Bunbu ryodo, la Duplice Via delle Lettere e delle Armi
Introduzione
Un
fatto poco noto, e altrettanto poco considerato, della mentalità giapponese e' la sua impermeabilità al principio di non contraddizione aristotelico,
secondo il quale una cosa ne esclude necessariamente un’altra. E’ tipico del
pensiero occidentale, influenzato dal metodo scientifico, procedere dal
generale al particolare, suddividendo la realtà in parti sempre piu’ piccole. La
cultura giapponese procede all’inverso, cercando tramite i dettagli di
giungere all’immagine generale e rifiutandosi categoricamente di operare esclusioni
arbitrarie a livello di logica.
Un
buon esempio dell’atteggiamento giapponese nei confronti della realtà e` il
modo in cui vengono concepite le discipline di combattimento: tecniche
sviluppate per il corpo a corpo la cui pratica e` finalizzata a quella che Sun Zi chiama, nel suo Arte della Guerra, la vittoria suprema: non dover combattere.
Bunbu ryōdō 文武両道
C’e`
una espressione giapponese che parla dell’unione
e della combinazione di due mondi apparentemente antitetici. È formata da quattro kanji:
文 bun,
lettere, segni, scrittura
武 bu,
militare, marziale
両 ryō,
l’uno e l’altro, entrambi
道 dō,
via, percorso, cammino, legge, regole, ordine, dharma.
Non
è in effetti un’idea così inaudita, se si considera il valore del termine “cortese”
in relazione ai cavalieri medievali, ai quali era richiesto, almeno in teoria,
non solo di eccellere nel combattimento armato ma di agire in accordo con i
principi e gli ideali della Cavalleria.
Di simili requisiti, ma più specifici, era oggetto anche il bushi 武士 giapponese. Vale la pena spendere qualche parola sul significato di questo termine.
Bushi 武士e samurai 侍sono sostanzialmente sinonimi, tuttavia il primo ha il vantaggio di combinare al concetto di "marziale e militare" ,武, l'idea di gentiluomo colto ed educato, 士.
Il bushi di differenzia dai coscritti, dai soldati di ventura e in generale da tutti coloro che imbracciano semplicemente le armi non tanto per la sua abilità in combattimento, ma per le sue virtù civili, prima fra tutte educazione ed istruzione.
Il bushi di differenzia dai coscritti, dai soldati di ventura e in generale da tutti coloro che imbracciano semplicemente le armi non tanto per la sua abilità in combattimento, ma per le sue virtù civili, prima fra tutte educazione ed istruzione.
In Cina e in Giappone, cultura e` invariabilmente sinonimo di scrittura. Data la natura del sistema di scrittura cinese, adottato poi in Giappone a partire dal V secolo d.C., l'unico modo per comprendere un testo e' avere imparato a memoria un sufficiente numero di kanji, il cui studio richiede anni di paziente e costante applicazione che sortiscono un notevole effetto sulla formazione del carattere dell'individuo.
Non e` difficile immaginare a livello astratto come lo stesso possa dirsi della arti di combattimento correttamente praticate, ma se l'identita` andasse oltre la dimensione puramente speculativa? In altre parole, se la cultura letteraria e quella marziale condividessero non solo scopi e ideali, ma anche aspetti fisici concreti?
Pennello e Spada
Ragionando per immagini, l'oggetto che in Giappone definisce la scrittura, e in senso lato la cultura, e` il pennello. Allo stesso modo, l'oggetto che definisce l'idea di "marziale" e` la spada, anche se non bisogna dimenticare dell'immensa popolarità e rispetto del quale godeva il tiro con l'arco nell'XII secolo, agli albori dell'era dei samurai.
Prendiamo in esame dunque alcuni aspetti della Via della Spada, kendō 剣道, e della Via della Scrittura, shodō 書道, a cominciare da quelli statici.
La seduta e` identica: gambe piegate alle ginocchia, schiena dritta, spalle abbassate.
La somiglianza piu` spiccata e interessante riguarda tuttavia l'impugnatura del pennello e della spada. Sia nel kendō che nello shodō, il polso e' piegato a formare un angolo e il gomito punta verso il basso, così da garantire al polso, agilità e libertà di movimento.
la differenza riguarda l'uso delle dita: mentre nel kendō sono le ultime tre a fare presa, nello shodō sono pollice e indice a esercitare piu' forza.
Volendo aggiungere un altro livello interpretativo, kendō e shodō non fanno differenza fra mancini e destrorsi: il pennello si usa con la destra, mentre la mano dominante del kendō è la sinistra. Chi si dedica al bunbu ryōdō esercita entrambe le mani, e di conseguenza entrambi gli emisferi del cervello, il che ha perfettamente senso nel contesto di una cultura che ha nell`equilibrio e nella trasformazione uno dei propri punti di forza.
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