jūjutsu. A colpo d'occhio, si nota subito che ogni macro sezione è ulteriormente suddivise in due sottosezioni: tecniche eseguite in ginocchio, idori 居捕, e tecniche di combattimento in piedi, tachiai 立合い.  La sezione finale, quella delle tecniche più complesse o "superiori" è chiamata gokui 極意. Gokui è una parola molto interessante, formata da due caratteri:

  • : è costituito a sua volta da , che rappresenta una figura umana fra una linea superiore e una inferiore, cioè un essere umano che si distende completamente dalla testa ai piedi, e da , albero. Il significato è qualcosa che si estende all'estremo o qualcosa oltre il quale non è possibile andare.
  • : è costituito da , che significa "tenere qualcosa in bocca", e , che indica il proprio cuore in senso spirituale e metafisico. Il significato è "meditare dentro di sé e tenere il pensiero nel proprio cuore, senza manifestarlo all'esterno". 

Gokui 極意 indica il nucleo, il punto essenziale delle cose, in particolar modo i segreti di una scienza o di un'arte, anche nel contesto marziale. Per andare in fondo alla questione occorre analizzare a fondo il carattere nelle sue letture kun e on.

si legge...

1.     Kimeru          raggiungere la vetta o la cima di qualcosa, ottenere la supremazia

2.     Kiwameru      portare qualcosa al vertice, al compimento

3.     Kyoku           "

4.     Goku             "



Da dove viene l'errore?

Nell'edizione Mondadori del libro Judo Kodokan, versione italiana a cura di Cesare Barioli del testo ufficiale del Kodokan pubblicato nel 1957, si legge che il significato di Kime no kata è "kata della decisione". Esiste in effetti una parola giapponese con questa pronuncia e questo significato, scritta 決め, ma non è questo il caso del Kime no kata. Basta andare sul sito ufficiale del Kōdōkan (vai alla pagina) per vedere che la grafia scelta dal Kōdōkan è 極の形, non 決の形. Questo di per sé sarebbe sufficiente a confutare l'idea del Kime no kata come "kata della decisione", ma si può andare oltre e scendere nel dettaglio.


Il Kime no kata tramanda il Tenjinshin'yō ryū

C'è più di una ragione per dubitare della correttezza della traduzione del Kime no kata come forme della decisione, e di converso vi sono diverse ragioni per ritenere che il Kime no kata tramandi l'eredità del Tenjinshin'yō ryū jūjutsu all'interno del Kōdōkan jūdō.

Vi sono otto kata ufficialmente riconosciuti dal Kōdōkan di Tōkyō: 
  • 投の形     Nage no kata 
  • 固の形     Katame no kata 
  • 極めの形     Kime no kata         
  • 五の形      Itsutsu no kata         
  • 柔の形      Jū no kata           
  • 古式の形     Koshiki no kata  
  • 精力善用国民体育 Seiryoku zen'yō kokumin taiiku 
  • 講道館護身術   Kōdōkan  goshin jutsu     

 

Non si vede perché solo il Kime no kata a esprimere l'idea di "decisione", ammesso che questa idea esista.  

  • La prima versione del Kime no kata (1887) viene cronologicamente dopo il Nage no kata (1884) e il Katame no kata (1885). Nage no kata e katame no kata vengono solitamente raccolti sotto la denominazione di randori no kata. Ha quindi senso vedere il Kime no kata come il "kata superiore", o "dell'insegnamento superiore", che è coerente con il significato del kanji , poiché si passa dal randori alla casistica del combattimento reale. In effetti, il Kime no kata è anche noto come Shinken shōbu no kata 真剣勝負の形. Per una discussione del concetto di shinken si rimanda all'articolo pubblicato in merito qualche tempo fa. (vai all'articolo).
  • Le tecniche del Kime no kata sono suddivise fra tecniche eseguite in ginocchio, chiamate idori 居取, e tecniche di combattimento in piedi, chiamate tachiai 立会. Non c'è nessun altro kata del Kōdōkan jūdō ad usare questi termini. Essi sono invece usati regolarmente nel manuale Tenjinshin’yō ryū jūjutsu kyōju gokui zukai per il quale, è bene ricordarlo, il Maestro Kanō aveva scritto una introduzione nella quale sosteneva la necessità che le tecniche di questa scuola venissero tramandate.
  • La parte finale del Tenjinshin’yō ryū jūjutsu kyōju gokui zukai contiene venti tecniche, dieci in idori e dieci in tachiai, che costituiscono le forme più altre del Tenjinshin’yō ryū jūjutsu. Il titolo del capitolo è Gokui 極意, che contiene il carattere , che si legge Kime. In questa sezione, come messo in luce da Tōdō Yoshiaki e Murata Naoki in un lavoro di ricerca (vai al link), compaiono delle tecniche che sono sostanzialmente identiche, per denominazione e per esecuzione, nel Kime no kata, e altre che sono sostanzialmente identiche per esecuzione, ma differenti per denominazione. Abbiamo pubblicato una traduzione dell'articolo completa, alla quale rimandiamo per i dettagli (vai alla traduzione).


Conclusioni

Il significato di Kime no kata é "kata superiore" o "degli insegnamenti superiori", come espresso dal carattere . Lo stesso carattere viene usato nel contesto delle arti di combattimento, e in particolare nel manuale Tenjinshin’yō ryū jūjutsu kyōju gokui zukai, per indicare le tecniche o gli insegnamenti superiori di una corrente. La cronologia dei kata, con il Kime no kata ufficializzato subito dopo i due randori no kata, depone a favore di questa ipotesi, la quale è confermata dai risultati della ricerca universitaria di Tōdō e Murata, che mette in luce il debito del Kime no kata nei confronti del Tenjinshin’yō ryū jūjutsu sia per quanto riguarda i nomi delle tecniche che per la loro esecuzione. 

L'origine della confusione risiede nell'omofonia di kime  e kime 決め, diffusasi anche per via del fatto che la si trova nell'edizione Mondadori del manuale Judo Kodokan, che rimane comunque un documento importantissimo e una pietra miliare della cultura judoistica in Italia. 

 

 

Acqua Autunnale

gasshō _/\_

 

 

Commenti

  1. Articolo interessantissimo e convincente, ma segnalo che i link interni all'articolo non funzionano.

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