Etichetta del keikojo 2 - Rei 礼, shisei 姿勢, shitsuke 躾



Il carattere

ci sono due modi per scrivere rei:

  • La forma semplificata :  礼
  • La forma antica          :   禮
Nella forma antica la struttura logica del carattere è espressa in modo chiaro: il concetto di rei viene reso come il prosperare di ciò che è sistemato ordinatamente su un altare.

In Cina dei Zhou (1046 - 256 a.C.), il rei era parte delle sei arti che ogni uomo nobile doveva imparare.

Questi sono, secondo lo Shūrei 周礼 (vai al link),

  1. 礼 rei       riti/cerimonie
  2. 楽 gaku   musica
  3. 射 sha     tiro con l'arco
  4. 御 gyo     equitazione
  5. 書 sho     calligrafia
  6. 数 sū       matematica
Una lista alternativa è offerta dallo storico cinese Sima Qian nel suo Shiki 史記 (vai al link)
  1. 礼  rei   riti/cerimonie
  2. 楽  gaku  musica
  3. 書  sho    calligrafia
  4. 詩  shi   poesia
  5. 易  eki   Yijing, (divinazione)
  6. 春秋 shunshū  Primavere e Autunni (storia)

Il rei vieni menzionato anche nello Shokyō 書経, o Libro dei Documenti (vai al link), come una delle Cinque Virtù confuciane:


  1. 仁 nin  compassione / humanitas
  2. 義 gi    dovere
  3. 礼 rei   rispetto
  4. 知 chi  conoscenza
  5. 信 shin   fiducia
Il confucianesimo penetrò in Giappone in due momenti precisi: durante le epoche Asuka e Nara (538 - 794 d.C.), agli albori della civiltà giapponese, e nuovamente durante l'epoca Tokugawa (1600 - 1853), il periodo di autarchia che prelude all'apertura del Giappone all'occidente con il Rinnovamento Meiji (1868). È facile quindi comprendere la portata e la durata della sua influenza sulla cultura giapponese, e perché il concetto di rei sia centrale anche per la pratica delle arti di combattimento.


Il gesto

In linea di principio la cultura giapponese prevede due forme di saluto, in piedi (ritsurei 立礼) e a terra (zarei 座礼). Con un interessante parallelo con l'etimologia della parola "umile", dal latino humus, terreno, il saluto è tanto più rispettoso e deferente quanto più si avvicina a terra. che si sono sviluppate in risposta a precise condizioni:

  1. In Giappone non esistevano tavoli ne' sedie, e la seduta si effettuava solitamente su cuscini detti zabuton 座布団 o direttamente sul tatami.
  2. In Giappone, l'abbigliamento delle persone di classe elevata prevedeva essenzialmente il kimono e la gonna pantalone hakama 袴 per gli uomini, il solo kimono per le donne.
La prassi giapponese richiede che il movimento sia a un tempo il più efficiente ed elegante possibile. Tenendo presente le caratteristiche fascianti del kimono, si capisce che
  1. l'inchino è la forma di saluto più semplice perché non richiede il movimento delle gambe
  2. il saluto a terra femminile prevede le ginocchia unite perché, se eseguito in kimono, il tessuto fascia le ginocchia rendendo difficoltoso aprirle. Lo hakama maschile permette invece una maggiore libertà, ecco perché il saluto a terra si esegue con le ginocchia leggermente aperte.
Nelle arti di combattimento rimaste più legate alla tradizione guerriera esiste una terza forma di saluto chiamata sonkyo. E' un saluto tipico del kendō e del sumō, eseguito aprendo le ginocchia, abbassando ampiamente i fianchi e tenendo la schiena dritta. Nel Giappone antico era una forma di rispetto dovuta alle persone nobili. Ogni keiko di kendō comincia e finisce necessariamente con lo scambio del sonkyo.

Shisei e shitsuke


L'idea alla base della pratica del saluto è quella più ampia di shisei 姿勢, o "postura", che si scrive, molto appropriatamente, con i kanji di 姿, "forma, aspetto", e 勢 "forte, vigoroso". 

A sua volta, essa fa parte della nozione di shitsuke 躾, che si può tradurre come educazione in senso lato. Il carattere, specifico della lingua giapponese, è dato dalla combinazione di 身, "corpo", e 美, "bello".  

L'idea dello shitsuke è insegnare le regole di rispetto e di comportamento facendole acquisire a livello posturale. Ovvero sia, un insegnamento etico viene impartito a livello anatomico: una persona che ha imparato a mantenere sempre la postura corretta e l'atteggiamento corretto è anche una persona ben educata a livello globale, fatto corroborato da come cinesi e giapponesi concettualizzano graficamente l'idea di "corpo": 体, cioè la radice (本) dell'essere umano (イ).

In sintesi abbiamo:

il saluto (rei 礼) che è espressione della corretta postura (shisei 姿勢) che conduce all'educazione (shitsuke 躾), la quale è a sua volta importante per la realizzazione dell'essere umano (keisei 形成)

I processi culturali tradizionali del Giappone si sviluppano sempre in modo induttivo, dal particolare al generale, e non in modo deduttivo, dal generale al particolare, come è invece tipico della mentalità scientifica europea.

L'espressione più compiuta dello shitsuke e' la "corretta posizione seduta", o seiza 正座, dove le gambe sono ripiegate sotto il corpo, la schiena diritta, le mani appoggiate sulle cosce e la testa sollevata. È da questa posizione che ci si alza in piedi o che si procede al saluto a terra. 

I comandi


Nel kendō si usa dire:

稽古は礼で始まり、礼で終わる
keiko wa rei de hajimari, rei de owaru
"il keiko inizia con il saluto e finisce con il saluto"

In genere, la responsabilità di guidare il saluto ricade sull'allievo più anziano, quello che dal punto di vista di kamiza si siede più a sinistra

Nel caso del kendō, dopo essersi messi in fila in seiza, la sequenza dei comandi è
  1. 姿勢を正しくして shisei wo tadashiku shite (correggere la posizione del corpo)
  2. 黙想                     mokusō                              (meditazione con le mani poste a cerchio)
  3. 辞め                     yame                                  (cessare)
  4. 先生方に礼         sensei gata ni rei                 (saluto verso i maestri)
  5. お互いに礼         otagai ni rei                         (saluto a vicenda)
 L'uso del mokusō deriva dalla profonda connessione del kendō con lo Zen. Infatti, il modo di tenere le mani, con il dorso della destra appoggiato nello sinistra e i pollici uniti a formare un cerchio, è precisamente il mūdra (giapponese insō 印相) chiamato zenjōin 禅定印e usato durante la meditazione Zen.

Nel jūdō è presente, ma meno comune, il comando di correggere la posizione del corpo
(姿勢を正しくして shisei wo tadashiku shite)
per poi passare in seiza e procedere al saluto verso i maestri (先生方に礼 sensei gata ni rei) e verso i compagni (お互いに礼 otagai ni rei)

Al momento di rialzarsi può essere usato il comando kiritsu 起立 , letteralmente alzarsi 起 in piedi 立.   

Come spiegato nell'articolo relativo alla pronuncia del giapponese (vai al link) vi sono alcune cautele da osservare, e cioè:


  • seiza: non è ne' "shezà" ne' "sesà" con la /s/ dolce di "fase". La /s/ è dura come in salto, la /z/ dolce in "azzurro". L'accento è sulla prima parte della parola: non seiZA, ma SEIza.
  • kiritsu: la /u/ finale in questo caso  quasi muta, perciò la pronuncia non è *kiritsú, ma piu' simile a kirits.
Acqua Autunnale 
Gasshō _/\_

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