Etichetta del keikojo 1 - Rei 礼 e joseki 上席

Il rei 礼

Vi sono due parole in giapponese per esprimere l'idea di saluto:

  1. 挨拶 aisatsu : le espressioni cortesi e formali che si scambiano quando si incontra o ci si separa da qualcuno.
  2. 礼        rei           : l'insieme delle azioni e delle norme etiche alle quali attenersi nella vita sociale al fine di mantenere ordine e relazioni sociali positive. Si tratta di un'idea centrale per il confucianesimo, tanto che la letteratura cinese gli dedica un intero volume dei propri classici (vai al link)
In questa seconda accezione il saluto e' parte essenziale dell'addestramento al combattimento. A differenza dell'aisatsu, il rei ha a che vedere non solo con cosa si fa, ma come lo si fa.

Il concetto di rei era essenziale nella società feudale retta dalla classe dei samurai, dai quali ci si aspettava piena aderenza ai suoi principi. La mancanza, o perdita del rei, 失礼 (shitsurei), e' il modo in cui il giapponese moderno esprime l'idea di "maleducazione". Una delle principali scuole che insegnano ogni aspetto del rei, Ogasawara ryū (vai al link), nasce come filiazione di un antico ryū di tiro con l'arco.

Si può affermare con sicurezza che ogni forma di ostentazione, sia essa nel vestire, nel parlare, nell'agire o in qualunque altro campo, sia nemica del rei come e' inteso dalla cultura giapponese. Fare mostra di se', attirare su di se' l'attenzione implica il medatsu目立つ, il "saltare agli occhi", che ogni giapponese educato ritiene sconveniente, preferendo lo hikaeru 控えるil ritrarsi nella posizione che gli spetta. Questa e' una delle ragioni per le quali nei ryū antichi non esisteva un sistema simile a quello delle cinture di colore, venuto in auge in tempi relativamente recenti.

Il rei ha luogo lungo parametri spaziali e temporali, poiché tempismo e posizione nello spazio sono direttamente collegati alla gerarchia, e la coscienza della gerarchia e' indispensabile per una appropriata dimostrazione del rei.


Rei e spazio


La cultura giapponese suddivide lo spazio secondo due assi: verticale e orizzontale, ovvero alto-basso, sinistra-destra. Ciascuno di essi e' rappresentato da una coppia di kanji.

La peculiarità della lingua giapponese fa sì che ogni kanji possieda almeno due letture: una che viene usata quando il kanji e' isolato, chiamata lettura kun  o kunyomi 訓読み, l'altra che viene usata quando il kanji si combina con un altro per formare una nuova parola, chiamata on o onyomi 音読み

Nel nostro caso, gli assi possono essere espressi come:
  • 上下 jōge (onyomi)     ue - shita (kunyomi 1)     kami - shimo (kunyomi 2)
  • 左右 sayū (onyomi)   hidari - migi (kunyomi)
La prassi prevede che, dato un ambiente chiuso, il posto d'onore sia

  • Quello più vicino all'elemento decorativo della stanza, come una calligrafia, una composizione di fiori etc.
  • Quello più distante dall'ingresso.

Questa posizione viene chiamata jōseki 上席 (pronunciato con la /s/ di "strada" e non con la /s/ dolce di "fase"), cioè la seduta 席 in alto上.

L'opposto e' vero per quella meno importante, quella piu' distante dall'ingresso, che viene chiamata  geseki 下席, cioe' seduta 席 in basso 下.

Una formulazione alternativa e' data dai termini kamiza 上座 e shimoza 下座, laddove i kanji 上 e 下 sono identici e cambia solo 座, che significa sedersi. Volendo essere minuziosi, si può aggiungere che l'unica differenza fra jōseki 上席 e kamiza 上座 e', dal punto di vista etimologico, che 席 prevedere un sedile mentre 座 riguarda la seduta tradizionale su cuscino.

Comunemente, il keikojō viene suddiviso spazialmente in kamiza e shimoza: il primo e' riservato ai maestri, il secondo agli allievi, immaginando che si trovino su due file parallele. Quindi, la distinzione kamiza - shimoza serve per distinguere spazialmente coloro che impartiscono l'insegnamento da coloro che lo ricevono. 
Occorre operare una seconda divisione gerarchica che riguarda il livello di esperienza: guardando da kamiza verso shimoza, i più esperti si posizionano a sinistra, i meno esperti a destra. Il capofila, chiamato sentō 先頭, e' di norma delegato alla conduzione delle formalità del saluto. 

L'idea della sinistra come punto privilegiato rispetto alla destra ha radici antiche: nell'organizzazione della Corte imperiale durante l'epoca Heian erano presenti, fra numerosi altri uffici, quello del Ministro della Sinistra, sadaijin,e il Ministro della Destra, udaijin (vai al link). Il ministero della Destra era gerarchicamente subordinato a quello della Sinistra, ed e' per questo che anche oggi ci si siede in un ordine gerarchico che va, dal punto di vista di kamiza, da sinistra a destra.

Può accadere che nel keikojō si trovi qualcosa verso il quale e' ritenuto inopportuno voltare le spalle, come la foto del fondatore di una certa disciplina o un altare dedicato ai kami 神, le entita' superiori venerate dallo Shintō e il cui nome e' omofono di kami 上, ma scritto in modo diverso.

In questo caso, la posizione occupata dall'immagine o dall'altare e' detta shinzen 神前, o kami no mae 神の前, cioè davanti al kami. Prendendo questo come punto di massima importanza e guardando nella direzione di minima importanza, a destra dello shinzen si colloca jōseki上席, alla sinistra di shinzen si colloca geseki 下席 e opposto rispetto a shinzen si colloca shimoza下座.

Il motivo per cui in molti kata di jūdō tori deve avere jōseki  alla propria sinistra e' che secondo la mentalità marziale giapponese uke deve essere il più esperto dei due, perché la sua maggiore padronanza della tecnica permette a tori di eseguire appieno senza risparmiarsi. Se uke e' il più esperto dei due, deve allora collocarsi in modo da stare, dal punto di vista di jōseki, a sinistra, cioè dalla parte di maggiore importanza.

Padroneggiare l'arte della collocazione spaziale e' un requisito indispensabile nella vita sociale giapponese, che trova in questo un grande alleato nella pratica delle arti di combattimento tradizionali, e malgrado siano coperti da una sorta di indulto generale per via della loro "diversità", gli stranieri che dimostrano di conoscerne almeno i rudimenti fanno sempre una buona impressione.





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